venerdì 12 marzo 2010

Da Israele un altro ceffone agli Stati Uniti

Lo Stato pirata di Israele ha annunciato ufficialmente la costruzione di 1600 nuove abitazioni a Gerusalemme Est, area che la comunità internazionale ha riconosciuto come appartenente agli arabi, proprio in quanto questi ultimi costituiscono la maggioranza.

Nessuno schiaffo morale, nessuna azione poteva essere più umiliante per la superpotenza americana, che ha provato ad emettere qualche debole miagolio contro lo Stato ebraico ed è stata prontamente zittita. E non con qualche dichiarazione, ma con i fatti. Proseguendo una azione che la comunità internazionale ha condannato in diverse occasioni. Non potevano essere più chiari nel voler mettere in tutti i modi il bastone tra le ruote al processo di pace, che Joe Biden, per conto degli USA, sta cercando debolmente di riavviare.


Al fine di dimostrare più chiaramente quali sono le loro intenzioni, qualche giorno fa un raid israeliano ha colpito alcune case della Striscia di Gaza, uccidendo diversi civili.


La volontà israeliana è chiarissima: sabotare in tutti i modi il processo di pace onde realizzare la totale espulsione o soppressione dei palestinesi. Israele non indietreggerà mai da questa posizione. Vale, per questo Stato canaglia, quello che spesso abbiamo sentito dire per altri Stati non allineati (Iran, Venezuela, Cuba): sono degli estremisti, con loro non si può trattare. Una frase simile si adatta perfettamente ad Israele. Israele non vuole la pace; Israele non vuole trattare. Perché già sedersi al tavolo dei negoziati significa riconoscere l’altro, concedere all’avversario una qualche legittimità burocratica e giuridica. Ma quale legittimità abbiano i palestinesi, per il povero popolo oppresso e perseguitato, l’abbiamo già visto tante volte.


Attualmente uscire da questa situazione di stallo è estremamente difficile. Dall’opinione pubblica europea e dai mass media occidentali, l’abbiamo ampiamente sperimentato, non potrà venire alcuna forma di critica allo Stato pirata. Chi svolge la propria funzione di informazione con uno spirito critico è fortemente intimidito, e svolge la propria attività costantemente sotto pressione da una potentissima lobby, quella sionista, che non ha remore a muovere guerra a chiunque critichi, anche implicitamente, la politica genocida dello Stato israeliano; la costante è l’accusa di antisemitismo, buona per tutte le stagioni e in tutte le salse. Lo stesso dicasi per le burocrazie e per i governi occidentali: finché i vari Berlusconi, Fini, Frattini continueranno a genuflettersi acriticamente davanti ad Israele, senza mai avere il coraggio di prendere apertamente posizione contro le sue azioni criminali, lo Stato pirata difficilmente cambierà la propria posizione. L’unica speranza potrebbe venire dall’America: perché sono gli americani che ogni anno sommergono Israele di miliardi di dollari, che lo Stato canaglia spesso re-investe in armamento militare con il quale spaventa i vicini e uccide i palestinesi. Basterebbe minacciare di chiudere il rubinetto per raffreddare i bollenti spiriti sionisti. Ma anche lì la lobby vede e provvede: l’impotenza di Obama è stata palese fin dai primi mesi del suo insediamento. Ora è talmente evidente che anche diversi democratici gli chiedono maggior coraggio. Il che è tutto dire…


Nessun commento: