sabato 22 agosto 2009

Iran e Afghanistan: esempi di malafede mediatica

Molti di voi ricorderanno quanto le elezioni iraniane che hanno riconfermato nuovamente Ahmadinejad siano state, in Italia, la materia preferita di un vero e proprio esercito di sgherri armati di penna i quali, dietro il paravento falsamente pluralista dei giornali e delle TV, hanno fatto da cassa di risonanza alla propaganda israelo-americana, volta a descrivere il popolo iraniano come sottomesso alla tirannia di quello che è descritto come un estremista, fanatico e visionario, e tutta protesa a lodare e ad esaltare i novelli martiri della libertà iraniani che si sono riversati in piazza a protestare alla maniera della sinistra occidentale: aggredendo le forze dell'ordine, devastando negozi e vetrine, dando fuoco ai cassonetti etc.

In quel frangente furono diverse le voci che fecero notare che forse le manifestazioni di piazza anti-Ahmadinejad non fossero propriamente spontanee, e che molto probabilmente molte di quelle proteste, presentate dalla stampa come spontanee e pacifiche, erano manipolate da qualcuno dietro le quinte.

Ovviamente le accuse più scontate (delle vere e proprie “mannaie” ideologiche che si abbattono su chiunque osi fare delle considerazioni controcorrente rispetto al diktat del pensiero unico) furono quelle di antiamericanismo e di essere dei complottisti paranoici.

Ora anche i più scettici possono convincersi che coloro che avevano denunciato presunte intromissioni straniere in Iran non avevano visto sbagliato.

E' stata la stessa Hillary Clinton, in una intervista del 9 agosto scorso rilasciata alla rete CNN, ad affermare chiaramente che gli americani – utilizzando anche il famoso portale internet Twitter – avevano sostenuto l'opposizione anti-Ahmadinejad, che rifiutava di riconoscere onestamente una sconfitta elettorale
dove il Presidente iraniano aveva superato il suo rivale di ben 10 milioni di voti circa. Il tutto – ma questo la Clinton non lo dice – allo scopo di destabilizzare sempre più la società iraniana a discapito di Ahmadinejad stesso.

L'informazione italiana non ne ha fatto minimamente cenno.

Insomma: cambia la situazione economica, cambiano i governi, ma i metodi utilizzati dagli Stati Uniti sono sempre gli stessi. Bush o Barack Obama cambia poco. Ne prendano atto i soliti idioti che costantemente – alla elezione di qualunque Presidente americano appartenete allo schieramento dei democratici – cianciano di “nuovo corso”.

Cambiando scenario, se andiamo in Afghanistan notiamo come la solita stampa menzognera, sempre accondiscendente alle direttive della Casa Bianca, vorrebbe farci credere che le elezioni che lì si stanno tenendo in queste ore siano libere e democratiche.

Come se in una Nazione che soffre da diversi anni l'occupazione di una potenza straniera, la cui economia è a dir poco agonizzante, in cui il potere dei vari clan è di fatto la reale forza operativa sul territorio, vi possano essere elezioni libere e democratiche!

Poi conosciamo tutti la buona fede americana: è loro abitudine, dopo aver incenerito uno Stato, non intromettersi minimamente nella scelta dei candidati per le elezioni. Le quali non sono – come pensiamo noi maliziosi – delle elezioni farsa grazie alle quali gli USA si aspettano di sistemare i loro uomini al vertice statale, ma sono reali espressioni di potere e democrazia.

Sostanzialmente, quindi, si è riusciti da una parte nell'intento di far apparire Ahmadinejad – la cui vittoria è stata certificata anche dagli osservatori internazionali – come un dispotico tiranno, tacendo vergognosamente sui tentativi di destabilizzazione attuati dagli americani contro il suo governo; dall'altra si descrivono le elezioni afgane come elezioni democratiche...

Insomma: chiunque pensi che in uno Stato che subisce una violentissima occupazione militare da parte degli Stati Uniti vi possano essere delle elezioni libere, con candidati scelti democraticamente e non invece imposti dagli USA stessi, è un idiota, oppure in malafede. Indovinate a quale categoria appartengono i nostri giornalisti.

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