mercoledì 9 agosto 2017

Non lasciano in pace nemmeno i morti (di Marcinelle e non solo)



Non hanno più alcun controllo: l’isteria di vedere che il loro castello di menzogne si sgretola un pezzo alla volta (le collaborazioni sempre più acclarate tra ONG e scafisti, l’immagine del bravo immigrato volenteroso di integrarsi che sempre più italiani sperimentano sulla loro pelle essere fasulla), unita ad una clamorosa faccia di tolla, partorisce dei mostri. Ed ecco che Mattarella e la Boldrini, alfieri del politicamente corretto e del buonismo radical chic a buon mercato, partoriscono l’ennesimo mostro.

Nell’anniversario della tragedia di Marcinelle, la località belga in cui, 136 anni fa, persero la vita decine e decine di nostri connazionali che lavoravano in miniera, Mattarella proclama: “Un motivo di riflessione verso coloro che oggi cercano anche in Italia opportunità che noi trovammo in altri Paesi  e che sollecita attenzione e strategie coerenti da parte dell’Unione Europea”. La mummia dei discorsi scontati e banali al punto da diventare quasi imbarazzanti ha parlato, ma bene avrebbe fatto a rimanere chiusa nel suo sarcofago. A dargli manforte la terza carica dello Stato, che ha la brillante idea di paragonare gli immigrati di Marcinelle ai parassiti che quotidianamente sbarcano sulle nostre coste, grazie alla collaborazione tra ONG e scafisti, tanto che ormai si fa fatica a ricononscere chi sia l’uno e chi sia l’altro. 

Peccato che alla mummia e all’anti-italiana sfuggano dei particolari che ci permettiamo di ricordar loro. 

Innanzitutto gli italiani emigrati in Belgio erano europei che emigravano in un’altra Nazione europea: usanze diverse, lingua diverse, ma un humus comune, quello europeo, comunque c’era. È una bella differenza con i parassiti africani che nulla hanno in comune con noi, né per lingua, né per civiltà, né per sangue, e che si configurano come estranei, se non come nemici.

Gli italiani emigrati in Belgio, inoltre, erano lì per lavorare, lo facevano duramente (anche per venti ore al giorno: una bella differenza rispetto ai clandestini che bivaccano tra un caffè e l’altro alla ricerca del wi-fi gratuito), con grande dignità, senza pretendere nulla da nessuno. Di certo non venivano prelevati da scafisti spacciati per associazioni umanitarie, non cazzeggiavano in giro per la città, non gettavano per terra i piatti di cibo che gli venivano offerti dicendo che poco si addicevano con la loro cultura (anche perché nessuno gli offriva piatti di cibo).

In una Nazione seria le massime istituzioni dello Stato avrebbero rispetto dei morti, senza pretendere di riesumarli dalle loro tombe per difendere ciò che ogni giorno che passa si configura come indifendibile. Ma chiedere rispetto per i morti a Laura Boldrini, la stessa che si indignava per dei ragazzi che omaggiavano con un saluto romano i caduti della RSI dentro il cimitero di Campo Maggiore di Milano, è evidentemente chiedere troppo.

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