sabato 5 dicembre 2009

Demjanjuk, il corpo offerto in sacrificio per "loro"


Guardatelo qua, Demjanjuk. Ottantanovenne, in pietose condizioni di salute, incapace anche solo di reggersi in piedi, è l’ennesimo capro espiatorio dell’unica religione laica che cementificaquesta Europa di puttane, sionisti e massoni. L’agnello sacrificale che i sacerdoti olocaustici immolano alla Grande Menzogna.


Dalla stampa o dalla tv, manco a dirlo, non arriva neanche un po’ di pietà. Quando dalla innominabile lobby e dalle logge arriva l’ordine di distruggere, i pennivendoli si mettono in moto con celerità e prontezza. Del resto, a dare contro ai fascisti non si sbaglia mai. Non godono della presunzione di innocenza; non hanno i diritti che hanno tutti gli altri cittadini; e il primo vero processo è quello che si svolge sui giornali. Sono colpevoli a prescindere. Lo hanno già soprannominato “boia”: poco importa che sia stato dichiarato innocente dalla giustizia israeliana (che non è certo gentile con chi è accusato di crimini nazisti!).


La storia di Demjanjuk è esemplare di una vera e propria persecuzione giudiziaria contro un essere umano che ha da gran tempo perso i suoi più elementari diritti civili e politici. Comincia da lontano. Dai primi anni ottanta. Israele, di diritto, vuole Demjanjuk; vuole dimostrare che dopo Eichmann la caccia continua. Lo Stato sionista inoltra la sua richiesta di estradizione; gli Stati Uniti, come al solito quando si parla di Israele, rispondono prontamente. L’ex soldato dell’Armata Rossa, poi sorvegliante del campo di Treblinka, accusato di aver partecipato ai massacri di massa che secondo l’accusa avvennero a Sobibor, Polonia, viene così trasferito in Israele. Costretto ad essere giudicato secondo le leggi di uno Stato in cui non ha mai vissuto, del quale non conosce le leggi e nemmeno la lingua. Il principio del giudice naturale, pilastro elementare del diritto occidentale, non vale per Demjanjuk (come a suo tempo in Italia fu l’allora Ministro dell’Interno, Frich, a spingere sull’acceleratore della Corte di Cassazione perché ribaltasse la sentenza di assoluzione che era stata comminata a Priebke).


Il presunto boia arriva in Israele, viene subito sottoposto a processo. Le accuse sono gravissime, ci sono i testimoni (tutti hanno visto in faccia Demjanjuk; lo saprebbero riconoscere tra mille; il suo cognome è quello, Ivan il Terribile è lui, anche se non risulta da nessuna parte), le prove… Nel 1988 viene condannato a morte. Passa più di quattro anni in un carcere di massima sicurezza, da condannato a morte. Ma, a sorpresa, è la Corte Suprema israeliana ad annullare il verdetto: John Demjanjuk è innocente. Il vero soprannome di Ivan il Terribile – così era conosciuto il boia – non è Demjanjuk, ma Marchenko. Quindi l’uomo che è stato estradato in uno Stato a lui straniero per venire condannato a morte non è il boia di Sobibor. E a dirlo è niente meno che la Corte Suprema dello Stato di Israele, grazie all’apertura di alcuni archivi sovietici. Ma allora tutti quei testimoni che giuravano e spergiuravano di averlo riconosciuto, di ricordarlo alla perfezione? Non è vero niente, punto e basta.


In qualunque Nazione del mondo che voglia dirsi civile lo Stato dovrebbe ripagare chi è stato accusato ingiustamente di un grave delitto (o di più delitti). Ma voi avete mai sentito che un uomo accusato di essere un nazista (nell'Europa del libero pensiero anche il solo pensare certe cose diviene un reato) venire risarcito in qualche modo? Ecco, Demjanjuk non fa eccezione.


