martedì 28 febbraio 2017

Piange il telefono

Pubblicato su "Il Lavoro Fascista", dicembre 2016

Chi mi conosce sa bene che non sono il classico elemento che “se la tira”, o che si lascia andare ad atteggiamenti da prima donna; anche la prima volta che entro in contatto con qualche Camerata che mi chiama “Dottore”, “presidente”, “segretario”, chiedo subito di abbandonare i formalismi e di passare direttamente al cameratesco e diretto “tu”… Tuttavia, l’abbondanza in questa cosiddetta “area” di elementi arroganti, incapaci, millantatori, ignoranti e privi della benché minima preparazione storico – politica, mi ha convinto, da alcuni mesi a questa parte, ad evitare di rispondere al telefono ai tanti pagliacci che si sentono unti dal “Signore”, pretendendo a gran voce di parlare solo con il Segretario Nazionale.

Eh già, perché quello che ultimamente pare diventato uno sport dell’area è il rompere i coglioni con messaggi del tipo: “Mi voglio tesserare, ma prima voglio parlare con il Segretario Nazionale”, quasi come se questo fosse un diritto, ed il sottoscritto una sorta di addetto del “telefono amico” o di qualche altra organizzazione similare!

A differenza di molti, che cambiano movimento più spesso di quanto non cambino le mutande, sono tesserato nel MFL dal settembre del 1991, e come tutti quelli tesserati nell’anno della fondazione, ho avuto l’onore di ricevere la tessera recante come data di adesione proprio quella della nascita del movimento, ovvero 25 luglio 1991; in questi quasi 26 anni ho parlato al telefono probabilmente con un migliaio di persone, la maggior parte delle quali non valevano neppure il costo dello scatto alla risposta… Si va dal vecchietto sardo che mi chiedeva di balzare sul primo aereo per andare a parlare con lui (ovviamente nello immaginario di certi cialtroni, tocca al Segretario Nazionale viaggiare per conoscere ogni idiota che si dice interessato al tesseramento!), alla legione di megalomani millantatori che si presentavano come capi di decine di Camerati pronti a scendere in campo, passando per qualche psicopatico che mi richiedeva il colloquio a quattr’occhi per prendere il potere insieme agli esponenti delle forze dell’ordine e dell’esercito!

Per non parlare dei tanti che periodicamente telefonavano per sapere cosa ne pensasse il movimento dei vari accadimenti politici di giornata,  di quelli che volevano informazioni circa i rapporti con altri movimenti della cosiddetta “area”, quelli che proponevano (senza mai essersi presi la briga di versare un solo euro) di ristrutturare il movimento, quelli che si spacciavano per Fascisti, salvo poi infamare i nazionalsocialisti e lodare i giudei come loro, quelli che chiamavano sia il sottoscritto (fingendo di lodarlo), sia tutti gli altri dirigenti (per criticare il sottoscritto!), per finire con quelli che illustravano la loro astutissima strategia, ovvero mettere da parte il Fascio e la parola Fascismo per non spaventare la gente ed arrivare così al potere!

Ora, già il fatto di pretendere colloqui insulsi la dice lunga sul Q. I. di queste persone, nonché sulla loro situazione clinica; secondo voi, esistono persone così mentalmente disturbate da telefonare ad una sede del PD o di Forza Italia, pretendendo, prima di aderire, un colloquio con Renzi o Berlusconi? Io credo di no, ma sono certo che se esistesse qualcuno così idiota da provarci, riceverebbe come risposta una sonora pernacchia!

Considerandomi ancora fin troppo educato, onde evitare la pernacchia, rispondo ai messaggi di certi elementi che tentano il contatto via sms o mail, con queste parole: “Prima ci si tessera, pagando la relativa quota, dopo si parla con il Segretario Nazionale, anche tutti i giorni”.

Pochissimi capiscono l’antifona, mentre i più si rendono ancora più ridicoli protestando; uno degli ultimi idioti è sbottato rispondendo: “Ma come faccio a tesserarmi se non mi spiega come funziona il movimento?”

Capito il cerebroleso? Abbiamo un sito abbastanza completo, dove illustriamo Statuto, programma politico, situazione legale e tanto altro, oltre a vari articoli scritti dai nostri dirigenti, ma per conoscere finalità politiche e programmi si deve telefonare al Segretario Nazionale, perché troppo idioti per uscire da Facebook e visitare un sito internet!

Purtroppo, come ho scritto molto spesso ma inutilmente, ormai l’umanità, che era già decadente da tempo, ha toccato il fondo grazie al lavaggio del cervello operato dai cosiddetti social… Tutti sono diventati incapaci di leggere qualsiasi cosa superi le 3 righe degli aforismi e/o delle barzellette che si vedono su FB… Ed anche fra quelli che si illudono di fare politica, non vediamo altro che stupide condivisioni di documenti o articoli, alcuni dei quali clamorosamente falsi, dato che l’idiota medio non è neppure in grado di fare una semplice verifica tramite Google.

Con questo mio comportamento, che riassumerei in un “prima le azioni concrete, poi le chiacchiere”, spererei di fare scuola ai miei Camerati dirigenti, i quali troppo spesso si fanno coinvolgere in discussioni, telefonate e proposte varie dai tanti coglioni dell’area, ma purtroppo anche qua non trovo molti seguaci… Anzi, molto spesso dei Camerati del MFL-PSN si prodigano nel dare il mio numero telefonico a qualsiasi idiota perdigiorno li contatti.

