mercoledì 9 novembre 2016

Trump: sarà uno spettacolo delizioso



Permettetecelo, ma oggi, per la vittoria di Trump, almeno un poco, ma esultiamo anche noi.
Siamo stati costretti a sorbirci, per mesi, e in particolar modo in queste ultime settimane di campagna elettorale, una vera e propria opera di terrorismo mediatico sfacciatamente in favore di Hillary Clinton (ribattezzata simpaticamente e genialmente “Killary” per i suoi propositi barricadieri e guerrafondai).
Abbiamo visto la sfacciataggine della Rai e dei giornalisti di regime (vale a dire la stragrande maggioranza del sistema giornalistico italiano) descrivere Trump come un misogino, un sessista, un misogino, un razzista, e questo in ogni programma di approfondimento, in ogni giornale, in ogni redazione, in ogni tweet, in ogni post su Facebook.
Abbiamo visto un mignottone autodefinitosi “cantante”, rispondente al nome d’arte di Madonna, promettere fellatio a tutti i sostenitori della Clinton, vantando le sue abilità “oratorie” dal un palco musicale, applaudita e osannata da tutti i media main stream. Perché Trump è uno schifoso sessista, ma Madonna, lei si che sa bene cosa sia la dignità delle donne.
Abbiamo visto gente come De Niro promettere solennemente di riempire di pugni in faccia Donald Trump, ricevendo applausi e pacche sulle spalle, senza che nessuno avesse alcunché da ridire riguardo al fatto che un personaggio pubblico minacciasse fisicamente il candidato repubblicane alla Presidenza degli Stati Uniti.
Abbiamo visto un’altra grande intellettuale americana, tale Miley Cirus, un altro mignottone prestato alla musica, fare apertamente propaganda per Killary Clinton, mentre in contemporanea si divertiva su un palco, alla presenza di bambini e adolescenti, con un enorme pene di plastica.
Per non parlare dei radical chic di casa nostra, come le Giovanna Botteri, i Gad Lerner, i Formigli, le Lilli Gruber, che davano la vittoria della Killary come auspicabile e certa.
Il tutto in un mare di disinformazione, scrivevo, volto a demonizzare nel modo più luciferino e demoniaco possibile Trump, distorcendo ogni parola, ogni gesto di quest’ultimo.
Ecco, quindi, che una frase che qualunque persona dotata di minima intelligenza riconoscerebbe come vera, vale a dire che “Le donne sono attratte molto più da uomini di denaro e di potere che non da uomini comuni”, diventa “Le donne sono tutte delle puttane”. Ecco che una frase palesemente scherzosa rivolta da Trump alla figlia, “Se non fosse mia figlia le avrei già chiesto di uscire”, si carica di significati incestuosi che solo una mente prevenuta e livorosa, quale è appunto quella di un elettore medio di sinistra, può riuscire a trovare. Ecco che una affermazione di buonsenso, quale può essere “E’ necessario porre un freno all’immigrazione clandestina”, veste immediatamente Trump nei panni di un affiliato al Ku Klux Klan.
E del nostro governo, ne vogliamo parlare? Il sostegno incondizionato che Matteo Renzi e la sua corte di lacchè hanno dato alla Clinton è stato sfacciato, palese, disgustoso. E, ovviamente, ora mette in enorme imbarazzo il nostro Paese, che ha dimostrato di non avere i minimi criteri di equidistanza che uno Stato deve necessariamente avere quando si tratta delle elezioni di un altro Stato. Ma si sa che quelli di sinistra, da qualche anno a questa parte, le elezioni non sanno nemmeno più che cosa siano. Ma nella compagine governativa non si accontentano di fare schifo: vogliono strafare. Ecco le illuminanti parole pronunciate questa mattina dalla deputata del Partito Democratico, Ileana Argentin, a Radio Cusano Campus: “Lo dico francamente: per me l’elezione di Trump è peggio del terremoto”. Se ne ricordino i terremotati italiani, quando avranno a che fare con questa stronzetta e col partito che la rappresenta.
Tutta la democrazia del PD e dei sinistri finisce qui: valanghe di diritti, di democraticità, di libere elezioni che questi stronzetti ci buttano addosso ogni giorno col proposito di darci lezioni di civiltà, tutto si annulla ingloriosamente nell’isteria di constatare ciò che per questi personaggi è inconcepibile: l’idea che il popolo voti diversamente da come lor signori hanno comandato.
L’elettore medio di sinistra segue a ruota. Quando vince la sinistra vince la cultura, l’apertura verso l’altro, i diritti, in una parola: la democrazia; quando vince qualcuno che a quelli di sinistra non piace vince il populismo, la xenofobia, l’ignoranza, il razzismo, il Fascismo, la paura del diverso, etc. sembra quasi di vederli, questi trogloditi armati di spranghe, andare a votare…