Comunque sia, viene scarcerato e torna negli Stati Uniti, dove gli viene concessa la cittadinanza e prova a ricominciare a vivere. Ma niente può fermare la innominabile lobby. Che ha deciso che, a questo punto, in mancanza di un Marchenko qualsiasi va bene anche Demjanjuk. Il quale, e arriviamo ai nostri giorni, viene arrestato il 14 aprile di quest’anno, su richiesta di estradizione avanzata dalla Germania sempre verso gli USA. Demjanjuk si ritrova, ancora una volta, ad essere processato in un paese straniero. È il Trattato di Lisbona ante-litteram. Scopriamo che non era a Sobibor, era a Treblinka! Il principio del “ne bis in idem” (non si può essere giudicati due volte per lo stesso reato) viene bypassato spostando la località. Non possiamo dire che era a Sobibor? Va bene: diciamo che era a Treblinka!


Anche qui abbiamo le prove, i testimoni pronti a giurare sulla loro pelle di averlo visto e riconosciuto. Ce n’è uno, che si chiama Rosenberg, che è sicurissimo che quell’uomo che adesso sta su una sedia a rotelle, incapace anche solo di articolare qualche frase, nella seconda guerra mondiale fu una violenta e sadica guardia del corpo di Treblinka: l’ha ammesso in una deposizione giurata. Peccato che, in una stessa deposizione giurata del 1947, abbia anche ammesso che la guardia in questione fu uccisa, per motivi interni al campo stesso, all’incirca verso la fine del conflitto. Quale dei due Rosenberg ha ragione? Quello che nel ’47 dice che Ivan il Terribile fu ucciso o quello che dice che il torturatore nazista è Demjanjuk? Si pensi quello che si vuole, ma è indubbio che una versione contraddice l’altra. Insieme a Rosenberg ci sono altri dieci uomini pronti a testimoniare contro Demjanjuk. Gli stessi uomini che furono coinvolti nell’inchiesta su Frank Walus, uno che riuscì a dimostrare di non essere un massacratore brutale di donne e bambini. Le loro testimonianze fanno acqua da tutte le parti, si contraddicono in continuazione, si contraddicono tra di loro… Eppure la loro attendibilità è intoccabile; il valore delle loro testimonianze è sacro. Da questi personaggi dipende la vita di Demjanjuk.


Sui media non c’è un accenno a tutto ciò: ci sono i testimoni (sulla cui attendibilità quantomeno dubbia si tace democraticamente), le prove… neanche un accenno di umanità per l’uomo, inchiodato ad una sedia a rotelle. Solo l’ebreo Polanski, il sodomizzatore di bambine, merita solidarietà, per i pennivendoli. Demjanjuk viene descritto come il boia di Sobibor, il boia di Treblinka, nonostante sia stato riconosciuto innocente persino dai tribunali israeliani (di solito non particolarmente accomodanti con i nazisti)… Eccoli qui, i veri negazionisti.


La sua storia è la dimostrazione più evidente di come il dogma olocaustico faccia continuamente nuovi passi avanti nel configurarsi come una religione aggressiva e feroce. Non più solo i dogmi; non più solo i testi sacri; non più solo l’Inquisizione che si appoggia sulle leggi liberticide che la innominabile lobby è riuscita a fare approvare in tutta Europa. Si vuole il salto di qualità: si vuole l'ennesima vittima, il corpo da offrire in sacrificio per loro.


Fonti:http://andreacarancini.blogspot.com/2009/12/pat-buchanan-ma-e-davvero-mai-esistito.html

http://it.wikipedia.org/wiki/John_Demjanjuk

http://www.corriere.it/esteri/09_marzo_11/demjanjuk_mandato_arresto_7d342d04-0e39-11de-b3a4-00144f02aabc.shtml

http://www.effedieffe.com/index.php

http://andreacarancini.blogspot.com/2008/05/john-demjanjuk-di-fronte-alla.html

http://archiviostorico.corriere.it/1993/agosto/04/racconto_vero_Demjanjuk__co_0_9308048970.shtml

http://www.vho.org/aaargh/ital/archifauri/RF031012it.html

2 commenti:

Dimitris ha detto...

Io non posso capire questa distinzione tra Ebrei (meglio: giudei) e sionisti. Tutti essi adorarano la "Torah"; ed è chiaramente scritto là che i Giudei sono i re "naturali" del mondo, perché Iddio ha detto così. Ovviamente l'ha detto a loro e no a noi. Allora cosa si aspetta? Ci vedono come se fossimo animali...
Dimitris Michalopoulos

Anonimo ha detto...

se voleva pietà doveva vivere rettamente non fare il boia