martedì 9 giugno 2009

Elezioni europee: una prima analisi

Una prima e veloce analisi delle europee mi fa pensare quanto segue.

Nonostante un vero e proprio sciacallaggio mediatico contro Berlusconi che, come al solito, sembra improvvisato a bella posta proprio per metterlo in difficoltà alla vigilia delle elezioni, il Governo di destra ha retto. E ha retto anche bene. Per negare questa evidenza la sinistra deve accontentarsi di far notare che si, ha vinto, ma non ha stravinto. Insomma: ci ha battuto, ma non ci ha umiliato. Contenti loro…

E si che a parere del sottoscritto Berlusconi ha rischiato seriamente di sbancare (prova ne siano l'enormità di preferenze, due milioni e settecentomila). Il calo – comunque lieve – del PDL si deve molto probabilmente a quella parte dell’elettorato destrorso che si è sentito “deluso” dai comportamenti di Berlusconi che la campagna di denigrazione messa in atto da una certa stampa (La Repubblica in prima fila) ha messo in risalto. Certo, il premier ci ha perso un po’ anche in coerenza. Tutto quello straparlare della famiglia, dei valori, della moralità, mal si coniuga con le ragazze nude che passeggiano per Villa Certosa. Ma che a destra (così come in tutto lo scacchiere politico) si predichi bene ma si razzoli male lo si sapeva già, anche senza guardare le foto che El Pais ha – molto scorrettamente – inserito sul proprio sito internet proprio alla vigilia delle europee.
Molto ha danneggiato la destra Gianfranco Fini; che, in questi ultimi mesi, ce l'ha messa tutta pur di apparire più a sinistra di Diliberto: antiberlusconismo mal nascosto, si ai diritti gay, lotta al razzismo e all'antisemitismo, solidarietà con gli immigrati. Il risultato è che una buona percentuale di chi un tempo votava Alleanza Nazionale si è affidata al nord alla Lega, al sud a Di Pietro (che, nonostante sia a sinistra, è ideologicamente di destra), con buona pace del tanto desiderato 45% da parte di Berlusconi. Quando qualcuno vi parla di Fini come "un buon politico", ricordategli questo particolare delle elezioni europee. Lungimirante Fini.

Gli italiani, o meglio quei pochi tra noi che sono andati a votare, per i quali le elezioni europee altro non sono che uno specchio di quelle nazionali, hanno privilegiato argomentazioni più attuali e più pratiche: la lotta all’immigrazione selvaggia che sta portando avanti questo Governo, e che sortisce qualche risultato positivo, è stato uno dei cavalli di battaglia che ha permesso alla coalizione di Governo di reggere.

Ma anche il PD deve esultare. Aveva rischiato, con quel genio di Dario Franceschini, di rimanere in mutande anche in Europa, e invece rimane solo 9 punti percentuale lontano dalla destra. Poteva andare anche peggio.

Guardiamo alla cosiddetta “area neofascista”. Fiamma Tricolore aumenta di poco la propria percentuale: per loro meglio aumentare, anche se di poco, che diminuire. Stupisce invece lo scarso risultato della Destra, dei Pensionati e del Movimento per l’Autonomia: era previsto qualcosa di più.

A sinistra, invece, rimangono intorno al 3% sia i Comunisti di PRC e Comunisti italiani, sia Sinistra e Libertà di Vendola. Se tale risultato è scadente per PRC e Diliberto, è confortante per una formazione, come Sinistra e Libertà, relativamente nuova e che si proponeva come una sinistra nuova, lontana dal vecchio carrozzone rosso. La scelta, evidentemente, ha pagato.

Ma, al di là di tutto, stupisce il fortissimo dato di astenuti: circa il 60%. Ciò significa che a votare sono andati molto meno della metà degli aventi diritto. Segno di un sistema politico sporco e corrotto, che allontana sempre più elettori?

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