Quindi, rovo a ribadire il concetto in questa sede, sperando di essere compreso dai miei tesserati, nonché sperando che qualche idiota desideroso di un telefono amico legga prima queste mie parole: abbiamo un sito ufficiale ove è possibile trovare tutte le informazioni utili per conoscere il movimento, la sua storia e le sue azioni attuali; se dopo avere letto tutto qualche sedicente Camerata è pronto a tesserarsi, non deve fare altro che recarsi nell’apposita pagina del sito, ove potrà inserire i suoi dati, ma solo dopo avere effettuato il relativo versamento… Già, bisogna sottolinearlo, perché la legione di decerebrati semianalfabeti che si avvicinano al MFL-PSN, spesso non riesce neppure a capire che per tesserarsi nel nostro movimento (ma credo che valga per tutti, bocciofile comprese!), si deve versare la relativa quota associativa annuale… Non a caso, spesso e volentieri arrivano i dati di qualche sottoculturato che non invia alcun versamento, illudendosi di essere dei nostri, e magari di ricevere tessera, spilla e mensile, per il solo fatto di avere compilato un modulo online! Quanti coglioni…!

Carlo Gariglio

lunedì 27 febbraio 2017

Un sonoro e meritato ceffone!

*Pubblicato sul mensile "Il Lavoro Fascista", dicembre 2016

Esatto, mi riferivo nel titolo proprio a Matteo Renzi ed alla sua corte dei miracoli, usciti non solo sconfitti, ma demoliti dal recente risultato del referendum sulle cosiddette “riforme”.

Certo, come già ampiamente scritto sul numero scorso, in questa Italia di merda noi non possiamo vincere, e dobbiamo accontentarci di ridere davanti alle facce di quelli che perdono, dato che i pochi veri Fascisti e Nazionalsocialisti non hanno posto in questa Nazione (ma neppure in questa Europa)… Ovviamente, sottolineando la parola “veri” intendiamo evidenziare la differenza fra noi e certi scarafaggi della cosiddetta area, sempre pronti nell’esibirsi in ridicoli saluti romani davanti allo specchio di casa propria, ma altrettanto pronti nel prostituirsi davanti ad un centrodestra orgogliosamente antifascista e filo-giudaico, nella speranza di ottenere qualche sgabello (poltrona sarebbe eccessivo) su cui poggiare il deretano, illudendosi così di fare parte così della cerchia degli uomini politici che hanno il  “potere”.

Ma ancora più ovviamente, intendiamo differenziarci da certi finti Fascisti, dei quali abbiamo già parlato sempre sullo scorso numero del mensile, che per mostrarsi duri e feroci nei confronti del centrodestra, si sono ridotti a leccare le scarpe di Matteo Renzi e, indirettamente, di tutto il patetico teatrino che fa capo a questo ridicolo personaggio, il quale, sulla breccia da anni, non ha mai saputo comunicare agli italiani un qualsiasi suo pregio, al di fuori dell’avere circa 40 anni… E va bene il voler svecchiare la politica e rottamare molti vecchi personaggi, ma per farlo ci vorrebbero anche altre qualità oltre all’età!

Tornando al ceffone subito, il buon Renzi forse ha imparato che non si può sempre cambiare le regole del gioco a piacere, come amano fare i sinistri di tutto il mondo, bloccando le riforme con toni apocalittici quando le proposero gli altri (che pur avevano vinto le elezioni con largo margine), ma pretendendo di portarle a termine loro, con un Capo del Governo mai eletto da nessuno, ed una maggioranza parlamentare tanto traballante da essere sorretta dai transfughi del Nuovo Centro Destra di Alfano.

Ma forse ancora più soddisfacente della faccia di Renzi dopo l’esito del voto referendario, sono state le altre due facce che tanto si sono spese per convincere il popolo a votare SI… Facce che hanno  brillato per la loro arroganza e per la mancanza di rispetto nei confronti di chi annunciava di volere votare NO; e tanto per volere fare nomi, non possiamo non citare per prima la “ministra” Maria Elena Boschi, altrimenti detta “Miss conflitto d’interessi”. Di lei, oltre al look da passeggiatrice esibito molto spesso, ricordiamo le centinaia di apparizioni in TV, nelle quali esibiva un’aria saccente da maestrina che credeva di dare lezioni a bambini un po’ deficienti, lanciando frasi oltraggiose del tipo: “Chi vota NO vota come quelli di Casa Pound”.

Ora, cara maestrina scosciata e con tacchi a spillo, per quanto il sottoscritto disprezzi quelli di Casa Pound, ancora di più disprezza i sinistri del PD di tutte le correnti, ed in special modo quelli che usano le amicizie di chi governa per salvare la banca di famiglia ed il padre dalle decine di inchieste che hanno travolto quella stessa banca… Quindi, invece di offendere una larga parte del popolo italiano con certe battute da Bar, dovrebbe pensare ai risparmiatori truffati da paparino e famiglia!

Non vi annoierò riparlando di Banca Etruria e del ruolo della famiglia Boschi, ma vorrei comunque dare un mio contributo di ricerca al fine di fare meglio comprendere da dove nasce questa “onesta ed integerrima” famiglia della “nobile sinistra” italiana.

