mercoledì 2 settembre 2009

I sinistri e Dino Boffo non hanno prezzo...

Devo dire la verità: bisognerà attendere ancora un po' per sapere come andrà a finire la querelle tra Avvenire e Il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi guidato nuovamente da Vittorio Feltri, e chi ha ragione.

Molto probabilmente sapete già di che cosa si tratta, cioè l'articolo al vetriolo che Vittorio Feltri ha sparato contro Dino Boffo, direttore di Avvenire, dalle colonne del Giornale che ha ripreso a dirigere da poco. Boffo, in particolare, avrebbe molestato telefonicamente la compagna di un uomo con il quale aveva una relazione omosessuale; per ottenere il ritiro della querela, avrebbe risarcito con una forte somma la vittima delle molestie.

La difesa di Boffo, strapazzata a tutto spiano non solo da Avvenire ma anche dal Corsera e da altre importanti testate giornalistiche italiane, è che le molestie sarebbero si partite dal telefono cellulare di Boffo, ma sarebbero state fatte da un tossicodipendente che lo stesso direttore di Avvenire aveva in cura. Il tossicodipendente, guarda caso, è morto, e non può pertanto confermare questa versione.

Gli ultimi aggiornamenti, nella ricostruzione fatta in questo articolo internet (http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-24/boffo-feltri2/boffo-feltri2.html) da LaRepubblica.it, sarebbero che il diretto interessato ha sempre negato qualunque addebito nei suoi confronti, e la sua versione di non essere lui l'autore delle telefonate non è stata presa in considerazione fin dal principio: a dimostrazione che neanche il GIP aveva concesso legittimità alla tesi di Boffo.

Ma, ammesso e non concesso che le cose siano andate veramente così, la sua difesa farebbe comunque acqua. Perché Boffo ha patteggiato la pena se non ha fatto quelle telefonate? Il reato di molestie è un reato a responsabilità penale; anche se le telefonate sono partite dal suo cellulare, nessun giudice l'avrebbe mai condannato per un fatto che non ha commesso.

Proprio qui gioca Il Giornale. Il quale utilizza quella che può a tutti gli effetti considerarsi una sorta di informativa anonima, già pervenuta a suo tempo sia alla CEI sia a diversi quotidiani.

Quel che è certo è solo una cosa: entrambi i contendenti, pretaglia da una parte e Feltri dall'altra, non ci fanno una bella figura.

Di Feltri ne vogliamo parlare? A lui va indiscutibilmente il merito di aver eseguito uno sputtanamento di Boffo che mi ha divertito particolarmente. Perché vedere questo personaggino, che cerca di fare i salti mortali per minimizzare il fatto che ha pagato 516 euro per aver molestato la compagna di un uomo con il quale (probabilmente) aveva una relazione, è semplicemente impagabile. E vedere questa sinistra, proprio questa sinistra che solo fino a poco tempo fa esibiva come fine eloquio le frasi di Jean Meslier, accorrere in difesa dei pretagli, è divertentissimo. Se c'è qualcuno che ha smarrito la coerenza alzi la mano. Per tutto il resto ci sarà pure MasterCard, ma questo non ha prezzo.

Tuttavia, a quanto apprendiamo, la nota informativa fornita a giornali e alla CEI da un anonimo (che Il Giornale ha indebitamente investito dei crismi dell'ufficialità) era vecchia di anni. Tirandola fuori adesso viene confermata la subordinazione della testata che fu di Montanelli alla linea politica berlusconiana. Ma poco male: lo sapevamo già.

E pensiamo a Boffo, rappresentante di quell'organismo che dovrebbe essere religioso (la CEI) e che invece pretende sempre più di sostituirsi al legittimo governo dell'Italia. Non passa giorno senza che qualche pretuncolo dia lezioni di moralità a Berlusconi e soci, vuoi per questioni d'alcova, vuoi per questioni di immigrati. In particolare su quest'ultima linea la CEI e Avvenire hanno avviato una intera campagna di delegittimazione dell'operato italiano, volto a ripristinare una sia pur minima sovranità territoriale italiana. In questo senso hanno palesemente dimostrato la loro natura espressamente politica. Boffo parte già squalificato. Ma la sua figura è ancor più meschina e ridicola ora che sappiamo, grazie a Vittorio Feltri, che è il meno adatto per dare lezioni di moralità a chicchessia, visto che, fino a prova contraria, aveva relazioni con un altro uomo e minacciava la compagna di questo per via telefonica. La cosa grave, sia detto per inciso, non è che Boffo sia omosessuale. Il grave è che ciò è ampiamente in contraddizione con la linea della Chiesa, di Avvenire e della CEI sugli omosessuali.

Ora – se qualcuno aveva ancora il dubbio – sappiamo che anche tra la pretaglia vi sono degli ipocriti. Che siedono anche su poltrone ambite, come quelle dei direttori di giornale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il triste e pessimo teatrino dell'ormai decaduta classe politica italiana in collaborazione di ignoranti personaggi vestiti con la tonaca nera con il colletto bianco...
Emil