mercoledì 15 settembre 2010

Da Corfù a Tripoli

Non c’è episodio migliore di quello che riguarda l’Ariete per descrivere i rapporti tra Italia e Libia.


I fatti sono ormai conosciuti: domenica sera l’Ariete, un motopeschereccio della flotta di Mazara del Vallo, probabilmente per aver sconfinato nelle acque libiche (è ancora da accertare), è stato vittima di un attacco della Marina libica, che ha esploso decine di colpi contro il peschereccio. Fortunatamente per gli occupanti della nave nessuno è rimasto ferito, neanche in modo lieve, e solo il motopeschereccio ha riportato dei danni.


Il rapporto tra Italia e Libia è tutto qui. Un paese africano pretende ed esige dall’Italia dei risarcimenti per il fatto che il nostro Paese, durante il Fascismo, ha portato la Libia ad un gradino maggiore di civiltà costruendo strade, scuole, ospedali, acquedotti, e via d
icendo (ne parlai qui http://chessaandrea.blogspot.com/2008/09/laccordo-italia-libia-lennesima.html). Nel frattempo, negli anni scarica migliaia e migliaia di africani sul balcone del dirimpettaio, cioè le nostre coste, strafregandosene degli impegni presi con l’Italia. Che, incredibile ma vero, anziché imporsi con la forza della sua Marina militare, scongiura in ginocchio il famoso beduino di smetterla, gli darà anche 5 miliardi di euro in 25 anni. Sempre per non farsi mancare niente, e per aggiungere al danno anche la beffa, il beduino ogni tanto, per farsi bello agli occhi del suo popolo africano, si fa una scampagnata nel nostro Paese con tanto di tenda da bivacco e gnocche al seguito (chissà come si sarà sentito il nostro Presidente del Consiglio: le 600 avvenenti ragazze del beduino battono di gran lunga gli incontri galanti di Villa Certosa), e da un palco si mette a regalare copie del Corano, e a darci lezioni sulla libertà, dicendoci che ci dobbiamo tutti convertire all'islam e altre cosette simili. L’Italia, in tutto ciò, minimizza, gira la testa dall’altra parte, fischietta gli occhi guardando il cielo… Chissà che cosa sarebbe accaduto se una cosa del genere si fosse permesso di farla Ahmadinejad, ma questo è un altro discorso.


E ora, come se non bastasse, ci spara pure addosso. Potrà anche essere che gli italiani hanno sconfinato, ma non è sicuramente indice di grande rispetto farci sparare addosso così. Di solito, quando si sconfina nelle acque altrui, lo Stato che in quel momento ha la competenza territoriale affianca la nave sconfinante, intimando l’ALT! o magari semplicemente avvisando dell’accaduto. E chi ha invaso le acque territoriali altrui chiede scusa e fa dietro-front. Semplice. Io non ce li vedo i pescatori italiani che, tanto per fare i rambo, puntano decisi verso Tripoli ignorando gli avvisi della Marina beduina. Questi qui, probabilmente, hanno sparato senza mettersi molti problemi. Del resto, in Libia abbiamo portato un po’ di civiltà, ma non abbiamo certamente avuto il tempo di portarla in grande stile come avremmo voluto fare!


Ma quello che lascia ancor più sgomenti è il comportamento del governo italiano. Per Frattini è tutto ok: i libici si sono scusati, brindiamo a tarallucci e vino. “I rapporti con la Libia restano immutati”. Ci piacerebbe che Frattini e il governo che rappresenta (sic!) all’estero usassero, quando si tratta di difendere l’Italia, anche solo un decimo di tutto il livore e l’impegno che invece utilizzano per difendere Israele e gli Stati Uniti. Viene il sospetto che questo Frattini sia evanescente: appare magicamente solo quando si tratta di lanciare qualche accusa infondata all’Iran, o di dare qualche colpo di lingua agli Stati canaglia d’America, o di difendere Israele quando massacra in acque internazionali i pacifisti che cercano di portare qualche sedia a rotelle o del latte liofilizzati alla popolazione palestinese; ma per tutto il resto tace, è sempre pronto al compromesso.