Boschi

Il nonno della Boschi, Licio Gelli, la Banca Etruria e la P2.

Recentemente, mi è capitato per caso di rimettere mani negli atti della Commissione Parlamentare di inchiesta sulla P2 e, mentre cercavo altro, mi è capitato di leggere (Doc. XXIII n 2-ter/13  Vol XIII pp. 234 e segg) il verbale stenografico della seduta del 22 novembre 1983 dedicata all’audizione del generale Siro Rossetti del SID e membro della Loggia P2 (in questo verbale indicato sempre come Rosseti, ma in altre parti della documentazione come Rossetti che ci sembra la versione più corretta).
Ad un certo punto della seduta si sviluppa un contraddittorio fra il Presidente, che, contesta a Rossetti una data di affiliazione risalente al giugno 1970 e lo stesso generale che, in un memoriale, sosteneva di aver conosciuto Gelli solo nel 1971 (la questione dei pochi mesi di distanza ha senso ove si tenga presente che il golpe Borghese avvenne nel dicembre 1970).
Il Presidente, Tina Anselmi, dice:
<<PRESIDENTE. Nello stesso memoriale, lei riferisce che conobbe Gelli agli inizi del 1971, presentatole da Francesco Boschi; da dati in possesso di questa Commissione, risulta che Gelli era certamente già attivo nella P2 alla data del 28 novembre 1966 e che lei vi era entrato alla data dell’8 giugno 1970>>.
ROSSETTI. << Adesso, se 1970 o 1971, mi può sfuggire; certo, io ho conosciuto Gelli soltanto quando sono entrato nella P2, dopo questo contatto, su invito di Salvini, al quale ere stato presentato da Francesco Boschi. Può darsi che sia stato nel 1970.>>
Dunque, Francesco Boschi che, salvo un improbabile omonimia, dovrebbe essere il nonno dell’attuale ministro, era persona molto introdotta ai massimi vertici della massoneria, al punto di frequentarne i due massimi esponenti: il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani ed il Maestro Venerabile della più importante loggia. Questo ovviamente non è in sé un reato, ma la circostanza diventa curiosa dove si consideri che, nel suo discorso autodifensivo davanti alla Camera, il ministro Maria Elena Boschi ha sostenuto di appartenere ad una famiglia di origini contadine di cui Ella sarebbe la prima ad aver conseguito una laurea.
Laurea a parte, incuriosisce questa insolita frequentazione, dato che non si sa di contadini introdotti in ambienti massonici così altolocati, ma forse il ministro intendeva parlare di possidenti terrieri, che, però, sono altra cosa. Il contatto peraltro, potrebbe spiegarsi anche in altro modo, ad esempio con una amicizia occasionale o un qualche vincolo parentale, se, poco dopo, nella stessa audizione non si leggesse un altro piccolo passo.
Rossetti aveva detto di essere rimasto ben impressionato, in un primo momento, del gruppo umano della P2, perché molto coeso nella sua aspirazione a migliorare l’Italia, al di là delle personali appartenenze partitiche ed ideologiche. Richiesto dall’on Bellocchio (Pci) di fare alcuni esempi, citava Francesco Boschi e l’onorevole Luigi Mariotti.
Dunque, Boschi sarebbe stato organico alla Loggia, anche se il suo nome non risulta nel suo piè di lista. E la cosa incuriosisce ancor di più, perché, come si sa, l’elenco completo degli affiliati non è stato mai ricostruito, dunque sarebbe uno dei nomi restati coperti. Ed anche questo è fonte di interrogativi che andrebbero chiariti. Non risulta, peraltro, che il signor Francesco Boschi abbia mai smentito il generale Rossetti.
C’è poi un altro punto di contatto fra Gelli, la P2 e la famiglia Boschi: la Banca dell’Etruria. Leggendo l’elenco della P2 troviamo due membri del consiglio di amministrazione dell’Etruria (Mario Lebole e Renato Pellizzer) ed il suo direttore generale Giovanni Cresti. Una curiosità: nell’asset della Banca fa bella figura di sé anche la collezione privata (oltre 10.000 pezzi fra monete, libri antichi, mobili di pregio, tele ecc.) lasciata in donazione da un importante antiquario aretino, Ivan Bruschi, anche lui iscritto alla P2. Non solo: è proprio presso la banca Etruria che la P2 aprirà il suo conto “primavera” sul quale affluivano le quote associative, per cui occorreva essere ben sicuri che non ci fossero fughe di notizie che avrebbero svelato i nomi degli iscritti.
E proprio presso questa banca Pierluigi Boschi, padre di Elena, avrà una brillante carriera che lo porterà sino alla vicepresidenza, così come è presso questa banca che lavorerà anche Francesco, suo figlio e fratello del ministro.
Certo, Arezzo è una città piccola dove tutti si conoscono, così come (eventuali) colpe di padri e di nonni non ricadono su figli e nipoti, però, non sarebbe il caso di capirci qualcosa di più, magari in un nuovo confronto parlamentare?
Aldo Giannuli

Capito da quale nobile schiatta discende la nostra splendida “ministra”?

