sabato 11 settembre 2010

Vincono i boia in camice bianco

Sono bastati meno di una quindicina di minuti perché il Parlamento Europeo approvasse la direttiva 86/609/CEE, sinistra formula dietro la quale si cela il vergognoso emendamento che – sostanzialmente – rende l’attività di vivisezione degli animali, praticata ogni anno in tutto il territorio europeo su 12 milioni di esseri senzienti, più facile e conveniente per le grandi industrie farmaceutiche e gli istituti di ricerca che conducono la sperimentazione animale.

La nuova direttiva sull’utilizzo degli animali a scopo medico e scientifico era in cantiere da più di due anni, e aveva provocato accesi dibattiti, specialmente tra i difensori dei diritti degli animali e le associazioni animaliste. Che lamentano sensatamente come, rispetto alla bozza di due anni fa, il testo sia stato progressivamente modificato in favore di un minor benessere degli animali.

Ma cerchiamo di fare un po’ di ordine. Vediamo, sinteticamente, quali sono i punti più discussi della nuova normativa.

1) La cavia può essere vivisezionata più volte, purché i precedenti esperimenti non siano stati particolarmente invasivi;

2) Si prevede generalmente l’uso dell’anestesia, ma diverse deroghe permettono di non utilizzare gli antidolorifici (ciò si traduce in un guadagno economico per i laboratori di ricerca, che non saranno certamente incentivati così ad utilizzarli);

3) Si da’ il via anche alla sperimentazione su cani e gatti randagi. Su tutto il territorio europeo, pertanto, quella micetta che con la sua figliolata era diventata la mascotte del quartiere, o quel cagnolino che vagava vicino a casa nostra e a cui davamo da mangiare di tanto in tanto, diventano tutti possibili cavie da laboratorio per gli scienziati e i medici.

4) Sono ammesse diverse procedure di sperimentazione volte a valutare la capacità di resistenza fisica e/o psicologica degli animali, come ad esempio il nuoto forzato fino all’esaurimento oppure l’isolamento dell’animale per lunghissimi periodi, con gravissimi danni al suo sistema psicologico e fisico.

5) La sperimentazione animale viene permessa non più solo per scopi medico o scientifici, ma anche per scopi didattici.

6) Entrano a far parte dell’elenco degli animali possibili di sperimentazione anche specie che prima non erano incluse, come per esempio gli scimpanzé i quali, è bene ricordarlo, per la scienza ufficiale condividono con l’uomo circa il 98% del DNA, e sono pertanto esseri senzienti particolarmente delicati e sensibili.

Vediamo adesso quali sono i punti in cui, anche secondo importanti associazioni animaliste (ad esempio Agire Ora), si sono fatti dei passi in avanti.

1) Mentre in precedenza per molti Stati membri vi era soltanto la necessità di notificare l’inizio di sperimentazione al Ministero dell’Ambiente o della Salute, senza attendere alcuna autorizzazione, da questo momento in poi la nuova direttiva prevede l’istituzione di singoli comitati nazionali consultivi che hanno il dovere (entro 40 giorni) di rilasciare il “via” al laboratorio; quest’ultimo, in caso contrario, NON può procedere con l’esperimento.

2) Nei documenti in cui il laboratorio dovrà richiedere il permesso di sperimentazione, inoltre, si dovrà indicare il tipo di dolore (classificato sulla base dell’intensità) a cui sarà sottoposto l’animale. Il comitato consultivo potrà, eventualmente, decidere di non rilasciare l’autorizzazione. Inoltre, al termine dell’esperimento, ogni laboratorio o centro di ricerca dovrà relazionare al Ministero su quanto questa sperimentazione sia stata utile e quali e quanti risultati medico-scientifici abbia raggiunto. Si spera così, almeno per il futuro, di avere una buona base statistica con cui poter valutare la reale necessità della sperimentazione animale.

Se da un lato questo può essere positivo (si pensi all’Italia, dove in precedenza vi era solo l’obbligo di notifica al Ministero della Salute mentre da questo momento in poi ci sarà bisogno di una vera e propria autorizzazione scritta), dall’altro è agghiacciante vedere come la classificazione del dolore a cui vengono sottoposti gli animali sia considerata “grave” solo per quelle vere e proprie forme di tortura. “Moderato” è, per esempio, un livello di sofferenza che è comunque molto alto. Possiamo solo immaginare e rabbrividire per che cosa si intenda con un livello di sofferenza “grave”.

Tutte le possibili sperimentazioni a cui può essere sottoposto l’animale, inoltre, sono contenute nell’allegato VII della direttiva. Per motivazioni etiche eviteremo di esplicitare questo genere di trattamenti ai quali saranno sottoposti gli animali, ma sappiano i lettori che sono senza dubbio particolarmente cruente ed invasive, e che niente impedisce di classificarle come “tortura”.