Sappiamo che per gli italiani – al governo non fanno eccezione – il patriottismo si manifesta solo ed esclusivamente quando undici miliardari danno dei calci ad una palla. Ma stavolta si deve essere esagerato veramente se anche la Chiesa, per bocca di Monsignor Mogavero, dice che “Assistiamo a una vera e propria inerzia del governo italiano”.


Ai lettori più attenti non potrà sfuggire il paragone con il glorioso e pressoché sconosciuto (ai più) episodio di Corfù. Lo ricordiamo: non avendo granché di cui vantarci oggi, almeno ci rallegriamo pensando a chi eravamo in passato. È la mattina del 27 agosto 1923. Una missione italiana è situata lungo la strada tra Giannina e Kakavia: è un gruppo di ricercatori esperti, che sta studiando il confine tra Grecia ed Albania, allora piuttosto labile. Tutti i componenti italiani vengono trucidati senza pietà. Bastano due giorni al governo italiano per appurare le gravi colpe della Grecia riguardo quanto è accaduto. Il 29 agosto l’Italia chiede alla Grecia 50 milioni di lire come risarcimento economico simbolico (che Mussolini pensa di devolvere alle famiglie delle vittime), le scuse ufficiali e la ferma condanna degli assassini. Ma la Grecia fa orecchie da mercante. La Società delle Nazioni, nello stile dell’ONU che diventerà in seguito, si guarda bene dal difendere anche un minimo gli interessi italiani. I quali decidono di fare da soli. Passano altri due giorni: in sole 48 ore una intera divisione di fanteria e una imponente flotta navale della Marina Militare Italiana occupano l’isola di Corfù. Da lì non ci muoviamo, dice Mussolini, se questi Greci non rendono conto del loro operato. La Società delle Nazioni protesta. Da qui non ci spostiamo, dice Mussolini. I militari italiani lasceranno l’isola solo un mese dopo, per la precisione il 27 settembre, dopo aver ricevuto i 50 milioni di lire come risarcimento e le scuse ufficiali del governo greco.


Nel ’23 andavamo a Corfù per prenderci rispetto e giustizia per i nostri morti, senza elemosinare nulla da nessuno. Nel 2010 il beduino spadroneggia in Italia per terra e per mare, ci fa sparare addosso e Frattini dice che “I rapporti tra Italia e Libia non cambieranno minimamente”. Ecco: la situazione dell’Italia sta tutta qui. e non potrebbe essere più deprimente.

2 commenti:

ettore ha detto...

Caro Andrea, permettimi di dirti che su questa storia ho molti, ma molti dubbi. Il mio disprezzo per la banda di cialtroni he ci governa come ben sai è sconfinato ma questa volta anch'io credo che sia un'operazione di false flag. la motovedetta libica con a bordo i finanzieri italiani era a caccia di scafisti e non di pescatori. ed il capitano Marrone al comando del peschereccio era stato insignito di non so quale onorificenza per aver salvato dei naufrghi, vulgo dei clandestini...
Il fatto che subito ad attaccare il governo si siano messi i radicali oltre che alla chiesa che senza clandestini non può lucrare con la caritas mi fa sentire una certa puzza di zolfo...http://www.facebook.com/profile.php?id=1174873512#!/note.php?note_id=435855044573&id=165161543851&ref=mf

Andrea Chessa ha detto...

Anche io.
Consultando diverse fonti ho letto una storia molto più semplice: che, senza alcuna consultazione, il motopeschereccio è stato attaccato.

Ciò che mi hai proposto è alquanto interessante, e domani vedrò di dargli una lettura migliore di quella frettolosa di stanotte.

Ti ringrazio.

Un saluto