Certi atteggiamenti, ancor
più quando assunti consapevolmente da un gruppo politico, diventano più
significativi di mille parole di circostanza e di mille roboanti discorsi
davanti alle telecamere.
Ebbene: due giorni fa i
consiglieri comunali del Partito Democratico e di Sinistra Ecologia e Libertà
di Milano hanno platealmente scelto di abbandonare l’aula del consiglio
comunale, protestando dichiaratamente a causa della mozione della minoranza di
centrodestra che ha chiesto un minuto di silenzio per Ermes Mattielli.
Probabilmente la maggior
parte di voi ne avrà sentito parlare: Ermes è colui che, stanco dell’ennesima
scorribanda dei ladri sul proprio giardino, in cui custodiva ferri e rottami
che rivendeva per vivere, ha sacrosantemente deciso, un giorno, di sparare,
colpito dall’esasperazione e dalla paura. I due criminali rom sono stati
condannati a 4 mesi di carcere, che tra l’altro non hanno scontato, mentre
Ermes è stato sottoposto ad un processo ben più criminale e inquisitorio che
non coloro che si erano avventurati nel suo giardino per rubargli quel poco che
gli permetteva di campare e di tirare avanti. Un processo talmente surreale
che, in seguito alla sentenza di primo grado che costringe Ermes a risarcire
quegli stessi ladri con 150.000 euro – si, avete letto bene! – il cuore del
povero rigattiere non ha retto più, portandolo alla morte.
Ecco di cosa parliamo. Di un
povero Cristo, come potrebbe essere chiunque di noi, che spara per difendere la
propria vita e i propri averi, e viene condannato a risarcire due miserabili
criminali di etnia sinti da uno Stato doppiamente colpevole: la prima volta per
non aver saputo difendere Ermes, e la seconda volta per averlo condannato dopo
che questi aveva assolto alla funzione che lo stesso Stato non era riuscito ad
adempiere. Uno Stato incredibilmente di manica larga con criminali e
delinquenti di ogni risma, che oramai hanno, sia a livello politico che più
propriamente giudiziario, tutta una serie di tutele e di garanzie che il
danneggiato, o colui che dovrebbe realmente esserlo, nemmeno si sogna.
Perché diciamo a livello
politico? Perché ci basta sentire parlare o scrivere – anche e specialmente sui
social network come Facebook – quelli di sinistra per venire a conoscenza di
questo revisionismo strisciante, di questo perenne e costante tentativo di descrivere
chi si difende in casa sua da una banda di balordi come un teppista e un
assassino, magari di destra e Fascista, se ha un’arma.
L’abbiamo visto con Stagno,
il benzinaio che ha evitato una rapina e ha salvato la propria vita e quelle di
un gioielliere e una commessa: doveva sparare alle gambe, non si spara così ad
altezza d’uomo, avrebbe dovuto intimidirli e fatti scappare. L’abbiamo visto
con Sicignano, il pensionato che ha ucciso un malvivente che si era introdotto
nella sua casa, dove dormiva la moglie e la figlia con la nipotina: avrebbe
dovuto spaventarli e farli fuggire (Sicignano ha cercato di urlargli qualcosa,
e i rom – anche in questo caso si trattava di due zingari, guardacaso! – gli si
sono avventati addosso), perché ha sparato un secondo colpo di pistola, non
bastava il primo?, perché aveva un’arma in casa?, perché non ha chiamato la
Polizia?
Un revisionismo perenne,
una morbosità a cercare il pelo nell’uovo, a cercare nella vita di chi pratica
l’autodifesa della propria vita ogni traccia di un presunto passato nell’estrema
destra, o cose simili, una analisi dei fatti secondo per secondo alla costante
ricerca di ogni minima sbavatura nella versione raccontata agli inquirenti,
come nemmeno in un telefilm poliziesco, un costante stracciarsi le vesti e
cercare il “titolone scioccante” se qualche personalità pubblica si schiera in
difesa di chi si è, almeno fino a prova contraria, difeso. E poi quei
disgustosi “Perché ha sparato una seconda volta?”, “Bastava mirare una volta alle
gambe” e altre stronzate simili: come se, quando dei criminali entrano in casa
tua, puoi improvvisarti il Chuck Norris o lo Steven Seagal della situazione,
costantemente freddo, glaciale, con un ottimo autocontrollo e una decisa freddezza,
e non fossi invece un povero Cristo che in quel momento ha paura, molta paura.
Ce ne sono tanti, di
miserabili, in questa storia. I due rom che Ermes ha “seccato”, tanto per
cominciare, ma, clamorosamente, sono al gradino più basso. Fanno ancora più
schifo i magistrati che volevano costringere Ermes Mattielli a pagare 150.000
euro e che adesso daranno la sua casa alla famiglia dei due zingari, e tutte le
merde di sinistra che li difendono a spada tratta, sempre e comunque.
Non dobbiamo stupircene,
di queste luride merde umane. Sono le stesse che al G8 di Genova hanno avuto la
faccia tosta di applaudire il teppistello Giuliani, sono le stesse che, ancora
prima, applaudivano, sempre dai banchi del Comune di Milano, la morte di Sergio
Ramelli, il diciannovenne massacrato a colpi di chiave inglese dai appartenenti
ai collettivi di sinistra che in seguito hanno coperto con ogni mezzo gli
autori dell’omicidio facendogli anche fare importanti carriere (è il caso di
Antonio Belpiede, diventato primario all’ospedale di Canosa di Puglia). Sono gli
stessi che, dopo che un bambino di otto anni e un ragazzo di ventidue morirono
nell’incendio appiccato nella loro casa da dei criminali di sinistra,
insultavano i morti con “10, 100, 1000 Mattei”. Sono gli stessi di sempre: le
stesse merde umane che picchiavano i mutilati di guerra dopo il primo conflitto
mondiale, o che nel ‘36 stupravano le suore spagnole in nome dell’antifascismo.
Luridi e bavosi rottami
della società, ben più schifosi di quelli stessi rottami che Ermes custodiva
nella sua casa e che due subanimali volevano portargli via, attentando alla sua
vita.
E allora bruciatela,
quella maledetta casa. Bruciatela, e che a quei bastardi parassiti non vada
nemmeno un centesimo. Che rimangano solo le simboliche ceneri di quella
Giustizia e quel senso di Giustizia che ormai avete distrutto.