3) Operazione trasparenza: su questo il movimento anti-vivisezionista si è impuntato, ed ha vinto. Ogni progetto deve essere reso pubblico: le motivazioni di ricerca, gli obiettivi, i metodi utilizzati, i tipi di sperimentazione, i risultati conseguiti.

4) Nelle presenti direttive vengono inclusi anche altri tipi di animali che prima non c’erano (come per esempio polipi, calamari, seppie) e anche i feti di animali (molti esperimenti condotti su feti animali o animali gravidi hanno portato spesso alla nascita di animali completamente deformati, o comunque molto sofferenti, sui quali adesso c’è comunque un minimo di vigilanza e di tutela).

5) Mentre prima la didattica e le indagini medico-legali erano escluse dal campo di sorveglianza degli organismi preposti, da questo momento in poi anche per questi due ambiti ci vorrà l’autorizzazione del Ministero.

6) Mentre prima – incredibilmente – ciò non veniva previsto, si prevede l’obbligo di ispezioni a sorpresa da parte di organismi terzi. Visto il potere della lobby medico-scientifica, ci si augura che gli ispettori possano essere realmente “terzi”.

7) È previsto il reinserimento degli animali che non devono essere più utilizzati negli esperimenti. Resta da vedere quanto si lavorerà fattivamente per questo inserimento a livello di normative nazionali.

8) Sono previsti diversi incentivi per l’adozione di metodi alternativi, che attualmente sono relegati quasi esclusivamente alle analisi tossicologiche (per esempio quelle condotte sui saponi, sui profumi o sui trucchi di bellezza), che costituiscono in totale nemmeno il 10% della sperimentazione scientifica.

Un altro elemento importante va inoltre sottolineato. Come si potrà facilmente capire, non tutti gli Stati europei hanno le stesse identiche leggi in materia di tutela dei diritti animali. In alcuni Stati sono più drastiche, in altri meno. Per quanto riguarda questi ultimi la direttiva li costringerà a “mettersi al passo” con le nuove norme, e quindi questo è sicuramente un aspetto positivo. Gli Stati che hanno già un tipo di legislazione sociale avanzata, pertanto, potranno mantenerla. L’Italia, ad esempio, sarà costretta ad adeguarsi: d’ora in poi non sarà più sufficiente che un laboratorio notifichi semplicemente al Ministero dell’Ambiente l’inizio di un processo di sperimentazione, ma dovrà attendere il permesso dello stesso Ministero. Niente poi impone ai singoli Stati di rendere ancora più restrittiva la legislazione europea.

Accanto ad importanti passi avanti, si registrano altrettanti passi indietro agghiaccianti per qualunque Stato che voglia anche solo lontanamente considerarsi civile: la possibilità di sperimentare sugli animali randagi, sugli scimpanzé, senza l’utilizzo di antidolorifici, sottoponendoli a torture fisiche e psicologiche per scopi scientifici spesso dubbi o mai del tutto chiariti (225.000 morti all'anno negli Stati Uniti per incompatibilità farmaceutica e il dato che denuncia come il 90% dei farmaci non superi le prove cliniche, con grande dispendio di uomini e di risorse). Non è vero, come affermano i vivisettori, che la sofferenza animale sarà minore, in quanto lo stesso animale può essere utilizzato più e più volte, anche nell’ambito di sperimentazioni diverse.

Il nuovo testo della commissione europea presenta elementi inaccettabili per qualsiasi essere civile, accanto a diversi miglioramenti (che si spera vengano fatti applicare con solerzia). È un testo che, sostanzialmente, può definirsi molto deludente. La lobby dei vivisettori – che possono contare su una “potenza di fuoco” politica ed economica molto elevata – ha vinto a Bruxelles, ha vinto in Europa, contro tutti coloro che da sempre si dichiarano contrari a forme estreme di sperimentazione medico-scientifica su esseri senzienti, capaci di provare emozioni come il dolore, la rabbia, la pietà. Tante dichiarazioni di principio sulla necessità di diminuire la sofferenza animale, e tante, tante scappatoie per i torturatori e i boia in camice bianco.

Fonti:

http://www.agoravox.it/Nuova-direttiva-UE-sulla.html

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/09/news/vivisezione-6888071/

http://www.leal.it/campagna-bruxelles/

http://notizie.virgilio.it/cronaca/vivisezione-nuova-direttiva-europea.html

http://it.peacereporter.net/articolo/24041/Ue,+direttiva+choc%3A+ammessa+la+vivisezione+sui+randagi

http://www.giornalisticamente.it/index.php?option=com_content&view=article&id=863:direttiva-ue-sulla-vivisezione-tra-sensazionalismo-e-notizie-certe&catid=42:societa&Itemid=60

http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1016

http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/10/st06/st06106.it10.pdf

3 commenti:

Anonimo ha detto...