Quello che resterebbe da capire è, in primis, per quale motivo i sinistri definiscono Berlusconi “pdiuista di Arcore”, mentre glissano sulla questione P2 quando i suoi membri (palesi o occulti) sono schierati dalla loro parte, e secondariamente come mai quella stessa sinistra consideri la Legge sul conflitto di interessi questione primaria quando governa Berlusconi, mentre non ne parla mai quando è al governo e potrebbe vararla senza grossi impedimenti…

Misteri italici!

Boschierbene 

Ma per concludere questo mio viaggio fra i personaggi più lerci e deleteri fra i lacchè di Renzi, non poteva mancare quel pietoso caso umano di nome Emanuele Fiano, anch’egli fra i maggiori protagonisti delle scorribande televisive a sostengo delle ragioni del SI… Già l’aspetto di questo personaggio è degno dei fumetti di Topolino; avete presente quando, per rappresentare un macellaio o un salumaio, costui veniva disegnato con il corpo da essere umano e la faccia da suino? Ebbene, abbiamo descritto alla perfezione il buon Fiano!

Costui non è un essere disgustoso perché ha sostenuto a spada tratta il SI, né perché è divenuto molto presto un leccapiedi di Renzi… Il disgusto che provoca nelle persone per bene provocato da ben altri atteggiamenti, tipici di coloro i quali sono nati ebrei e divenuti comunisti; leggiamo, intanto, alcune righe della sua biografia da Wikipedia:

“(…) Dal 2005 è segretario nazionale di Sinistra per Israele, associazione politica, che insieme a Piero Fassino e Furio Colombo, che la presiede, si propone di sviluppare la conoscenza delle posizioni della sinistra israeliana e contrastare i pregiudizi anti israeliani, che ritiene albergare anche in una parte consistente della sinistra italiana. In questo modo ha promosso iniziative che riguardano la convivenza interculturale ed il confronto, come iniziative per il dialogo tra israeliani e palestinesi (…)”.

Capito? Fiero sostenitore dello Stato pirata, genocida e terrorista denominato Israele e addirittura segretario nazionale di “Sinistra per Israele”.

Costui, sempre in prima linea nel difendere i suoi compagni di merende con il vizietto di sterminare donne e bambini, praticare l’apartheid contro i palestinesi, deviare il corso dei fiumi per fare morire di fame gli arabi ed ottenere una produzione agricola di prim’ordine, ha invece una mania: quella di chiedere a gran voce la galera per quanti vendono o acquistano gadget del Ventennio Fascista!

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Chiunque capirebbe che solo una persona seriamente disturbata di mente potrebbe arrivare a tanto, dato che vendere o acquistare un busto del Duce dovrebbe essere cosa “leggermente” meno grave dello sterminare palestinesi bombardando abitazioni civili e campi profughi… Ma non per lui!

“Proposta di legge alla Camera: “Illegali i gadget del Duce”
(…) Gadget, cimeli e saluti (romani) fascisti potrebbero presto finire fuori legge: è questo il senso di una proposta di legge depositata alla Camera dal deputato del Pd, Emanuele Fiano (…)
(…) Il PD sembra, dunque, confermare il suo “vizietto” di mettere a tacere e censurare la libertà di pensiero. Un vizietto questo tipico dei regimi illiberali, proprio quelli che Emanuele Fiano sembra intenzionato a combattere”.

Già, persino quelli del Giornale, che di solito non paiono molto svegli, riescono a capire che l’ebreo piddiota soffre di un vizietto diffuso fra la sua gente, cioè quello di volere mettere a tacere qualunque forma di libertà di pensiero, ad eccezione, naturalmente di quella espressa dalla sinistra più o meno estrema.

Questo individuo con la sua espressione suinesca, si è anche spesso reso ridicolo da solo, commentando da suo pari episodi del cosiddetto “olocausto” e facendo crescere i morti ad Auschwitz fino alla clamorosamente ridicola cifra di quasi 9 milioni!
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Riuscite a capirmi quando festeggio la sonora sconfitta di questi individui indegni del genere umano, sebbene non mi interessi assolutamente chi ha invece vinto al referendum?

Pur di fare danni a questi escrementi, ho persino rotto la mia astinenza da voto, recandomi al seggio di prima mattina insieme a mia moglie, per gettare sul grugno di “lorsignori” il nostro sonoro NO!

No alle nullità illuse di essere grandi statisti come Renzi, no ai giudei comunisti che credono di potere sbattere in galera chiunque non la pensi come loro, e no alle passeggiatrici che fingono di lavorare per gli italiani, mentre il realtà sfruttano gli incarichi di governo per salvare la banca di papà!

E’ vero, siamo stati in brutta compagnia, dato che per il NO hanno votato gli assassini e stupratori partigiani, così come gli infiltrati di Casa Pound… Ma se ogni volta dovessimo guardare la compagnia di quanti votano come noi, probabilmente ci dovremmo astenere a vita.

E dato che abbiamo iniziato questo scritto con la voglia di ridere, chiudiamolo con lo stesso spirito, guardando ad alcune reazioni del tipico italiano medio; abbiamo letto da più parti, infatti, che questo 60 a 40 del referendum sarebbe, in fondo, una vittoria per Renzi, poiché lui da solo avrebbe il 40% del consenso dell’elettorato, mentre gli altri tutti uniti avrebbero il 60%!

Ora, a parte il fatto che se fosse vera questa ridicola tesi, Renzi avrebbe non il 40% dell’elettorato, ma il 40% di quanti si sono recati a votare, cioè circa il 70% degli aventi diritto… Indi il consenso di Renzi nel Paese sarebbe al massimo del 28%.