E invece bisognerebbe dire a questi stronzi di darsi una regolata, perché lo scollamento tra le loro idee malate e la realtà è sempre più tangibile. Gli Stati Uniti, come l’Italia, come l’Europa, non sono solo orde di coppie omosessuali che smaniano di adottare figli; non sono solo orde di negri che vogliono avere il diritto di mettere a ferro e fuoco le città quando qualche poliziotto americano, anziché farsi riempire di mazzate come sono soliti fare i nostri, abbatte sacrosantamente un criminale che non si sa perché debba godere di una sorta di impunibilità perché negro; non sono solo orde di miliardari col portafoglio bello gonfio e il culo al caldo che pretendono di darci lezioni che non ci servono, e di cui non abbiamo bisogno, né noi né nessun altro. Negli Stati Uniti, come in Europa, c’è anche una intera popolazione stroncata dalla crisi, sempre più povera, costretta a combattere con una massa abnorme di immigrati per uno straccio di lavoro, sempre più sottopagato. Ci sono i redneck, i lavoratori col collo reso rosso dal sole, che hanno visto drasticamente calare il loro stile di vita. Ci sono le fabbriche dell’interno, un tempo punta di diamante dell’industria nazionale americana e ora pigri e deboli fantasmi di ciò che furono in passato, stroncati dalla delocalizzazione e dalla competizione globale.
A tutto questo, incredibile ma vero, Donald Trump ha dato voce. Basta guardare il suo programma elettorale per rendersene conto. Si, incredibile ma vero, negli ultimi mesi di dibattito elettorale, del programma elettorale di Trump non si è nemmeno parlato, eppure c’è, ed è, almeno sulla carta, solido. Vediamo nei dettagli.
Un americano su 4, dai 25 ai 4 anni, è disoccupato: si tratta di una enorme forza lavoro inespressa, che ha ovvie ripercussioni economiche e sociali. 45 milioni di americani sono sotto la soglia di povertà, e a nulla è valsa la riforma sanitaria di Obama, che ha solo peggiorato le cose; rispetto a dieci anni fa il reddito media di un americano si è abbassato di quasi 1.500 dollari. Insomma: gli Stati Uniti sono più poveri, e conseguentemente più incazzati.
Il primo atto di Donald Trump è la Middle Class Tax Reliefs and Semplification Act: una enorme riduzione delle tasse per le famiglie medie americane, addirittura del 35%: solo con questo gli stipendi degli americani potrebbero crescere fino all’8% e rialzare di 5/6 punti il PIL. Basti pensare che da noi Matteo Renzi esulta per una crescita dello 0,2%...
Le piccole e medie imprese statunitensi, la spina dorsale dell’economia americana, vedranno ridotte le tasse di più della metà: dal 35% (cifra che per i nostri imprenditori sarebbe un sogno, visto che la tassazione sulle imprese italiane viaggia a quasi il 70%, vale a dire il doppio) al 15%, con l’intenzione di rilanciare l’economia americana. A ciò si aggiungano ulteriori agevolazioni alle aziende che non delocalizzeranno (con l’introduzione di dazi per quelle che lo faranno) e assumeranno manodopera indigena.
Ancora: svolta netta nel settore energetico, puntando sulle risorse americane come carbone e petrolio. Gli ambientalisti non ne saranno felicissimi, ma in ballo ci sono altri punti di PIL.
Ancora: divieto ai lobbisti di continuare a svolgere la loro professione se hanno precedentemente avuto incarichi di governo, con blocco di 5 anni e addirittura a vita per chi abbia ricoperto incarichi di rilevante importanza all’interno della compagine governativa.
E ancora: lotta senza quartiere all’immigrazione, in modo da raggiungere due risultati: aumento della sicurezza sulle strade americane e fine della lotta tra poveri americani e poveri stranieri, con conseguente incremento dei salari.
Ecco alcuni punti della ricetta Trump: una ricetta nazionalista, forse isolazionista, ma che mira a fare il bene degli americani, cosa che ogni Presidente americano dovrebbe fare.
Parliamoci chiaro. A prescindere dal programma, già di per se importante (e alzi la mano chi prima sapeva qualcosa del programma politico di Donald Trump!), quello che ha fatto il magnate americano è un capolavoro di ingegneria politica, che solo fino a qualche ora fa sembrava impossibile, fuori da ogni realtà.
Si è fatto spazio all’interno del suo stesso partito, sgomitando anche contro i falchi che volevano affossarlo anche quando aveva già vinto tutte le primarie, per poi presentarsi ad un testa a testa con Killary Clinton, conquistando sempre più spazio, mettendo in imbarazzo e in difficoltà i sondaggisti, e, infine, vincendo, anzi, stravincendo.
E ci ha regalato uno spettacolo indimenticabile: orde di mignotte pompinare, giornalisti salottieri, attori ormai sulla via del tramonto, pennivendoli da strapazzo alla Gad Lerner, alla Botteri, alla Formigli, stronzetti radical chic con Il Fatto Quotidiano sotto il braccio, tutti animati per il malcelato disprezzo verso il popolo, soprattutto quando questo vota diversamente rispetto a quanto ordinato da loro, ecco, li vediamo ora balbettare, cercare spiegazioni, nascondere l’imbarazzo, quando non si lasciano prendere direttamente dall’isteria. Ennesima dimostrazione dell’infinita ipocrisia di questa enorme massa di stronzetti arroganti, che hanno dovuto, finalmente, fare i conti con la realtà, vale a dire che i voti non li muove una cantante pompinara.
Dovremo sorbirci il rumore dello sfregamento dei loro denti ancora per molto tempo, vedere le loro facce da cazzo oscillare tra l’imbarazzo e la rabbia. Mettiamoci comodi: sarà uno spettacolo fantastico.

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