martedì 21 aprile 2009

Thule-Toscana.com e Ahmadinejad: un punto in comune

Che cosa c’entra il sito Thule-Toscana.com, che è stato chiuso dall’autorità giudiziaria allo scopo di fermare la diffusione delle idee revisioniste, e la Conferenza contro il razzismo che si è tenuta ieri a Ginevra? C’entra, c’entra…

Partiamo dal sito. Sono tanti, in special modo sulla rete internet, coloro che esultano per questa operazione di censura ideologica. Qualche lettore mi fornisce anche qualche collegamento internet, dove si esulta pubblicamente delle vicissitudini che accadono al gestore del sito. Esultare e gioire che il gestore di un sito a noi scomodo – peraltro non un grosso editore oppure un personaggio importante, ma una persona comune, che metteva insieme, sul suo sito, del materiale storico – venga incriminato per istigazione all’odio razziale, il suo sito oscurato, la sua credibilità portata sotto lo zero, la sua casa svaligiata perfino dei suoi libri (ma non erano i nazisti a bruciare i libri e a sequestrarli?) è un’azione indegna, che dovrebbe ricoprire di infamia chi la compie. Gioire delle sfortune altrui non si fa: prima che essere “peccato”, o “intellettualmente scorretto”, è proprio di cattivo gusto. Lo insegnava la mamma. Tali personaggi, se non fossero la testa d’ariete dell’intero sistema, dovrebbero essere posti all’attenzione dell’opinione pubblica come individui spregevoli e senza ritegno. Ancor più se pensiamo che c’è un procedimento in corso dal quale, almeno in teoria, si può anche uscire innocenti. Invece c’è chi si diverte a descrivere il gestore di Thule-Toscana.com come uno che ha la bandiera con lo swastika sopra la testa del letto. Mi risulta che non sia vietato, dall’ordinamento italiano, tenere una bandiera che si richiama ad una qualsiasi ideologia su un muro di casa. Però questo è un particolare che fa molto criminale, violento, antisemita, e via dicendo….

Ahmadinejad dimostra, ancora una volta, di essere uno dei pochi punti di riferimento (forse l’unico) degli uomini liberi di questa terra. Si è presentato alla conferenza e, ancor prima di aprire bocca, è stato subissato da una valanga di critiche e di insulti. Il suo peccato? Ma partecipare alla manifestazione, ovviamente. Insomma: si fa una conferenza per deprecare il razzismo in tutte le sue forme, e poi si vorrebbe anche vietare ad Ahmadinejad di parteciparvi. Perché? Perché ha messo in dubbio l’autenticità dell’olocausto e perché ha espresso la profezia dell’Ayatollah iraniano, che ha affermato che se Israele continuerà con questa politica di aggressione e di destabilizzazione dell’area mediorientale rischia di restare isolato e di mettere in forte pericolo la sua stessa esistenza. Il che dimostra già da ora due cose: 1) che l’olocausto è una vera e propria religione in nome della quale si condanna non solo chi nega pubblicamente i suoi dogmi, ma anche chi non afferma pubblicamente la propria fede; 2) che anche la Conferenza di Ginevra non voleva essere una seria discussione sul razzismo, ma solo un po’ di fumo negli occhi, un’occasione per i potenti della Terra per incontrarsi, scambiarsi qualche frasetta e pronunciare qualche dichiarazione di circostanza.

Scrivevo: che cosa c’entra Ahmadinejad alla conferenza sul razzismo con Thule-Toscana.com? C’entra perché hanno in comune un elemento: la messa in discussione del potere costituito e delle verità storiche che si vogliono acquisite ed intoccabili. Allo stesso modo in cui Thule-Toscana ha dato spazio ad una voce che vive nella semi-clandestinità, il revisionismo, Ahmadinejad è stato il solo, a Durban 2, che ha avuto il coraggio di parlare chiaramente di Israele. Quello Stato, vale a dire, che già nella sua stessa caratterizzazione di “Stato ebraico” ha in se i germi della discriminazione razzista (il meticciato lo lasciano a noi goym); che attua da più di 60 anni una politica di annichilimento e di sopraffazione ai danni della popolazione palestinese autoctona; che ha mostrato di avere in spregio non solo la vita di un popolo nei confronti del quale, in base ai regolamenti interstatali, è responsabile in quanto esercito occupante, ma anche e soprattutto delle istituzioni internazionali, disattendendo più di 70 risoluzioni delle Nazioni Unite, arrestando impunemente gli ambasciatori dell’ONU come Richard Falk; sparando – nell’ultima esercitazione al poligono di tiro di Gaza – anche sulle ambulanze e sul personale sanitario internazionale che si affannava a portare aiuto alla popolazione palestinese, inerme vittima dei cannoneggiamenti israeliani; uno Stato che nega ai palestinesi il diritto al ritorno sulle loro terre dalle quali sono stati violentemente cacciati; uno Stato che finanzia e sostiene apertamente organizzazioni volte alla distruzione economica, ma specialmente politica e personale, di quelle persone - siano queste politici, militanti o semplici civili attivisti – che “osano” criticare Israele per i propri crimini tacciandole come antisemite.