Ma il ridicolo che emerge da questa tesi è confermato dalla banda di mentecatti che hanno sostenuto il referendum di Renzi, dato che, per poco che contino, anche i traditori del Nuovo Centro Destra, i Cosiddetti Verdiniani ed altri poveracci, si sono spesi quanto meglio potevano per sostenere le ragioni del SI.

Quindi Renzi ha preso ceffoni da quasi tutto il Paese, e persino da ampi gruppi di dissidenti del suo stesso partito. Un po’ poco per chi si è arrogato da anni il diritto di cambiare l’Italia senza il consenso degli italiani!

Carlo Gariglio

giovedì 23 febbraio 2017

Lettera aperta del MFL Bologna al Magnifico Rettore dell'Università di Bologna Ubertini

Caro Magnifico Rettore, apprendiamo con stupore – per quanto ormai l’esperienza accumulata in questi anni di conoscenza attiva dovrebbe suggerirci il contrario, ossia non la passiva rassegnazione ma la “normale” rabbia quotidiana – della situazione di cui parlammo a suo tempo con il professor Dionigi, Suo predecessore. La situazione, cioè, in cui versa la nostra Università in termini di libertà di espressione.  
Esistono, all’interno dell’‪#‎Unibo‬, sacche più o meno agguerrite di individui che fanno della violenza e dell’intimidazione il proprio modus vivendi e, di conseguenza, il proprio modo di intendere la lotta politica. Ci riferiamo a quel mare magnum di sigle – come il Collettivo Universitario Autonomo , Labo ,Hobo‬ (gli autori dei vari attacchi al professor Panebianco) – che monopolizza e indirizza a proprio vantaggio la comune vita degli studenti universitari ordinari.  
Non dobbiamo certo ricordarLe i cosiddetti “blocchi della didattica”, che si sono avuti proprio all’inizio del Suo mandato, e che hanno impedito agli studenti, quelli che davvero sono degni di definirsi tali, di usufruire di un servizio di cui hanno pieno diritto, quali iscritti all’Alma Mater. 
Forse però possiamo farLe presente che, durante l’epoca del Suo predecessore Dionigi, i nostri prodi autonomi arrivarono persino, durante un’occupazione abusiva notturna, a danneggiare una vetrata dei locali del 38 di via Zamboni. Danneggiamento a causa del quale la Scuola restò chiusa per l’intera mattinata. E, a proposito di occupazioni, Le rammentiamo che spesso e volentieri gli autonomi sfruttano i locali dei dipartimenti di via Zamboni per organizzare squallide festicciole di autofinanziamento o serie di serate apparentemente “impegnate”, che in realtà celano solo il desiderio di questi individui di propagandare le loro ignobili idee. Le quali del resto campeggiano già su tutti i muri della zona universitaria e tra le quali citiamo, a puro titolo di esempio: “Rivogliamo i marò, sì, nelle urne però…”, “Fascisti e polizia, una smitragliata e via”. “Zamboni 36, camerata dove sei? Zamboni 38, camerata fai fagotto”, “Coccia [il questore] appeso”, ecc. Immaginiamo non ci sia bisogno di continuare. 
Gli ultimi avvenimenti del 7 febbraio, con l'occupazione e lo sgombero della biblioteca al civico 36 di via Zamboni, con danni quantificati dalla stessa Unibo di 50 mila euro, parlano da soli. Per non dire della chiusura delle stessa struttura con i collettivi che continuano imbelli a fare manifestazioni non autorizzate dalla Questura, con le minacce in rete a quei studenti dissidenti con un modo di fare che non esitiamo a definire di carattere mafioso.  
Ebbene, caro Magnifico Rettore, questi signori, che turbano le normali attività accademiche, che minacciano stimati professori, danneggiano aule e suppellettili e imbrattano palazzi dal valore storico, questi signori sono Suoi studenti. Non si sa bene da quanti anni siano fuori corso, ma siamo comunque certi che alcuni possiedano il badge che li qualifica come studenti dell’Alma Mater. Ora, Signor Rettore, il dovere La richiama al suo ruolo di rappresentante dell’Università di Bologna e Le impone di prendere provvedimenti che non si fermino a una condanna verbale. Lei ha gli strumenti per intervenire più duramente (e in modo più giusto). Lei può espellere questa gentaglia e privarla del diritto di qualificarsi come studenti della nostra Università. Questa scelta, oltre a essere un atto di giustizia in sé, andrebbe a vantaggio della credibilità di questa istituzione accademica e della Sua persona. Diversamente, è evidente che gli studenti che non accettano questa situazione, che ormai perdura da troppi anni, decideranno di organizzarsi in altro modo, cercando di porre fine autonomamente agli atti teppistici dell’estrema sinistra. La misura è colma e non bastano più ammonizioni o lettere di richiamo. 
I collettivi di estrema sinistra vanno espulsi dall’Unibo e ci aspettiamo che Lei prenda la decisione più giusta per la comunità accademica. 