In linea di massima sono d'accordo con quel che scrivi. Su alcuni punti mi sembra si possa invece dissentire.
1) L'essere "senzienti" non ha alcuna correlazione con il DNA umano: anche un piccione e' "senziente". Forse ti riferivi alla "coscienza", in genere correlata con la corteccia cerebrale. Scimpanzee e delfini hanno la corteccia: per questo dovrebbero essere considerati alla stregua dell'essere umano, non per il loro DNA.
2) Bisognerebbe definitivamente slegare la sperimentazione farmacologica da quella cosmetica. La prima ha qualche giustificazione morale, la seconda nessuna.
3) Alcune malattie terribili (penso in primis alla sindrome di Hutchinson-Gilford) stanno trovando risposte importanti grazie a farmaci che non possono non essere sperimentati prima sugli animali. Aanzi, lasciami essere anche piu' crudo: senza aver prima indotto la malattia in animali per poi verificare l'efficacia del farmaco.
Lo so, suona davvero crudele. Ma, se avessi un figlio con quella sindrome, non sacriferesti tutti i topi del mondo piuttosto che lasciarlo morire?
Sergio

Andrea Chessa ha detto...

Salve Sergio.

Tocchi dei punti importanti, che toccano la "coscienza", e cercherò di risponderti chiaramente e sinteticamente.

Intendevo innanzitutto dire che scimpanzè e gorilla in generale sono ritenuti esseri particolarmente complicati, con un cervello particolarmente sviluppato ed estremamente complesso. Citando il DNA intendevo stabilire una correlazione tra questi e l'uomo, ma non dal punto di vista scientifico quanto empatico. Ti ringrazio per la precisazione.

La sperimentazione cosmetica, a quanto mi è dato conoscere, è all'incirca meno del 10% delle totali, e almeno in questo campo si stanno facendo alcuni passi in avanti. Ma parliamo comunque di una minima parte.

E' sicuramente vero che diverse malattie, come tu giustamente dici, hanno permesso di salvare tante vite. Ma è anche vero che ormai è dimostrato che moltissimi studi medico-scientifici condotti sugli animali, in seguito trasposti sull'uomo, si sono dimostrati inattendibili: una cosa è un topolino da laboratorio, un altra l'uomo. Tu parli, in sostanza, di una netta minoranza di patologie. La sensazione che io ho, e con me tantissimi altri, è che spesso, dietro apparenti motivazioni scientifiche, si celi soltanto un dualismo crudeltà-business.
Fai una prova: vai su Google, digita il termine vivisezione e guarda le prime immagini che appaiono. E poi chiediti: quale vantaggio alla scienza apportano quelle mostruosità? Qualunque essere umano, con un minimo di empatia, dovrebbe provare vergogna e ribrezzo per le crudeltà degli uomini. I quali sarebbero molto migliori se fossero delle bestie, e pertanto non si possono neanche definire bestiali.

Anonimo ha detto...

Ribadisco che la pensiamo allo stesso modo, in linea di massima.

Anche se lavoro nel settore biomedico, non ho -ovviamente- una visione complessiva delle ricerche in essere, ed anche io rimango spesso scioccato nel vedere qua e la qualche video assurdo su internet.

Ti dirò, tuttavia, che rimango ancor più scioccato di come si lascino morire nel silenzio più assoluto quei giovani ricercatori di farmacologia e chimica che, esposti a sostanze tossiche, si ammalano e lasciano i loro familiari ad aspettare per anni una giustizia che non arriva mai.

Non so se hai mai sentito di quel che è successo a Catania...

http://www.guidasicilia.it/do/news/32716/quelle-morti-sospette-alla-facolta-di-farmacia-di-catania

Su una cosa mi sento poi di poterti assicurare: se non per ragioni etiche, nessuno ha alcun interesse "finanziario" ad uccidere gli animali, visto che comprarli (o allevarli), nutrirli, curarli, testarli prima dell'esperimento, ucciderli e disporne il cadavere costa, e costa parecchio.

Se anche vi fosse il sadico di turno, quanto meno il CFO della multinazionale dove lavora lo terrebbe a stecchetto.

Su certi temi, come questo, dove l'opinione pubblica è ovviamente più sensibile, si corre il rischio di degenerare la giusta denuncia in "ondate" di generico "buonismo alla facebook", nello stesso modo di quanti, con la stessa ingenuità, si "bevono" le notizie dei vari TG e mass-media, adottando comportamenti che tu spesso stigmatizzi...

Sergio