giovedì 15 marzo 2018

"Speriamo che sugli immigrati l'Italia non cambi". Ma anche no



In Italia Salvini e Di Maio, capi dei partiti usciti vincitori dalle ultime elezioni nazionali, cercano disperatamente di trovare la quadra del cerchio per non lasciare il Paese nelle sabbie mobili dell’ingovernabilità, ma l’Europa ha già dettato le linee guida per il nostro Paese, a prescindere da chi lo guiderà nell’immediato futuro.

Il commissario per l’immigrazione dell’UE, Dimitris Avramopoulos, intervenendo ieri ad una riunione dei tecnici di Bruxelles, dopo una lode d’ufficio al Ministro dell’Interno Marco Minniti, ha infatti dichiarato: “Non credo che la politica italiana sull'immigrazione possa cambiare. L'Italia è uno dei Paesi europei più importanti e la sua politica non credo che cambierà. Contiamo molto sul contributo italiano e sul suo sostegno alla nostra strategia comune sulla immigrazione”.

Ecco quanto i burocrati di Bruxelles hanno a cuore la sovranità nazionale dei singoli Stati: Avramopoulos dimentica, o meglio, finge di dimenticare, che se c’è una cosa che gli italiani hanno chiaramente espresso nelle urne, in un modo o nell’altro, è proprio la volontà di segnare una rottura netta con il passato, anche e soprattutto in termini di immigrazione. Ciò vale in special modo per il nostro Paese, lasciato completamente solo a gestire un’emergenza di proporzioni inaudite e che rischia di minare seriamente la pace sociale della Nostra Nazione. 

Per quanto ci riguarda, visto che siamo stati lasciati soli dall’Unione Europea, sarebbe il caso di agire da soli: bombardamenti mirati sui porti da cui partono le carrette del mare che travasano la spazzatura africana sulle nostre coste per mettere fuori uso le loro strutture logistiche; blocco totale dell’attività delle organizzazioni internazionali nel tratto di mare di giurisdizione italiana; blocco navale per impedire ai clandestini di sbarcare sul suolo patrio; espulsione immediata e forzata di tutti i clandestini presenti sul territorio nazionale, con conseguente interruzione immediata dei finanziamenti concessi alle organizzazioni che si occupano di migranti e impossibilità, in caso di respingimento della domanda di asilo, di presentare ricorso.

Si chiuderebbe così di colpo l’emorragia di danaro pubblico che viene speso per accogliere e sfamare gli invasori e si avrebbero 4/5 miliardi all’anno spendibili per gli italiani.

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