I nostri più distinti saluti 

La Segreteria Provinciale Movimento Fascismo e Libertà – Federazione di Bologna

martedì 21 febbraio 2017

Il vero scandalo è che esista l'UNAR



Facciamo subito chiarezza: il fatto che l’UNAR finanzi un circolo privato (con tanto di dark room per gli incontri al buio) in cui si pratichi la prostituzione omosessuale maschile è una cosa di per se scandalosa e che giustamente dovrebbe indignare gli italiani. Che il direttore dell’UNAR, Francesco Spano, sia anche uno dei soci di questa associazione, che prende all’incirca 55.000 euro all’anno per praticare allegramente la sodomia all’interno dei propri locali, fa parte di quelle maialate all’italiana alle quali siamo tristemente avvezzi. Che lo stesso Francesco Spano poi dichiari di essere stato iscritto a questa associazione a sua insaputa fa parte del triste teatrino della politica italiana.

Strano Paese, l’Italia. È pieno di benefattori facoltosi e soprattutto anonimi che elargiscono favori ai nostri politici e/o ai loro sgherri nel più totale anonimato. Aveva cominciato l’allora Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, con una casa con vista sul Colosseo che, ovviamente, era stata comprata coi suoi soldi e intestata a sua insaputa. Poi, schieramento politico opposto, dodici anni dopo arriva Virginia Raggi a raccontarci che le hanno intestato delle polizze economicamente molto remunerative delle quali lei, però, non sapeva nulla (ah, gli onesti). Oggi, a distanza di qualche settimana, il mitico Francesco Spano ci delizia raccontandoci che lui, del circolo omosessuale dedicato a Mario Mieli di cui faceva parte, non ne sapeva nulla.

Le cose più scandalose, però, in tutta questa vicenda, a mio modo di vedere, sono altre. Due, per l’esattezza.

La prima, che balza immediatamente agli occhi, è che sul territorio italiano si permetta l’intitolazione di un circolo culturale a Mario Mieli. Vale a dire ad un individuo dichiaratamente omosessuale che, nel suo “Elementi di critica omosessuale” (vera e propria Bibbia per ogni attivista omosessuale che si rispetti) sdogana pedofilia, sadismo e coprofagia. Un bel personaggino, insomma.

Il secondo elemento dello scandalo, ancora più grave, è che l’UNAR, molto semplicemente, esista. Come è possibile, infatti, che in Italia esista un organismo, non deciso da nessuno e i cui dirigenti non sono stati eletti da nessuno, che ha l’ultima parola su ciò che si può dire e non dire in questo Paese, fungendo da vero e proprio gendarme per il politicamente corretto? Chi non ricorda i richiami, anche molto forti, a politici colpevoli solo di essersi espressi contro l’immigrazione incontrollata, come accadde a suo tempo con l’onorevole Giorgia Meloni? Oppure i richiami a quelle forze politiche che a suo tempo – prima, cioè, che la Polizia e Magistratura scoprissero quanto quegli stessi partiti andavano denunciando da tempo – si lamentavano della situazione di illegalità e di violenza del campo rom Al Karama, vicino a Latina (poi chiuso forzatamente)? Per citare solo alcuni episodi che mi tornano alla mente.

Quasi come se deputati e parlamentari della Repubblica non abbiano il potere di parlare in nome e per conto degli elettori che li hanno eletti e debbano venire ripresi come studentelli che non hanno bene imparato la lezione (dell’UNAR, si intende); quasi come se Movimenti politici legalmente costituiti e legalmente operanti sul suolo nazionale non abbiano diritto ad esistere e ad esprimersi contrariamente all’indirizzo politicamente corretto che l’UNAR di Francesco Spano ha sempre cercato di esprimere e di difendere. 

Quindi, se permettete, non è tanto il fatto che dei froci palestrati si prostituiscano nelle ammucchiate del circolo Mario Mieli, non è tanto il fatto che lo facciano con i nostri soldi, quanto che lo facciano sostenuti da un organismo che – a dispetto delle regole democratiche – funge da vero e proprio gendarme del politicamente corretto, permettendosi pure di sanzionare politici e/o partiti non allineati alle sue direttive, senza alcun controllo e senza dover rispondere del suo operato a nessuno (come il servizio de Le Iene ha ampiamente dimostrato). Cominciate da questo, se volete fare un po' di pulizia.

lunedì 20 febbraio 2017

Alma Mater di Bologna: vincono i teppisti rossi



Se qualcuno nutrisse ancora dei dubbi sul potere intimidatorio e finanche mafioso che i centri sociali e gli antifascisti militanti esercitano su quel che rimane del tessuto culturale italiano, forse la vicenda dei CUA di Bologna potrebbe essere, se ancora ce ne fosse bisogno, l’ennesima dimostrazione di tale evidenza.

A Bologna, in Italia, nel nord Italia, per anni si è tollerata l’esistenza di una sorta di terra di nessuno dove la civiltà e la legge si sono ben guardate dall’entrare. Nella Biblioteca dell’Università di Lettere della Facoltà di Bologna, per anni, tutta l’immondizia umana più disgustosa e più immonda ha trovato rifugio: clandestini, spacciatori, immigrati, drogati, punkabbestia, hanno eletto il simbolo della civiltà – quale dovrebbe essere, appunto, una qualunque Biblioteca – come luogo prediletto per bucarsi, spacciare droga, consumare rapporti sessuali (in cui non sempre era necessario il chiaro consenso delle ragazze che avevano la sfortuna di incappare in simili teppisti), bivaccare. Ad imporre la sua presenza mafiosa, per anni – giova ricordarlo – sempre il CUA: il Collettivo Autonomo Universitario, formazione studentesca universitaria di estrema sinistra, formata dai più disgustosi e violenti antifascisti, quelli sempre in prima fila negli agguati contro i “neri” (rigorosamente in dieci contro uno, ovviamente!), sempre pronti a rovinare le manifestazioni di destra o non apertamente riconducibili all’area antagonista, sempre pronti allo scontro con le forze dell’ordine, con i Fascisti, e via dicendo.

