venerdì 4 giugno 2010

E' giunto il momento di ricordarsi come si trattano i cani rabbiosi

Proprio quando pensavo che il nostro Paese avesse raggiunto, in politica estera (ma non solo), il suo gradino più basso e più umiliante, ecco che vengo nuovamente smentito. Quasi non ci sono più parole per descrivere il livello di sudditanza che ha raggiunto l’Italia, ridotta ormai a poco più di una colonia israeliana, nelle ore successive all’atto di pirateria internazionale con annessa strage che Israele ha deliberatamente causato in acque internazionali, contro una nave che aveva il solo scopo di voler portare aiuti concreti alla popolazione di Gaza, privata ormai di ogni mezzo anche minimo di sussistenza e costretta deliberatamente alla fame.

Hanno assaltato una nave, con diversi mezzi militari da guerra (sia navali che aerei), ed hanno ucciso più di dieci persone, civili inermi che non portavano armi e non compivano nessuna azione atta ad offendere. Hanno poi sequestrato tutti i passeggeri e li hanno coattivamente portati in una prigione segreta di Israele, dove l’accesso è stato negato anche al personale diplomatico e internazionale, per non dire dei giornalisti. Per diverse ore non sapevamo se i nostri connazionali fossero vivi o morti, né cosa fosse accaduto loro.

Quando finalmente i primi rapiti sono stati liberati, ecco che cominciano a parlare di pericolose umiliazioni, di percosse subite, di violenze fisiche e psicologiche brutali ed inflitte con sadismo e ferocia. Evidentemente Israele sta estendendo la Striscia di Gaza alle acque internazionali e la condizione di "palestinese" anche ad altri cittadini stranieri, e noi non ce ne siamo accorti. Ergo, diventiamo tutti palestinesi, carne da macello per far divertire i soldatini del glorioso Tsahal.

In tutto questo, con Erdogan che parla di terrorismo di Stato, con Obama che telefona allarmato ad Israele per dirgliene quattro (qualche latrato di preoccupazione, ma è sempre meglio di niente), con l’ONU che condanna la strage dell’esercito israeliano pur non condannando esplicitamente Israele (sappiamo bene che questo organismo massonico è ormai stato completamente infiltrato dai sionisti ed ha perso ogni residua briciola di legittimità), ci sarebbe stato spazio anche per un piccolo rimbrotto dell’Italia.

E invece questa colonia, governata da politici che hanno da tempo perso qualunque senso di responsabilità nei confronti del loro popolo per legarsi interamente agli innominabili e occulti poteri transnazionali, non ha minimamente fiatato anche quando importanti sostenitori di Israele, capita la gravità delle azioni condotte da questa nazione violenta e schizofrenica, hanno condannato una strage deliberatamente causata a scopo provocatorio e intimidatorio. Non solo: Frattini si è dichiarato “grato ad Israele” per aver liberato i sei italiani che aveva illegalmente minacciato, picchiato e sequestrato. Anche per chi, come il sottoscritto, riesce sempre a mettere su carta quello che pensa con una certa chiarezza e disinvoltura, è difficile trovare parole che non siano state ampiamente usate ed abusate.

Ora bisognerebbe chiedere al nostro Ministro Israeliano con delega alla colonia Italia: che cosa deve fare Israele perché dall’Italia si alzino, chiare e forti, parole di condanna? Israele ha attuato, e sta completando, una vera e propria pulizia etnica, un olocausto in piena regola, contro un intero popolo colpevole solo di non voler abbandonare la propria terra; Israele disattende più di 70 risoluzioni dell’ONU; Israele si rende responsabile continuamente di continue provocazioni (militari e diplomatiche) ai danni dei propri vicini; Israele detiene un arsenale che va tra le 300 e le 500 bombe atomiche e delle quali nessuno si è mai sognato di chiedergli conto; Israele ha dimostrato, in tante occasioni, di disprezzare non solo la vita dei civili palestinesi, ma anche quella di semplici manifestanti che hanno avuto il solo torto di chiedere più giustizia per la popolazione di Gaza: Rachel Corrie ed Hemily Henochowicz, che grazie ad un valoroso soldato israeliano che due giorni fa le ha sparato a distanza di qualche metro ha perso un occhio, sono solamente i nomi più conosciuti di decine e decine di vittime per le quali nessuno ha mai chiesto giustizia. Israele ha sequestrato dei dimostranti in acque internazionali, ha causato una strage deliberata uccidendo molti di loro, ha sequestrato dei cittadini di altri Paesi e li ha liberati solo dopo averli picchiati e brutalmente umiliati. Che cosa deve fare, ancora, perché in questa tristissima colonia italiana qualcuno tra i nostri politici abbia il coraggio di dire che Israele deve smetterla di continuare con la sua arroganza e con il suo comportamento assassino e criminoso? Che se Israele ha il diritto di difendersi, anche i palestinesi hanno diritto ad avere un loro Stato e una loro terra nella quale vivere liberi? Che i concetti di “acque internazionali” non sono stati inventati perché qualcuno aveva voglia di perdere tempo? Che non può decidere unilateralmente di attaccare dei civili disarmati, specialmente se questi civili sono su una nave che batte bandiere turca e greca? Che se ritiene giustamente sacri i propri confini deve ritenere sacri anche quelli degli Stati vicini, che invece invade continuamente, forte della sua supremazia militare? Forse aspettiamo che accada quello che già Martin Van Creveld, noto e stimato insegnante israeliano, aveva minacciato qualche anno fa? Aspettiamo forse che da Tel Aviv ci piova qualche missile sulla testa, magari sopra il palazzo di qualche Ministero di Roma, per ribellarci contro questo Stato arrogante che, forte della sua potenza militare e della lobby politica e finanziaria che, nei singoli Stati come negli organismi europei ed internazionali, lo protegge ad oltranza da qualunque critica e da qualunque osservazione, bollando chiunque osi denunciare i suoi crimini come un antisemita, un fanatico, un amico dei terroristi, rovinando la sua reputazione e spesso esponendolo anche fisicamente?

Giorno dopo giorno, Israele abbassa la soglia della civiltà e dell’umanità di una tacca. Poi aspetta una qualche reazione, che non arriva mai. E così scende giù, ancora di un’altra tacca. E un’altra tacca ancora. Sempre più giù verso la sola forza unilaterale, verso la violenza, verso il totale non riconoscimento dell’altro.

Stiamo arrivando davvero a ciò che Martin Van Creveld disse un po’ di tempo fa? “Israele deve essere come un cane rabbioso. Troppo pericoloso per poter essere toccato. Abbiamo i nostri missili puntati su ogni capitale europea: Londra, Parigi, Berlino, Roma. Se Israele andrà a fondo, il mondo andrà a fondo con Israele”. E’ giunto il momento di essere meno vili, e di ricordarci come vanno trattati i cani rabbiosi.

2 commenti:

ETTORE ha detto...

ottimo come sempre Andrea; una curiosità non sei più in FB? un saluto Ettore.
P.S.c'è qui il mio blog, fammi sapere che ne pensi ad majora!

Andrea Chessa ha detto...

Salve Ettore.
Hanno cancellato la mia registrazione il 4 giugno: non ho idea del perchè. Essendo a sfondo personale e privato non ho minimamente fatto politica o attività di propaganda a nessuno: non ho idea del perchè io sia stato disabilitato...
Appena ho un po' di tempo gli darò un'occhiata.

Romanamente