Ora: come chiamare uno Stato del genere? Ahmadinejad lo ha detto, suscitando l’ira dei delegati che hanno abbandonato uno ad uno la conferenza. Non risulta che i delegati abbiano mai abbandonato alcuna conferenza o alcuna riunione mentre Israele si diverte con il tiro a segno sui bambini palestinesi; mentre costruisce abusivamente città nelle quali sistemare i nuovi coloni; mentre impedisce ai pescatori palestinesi – che in teoria dovrebbero poter pescare fino a 15 miglia dalla costa – di allontanarsi dalle loro coste anche solo di 2 miglia; mentre rade al suolo le case dei civili, e così via. Ora pensateci voi: come chiamereste uno Stato del genere? Come chiamereste dei personaggi che chiedono l’arresto di un uomo che si è semplicemente limitato a inserire sul proprio sito materiale storico che contraddiceva qui e lì la vulgata ufficiale olocaustica? Come chiamereste un’Europa che, con la scusa di combattere il razzismo, cerca di mettere a tacere tutte le voci scomode con violente campagne di stampa e di boicottaggio?

Ginevra come la Toscana: laddove qualche voce libera riesce a sovrastare, anche solo per un attimo, il coro del politicamente corretto, ecco che il sistema di repressione parte subito, efficiente e senza alcun intoppo.

6 commenti:

paolo ha detto...

ciao Andrea,ormai tutti accusano l'iran di essere un paese antidemocratico,ma a Durban gli unici paesi a comportarsi in modo antidemocratico sono stati israele gli stati europei e gli usa.Una regola fondamentale della democrazia è quella di ascoltare il parere di tutti in modo civile e costruttivo e di anallizzare le questioni in modo razionale,ma invece ahmadinejad è stato fischiato prima che iniziasse il discorso la sua conferenza è stata disturbata dai soliti buffoni di turno e per finire il democraticissimo occidente ha lasciato l'aula senza neppure ascoltare.ancora più grave è il fatto che un presidente venga trattato come un pazzo offendendo cosi un'intero paese.ma in fondo la tanto acclamata democrazia è questo basti pensare alle guerre del vietnam,iraq,afhanistan all'europa distrutta dai democratici bombardamenti americani(democratici perchè hanno ammazzato tutti senza distinzioni:vecchi,bambini,donne)si pensi a guantanamo alle torture di norimberga a gaza e alle leggi liberticide poi ricordiamo che tanti paesi hanno invece applaudito il discorso di amhadinejad ma la democrazia ci insegna che la ragione sta solo dalla parte dei prepotenti.

Andrea Chessa ha detto...

Sottoscrivo in pieno.
Già il fatto che in nome della democrazia si impedisca ad Ahmadinejad di parlare ti dice tutto su questa presunta democrazia.
Il problema è uno: ha toccato un tabù, quello di Israele come Stato terrorista e razzista. Tutti sanno che è vero, ma devono continuare a recitare il copione. Goym, appunto.

Anonimo ha detto...

W Ahmadinejad uomo libero
di fronte a tanti schiavetti(leggi politicanti
occidentali).
Al presidente iraniano vengono
mosse accuse orribili:negazionista,razzista,guerrafondaio,pazzo,etc..
però se andiamo a vedere chi fa
le guerre,chi invade altre nazioni,chi spara sui civili inermi...
Avete capito di quali nazioni parlo no?
;)

Andrea Chessa ha detto...

Ma certo. Il trucco dei democratici è proprio questo: zittire, in nome della democrazia, chi non la pensa come loro. In democrazia possono parlare tutti, ma solo se hanno da dire le stesse cose dei potenti. Il brutto è che Durban II poteva essere una buona occasione per denunciare i crimini di quello Stato-canaglia che di nome fa Israele... e invece tutti zitti.
La domanda è quella: perchè i governanti occidentali - sempre alla ricerca del consenso delle proprie popolazioni - sono così compatti nel difendere Israele, cosa che li espone al biasimo dei loro concittadini?

Waa359 ha detto...

Grazie per le tue parole!
E

la battaglia continua !

Andrea Chessa ha detto...

In alto i cuori.

Un saluto