Già qualche anno fa avevo avuto il sentore di questo clima di terrore. Ricordo che un camerata, dirigente del MFL, mi disse chiaramente del “cazziatone” che fecero ad uno dei nostri, colpevole di essere andato a volantinare nella zona del CUA (perché questi hanno le loro zone operative, né più né meno come quella mafia che tanto sostengono a suon di canne, pasticche e droga) senza una adeguata protezione. Il camerata mi raccontava di questo pazzo che aveva avuto il coraggio addirittura di rischiare la pelle, “Perché se ti prendono da solo ti riempiono di botte, e se riesci ad andare via in ambulanza sei già fortunato”. Mi colpì il modo di parlare del camerata: era una cosa assolutamente normale che andare a volantinare nelle zone del CUA fosse considerata un’azione da pazzi squilibrati, quasi un suicidio. La cosa era assolutamente normale, come è normale la presenza della mafia in diverse zone del sud. E spesso, in quanto ad organizzazione e modalità di attacco contro le forze politiche nemiche, non c’era nemmeno così tanta differenza.

Tale situazione, si diceva, è stata tollerata per anni. Ultimamente, però, le denunce di quanto accadeva all’interno della Biblioteca si sono fatte sempre più gravi: aggressioni sessuali alle ragazze che si attardavano a studiare, drogati che si bucavano “tranquillamente” tra i banchi, incontri tra omosessuali, e via dicendo.

Quando la Facoltà di Bologna si è decisa ad intervenire con l’installazione di appositi tornelli – “costringendo” gli studenti ad avere un badge per l’ingresso o a dichiarare i motivi del loro ingresso (cosa che accade in tutti i posti civili, non solo nelle biblioteche), il CUA, per tutta risposta, ha distrutto i tornelli, costringendo il Rettorato a chiamare la Polizia. Il resto è cronaca dell’ultimo periodo: una vera e propria guerriglia urbana che si è conclusa solo dopo diverse ore di lotta corpo a corpo tra gli estremisti di sinistra e le forze dell’ordine, con i locali completamente devastati e diverse persone (tra le quali studenti che si sono trovati tra le due opposte fazioni nel momento in cui queste venivano a contatto) costrette a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. Non solo, la lotta è continuata anche sui social network, con una vera e propria campagna intimidatoria condotta, sempre dalle pagine social del CUA, consapevole della propria impunità guadagnata in anni e anni di amministrazioni di sinistra, contro quelli studenti che hanno avuto il coraggio di lodare l’intervento armato delle forze dell’ordine per porre fine ad una situazione di degrado e di illegalità talmente diffusa da essere diventata la norma.

Eppure, nonostante questa massa di criminali e di teppisti abbia favorito all’interno di locali di proprietà di una nota università italiana ogni genere di atto illegale, nonostante abbia ingaggiato uno scontro militare contro le forze dell’ordine, nonostante anche dopo ciò abbia continuato la propria guerra di linciaggio mediatico contro quelli studenti che hanno lodato l’intervento di Polizia e carabinieri per riportare i locali dell’Ateneo ad una situazione di normalità, nonostante tutto ciò il Collettino Universitario Autonomo ha vinto.

Il rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini, ha deciso di non proseguire con l’installazione dei tornelli in Biblioteca. Tornelli che, lo ricordiamo, erano già stati precedentemente installati e subito divelti e rovinati dalla canaglia di sinistra.

Ora, gioverebbe fare sempre lo stesso giochino: come sarebbero andate le cose se si fosse trattato dell’opposta parte politica? Se, cioè, un collettivo universitario dichiaratamente di destra avesse eletto i locali di una Biblioteca universitaria a propria stabile dimora, favorendo la diffusione di ogni tipo di illegalità, distruggendo i locali del Rettorato, ingaggiando uno scontro violentissimo con la Polizia e minacciando, infine, gli studenti dalle pagine dei propri social network? Potete ben immaginarlo, ovviamente.

giovedì 16 febbraio 2017

Figli di puttana, come ogni anno



Ogni anno, passato il 10 febbraio – giorno in cui si ricordano, o si dovrebbero ricordare, le migliaia di italiani torturati e gettati nelle foibe dai partigiani comunisti – ci troviamo mestamente a constatare come tale giornata altro non sia, almeno per la parte politica vincente nella seconda guerra mondiale, un’occasione per rinfocolare il tipico odio anti-italiano che anima l’antifascismo militante e salottiero. 

Constatiamo, insomma, come i morti delle foibe, rimangono morti di serie B. Nelle trasmissioni radiofoniche, in TV, sui giornali, nei commenti su Facebook della disprezzante sinistra al caviale.

Abbiamo visto, anche quest’anno, di tutto. Cominciando dalle targhe di commemorazione delle vittime che sono state deturpate e imbrattate dalla canaglia antifascista (anche a Cagliari, in piazza Martiri delle Foibe, quest’anno la targa è stata vandalizzata senza che i media si siano premurati di darne almeno una minima comunicazione), passando per presunti storici negazionisti che vengono pomposamente invitati nientemeno che alla Camera dei Deputati per esporre le tesi revisioniste (“le foibe sono colpa dei fascisti”, “nelle foibe ci hanno messo i Fascisti e quindi fu cosa buona e giusta”, e via dicendo) e i principali rappresentanti delle istituzioni che non trovano nemmeno il tempo di incontrare i parenti delle vittime (il Presidente della Repubblica, Mattarella, ha avuto anche il tempo di partecipare all’incontro di rugby “Sei nazioni”, ma non di incontrare le associazioni degli esuli), passando per i commenti e gli articoli e i post che sono stati pubblicati da una sinistra radical chic aperta e democratica solo quando a venire propagandate e sostenute sono le loro idee, ma capace di un astio e di un livore finanche disumani quando si tratta di commemorare gli italiani.

Ultima, in ordine di tempo, Radio Deejay, nota radio nazionale conosciuta per la musica da decerebrati che propina ventiquattro ore su ventiquattro: stamattina i tre imbecilli della trasmissione “Chiamata Roma Triuno Triuno” parlavano del caso di una scuola media che ha provato a studiare il Ventennio Fascista rievocando un ballo di gala, con tanto di codice di abbigliamento. Parte il tam tam dei tre imbecilli che irridono l’iniziativa. Fino ai compiti per gli studenti declamati dal balcone della scuola e alle gite a piedi, in marcia militare, niente di particolare: è la solita stupidità "sinistra". Poi la battuta: quando il professore chiede qualcosa che non sai tu rispondi “E le foibe?”, nota battuta che una Caterina Guzzanti, che pur l’aveva inventata per fare il verso ai ragazzi di CasaPound, ha già abbandonato da anni. E giù di applausi.

“E le foibe?”, a solo qualche giorno dalla giornata del ricordo, diviene una battuta per far ridere, non suscita indignazione, né ribrezzo, bensì passa in cavalleria. 

Come tutto. Come troppo.

Per capire la gravità di un tale atteggiamento, direi di più, di un tale modo di sentire, basta semplicemente fare il solito, facilissimo giochino: chiudere gli occhi e immaginare cosa sarebbe accaduto se il fatto si fosse verificato a parti inverse. Se, cioè, un conduttore radiotelevisivo, a solo qualche giorno dalla Giornata del Ricordo del 27 gennaio, per dirne una, avesse fatto in radio una battuta “E l’olocausto??” per prendere in giro i militanti di sinistra. Probabilmente sarebbe stato cacciato in meno di dieci secondi dalla televisione, con l’emittente che si stracciava le vesti in scuse e lacrime, con Boldrini e Mattarella a fungere da vestali dei “poveri sopravvissuti”, con migliaia di utenti Facebook che avrebbero inondato di insulti e di critiche la pagina dell’emittente stessa. 

Per carità, la cosa sarebbe anche plausibile ed accettabile se il trattamento non fosse così disuguale, così ipocrita, così melenso. Mi spiego meglio. Si potrebbe anche accettare la scarsa sensibilità di un conduttore radiofonico nel ricordo dei martiri delle Foibe, o le lapidi divelte, o i presidi degli antifascisti pidocchiosi per non far parlare le associazioni degli esuli (come è accaduto in questi giorni in alcune città italiane), o l’insofferenza, quando non il vero e proprio odio, distribuita sui social network da una massa di stronzi che dileggiano i morti che non sono più direttamente riconducibili alla propria parte politica. Si potrebbe accettare tutto ciò se non ci fosse, viceversa, una tutela immane per i morti dell’altra parte, tutelati perfino da leggi liberticide, da orde di decerebrati pronti a stracciarsi le vesti se solo si osa toccare il culto olocaustico, da un intero apparato governativo e di sistema pronto anche a rendersi ridicolo nel partecipare ai funerali di un nigeriano mafioso, se si è appurato che questi è stato ucciso da un italiano che lo ha chiamato "negro".

Invece ci ritroviamo, oggi come ieri, al solito modello dei “due pesi e due misure”. Perché, statene certi, la Boldrini non si indignerà in diretta TV per questo oltraggio, allo stesso modo in cui non si è indignata per tutti quelli che sono stati fatti i giorni precedenti e che l’avrebbero invece vista in prima fila se si fosse trattato di presunti sopravvissuti dell’olocausto o di qualche migrante, questa nuova figura dalle caratteristiche quasi cristologiche. Grasso e Mattarella continueranno a trovare, ogni 10 gennaio, il tempo per andare al torneo delle “Sei nazioni”, ma non certo per partecipare alla commemorazione delle foibe. Altri conduttori radio seguiranno gli imbecilli de Le Iene e faranno qualche battuta di cattivo gusto: nessuno ne chiederà il licenziamento o riempirà le loro pagine Facebook di insulti, come sarebbe accaduto se si fossero permessi di dileggiare, viceversa, l’unico vero culto attualmente esistente ed imposto per legge in Europa, quello dell’olocausto.

È la cartina di tornasole della miseria umana, prima ancora che politica, di tutto un apparato dirigente che ha preteso di derubricare i morti in una categoria di serie A e una di serie B e che, incredibile ma vero, ci è perfettamente riuscito.