venerdì 2 gennaio 2009

Ebreo antisemita?

Riprendo un aggiornamento, che mi arriva proprio in questo momento sul bollettino dei militanti, riguardante le stragi che la popolazione palestinese sta subendo da parte dello Stato-pirata di Israele. A parlare dalle pagine de La Stampa non è un pericoloso fascista sovversivo, bensì Richard Falk, l’ambasciatore americano a cui è stato impedito per sempre di rientrare in Israele a causa delle sue critiche alle politiche dello Stato sionista nei territori occupati. Legga da se il lettore quello che dice Falk, e si chieda se non è lo stesso che noi del MFL denunciamo da sempre. E si chieda anche se non si possano classificare come immotivate e frutto di una abissale ignoranza le recenti dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, sul fatto che chi contesta Israele in realtà maschera il proprio antisemitismo. Invece le parole di Falk sono sincere, sia quando parla del vero obiettivo di Israele (impedire, di fatto, la nascita di uno Stato palestinese ed annettere unilateralmente ed in via definitiva tutti i territori occupati), dei massacri che questo compie da decenni nei confronti di una popolazione stremata ed inerme, sia quando esprime i suoi dubbi sul fatto che la politica nei riguardi di Israele - da parte del neo Presidente degli USA Barack Obama – possa cambiare in meglio. Ma mentre per noi hanno delle leggi speciali e un sistema fondamentalmente basato sulla repressione del dissenso, quale accusa si leverà mai contro Falk, visto che è difficile, o quanto meno paradossale, accusare un ebreo di antisemitismo?

"IO, INVIATO DELL'ONU CACCIATO DA ISRAELE PERCHE' DICO LA VERITA'"
Da "LA STAMPA" di venerdì 2 gennaio 2009
Il relatore speciale per i diritti umani dell`Onu, Richard Falk, fermato e cacciato qualche settimana fa da Israele, nonostante le credenziali del Palazzo di Vetro, dice:
«Mi hanno impedito di denunciare la grave violazione dei diritti umani nei territori occupati. E le conseguenze le paga la popolazione civile palestinese».
Ma Israele non si sta difendendo?
«La risposta di Israele ai presunti attacchi di Hamas non è giustificabile. Il rapporto tra le vittime israeliane e quelle palestinesi è assolutamente sproporzionate. Da parte di Gerusalemme c`è stata una aggressione che ha portato a una serie scioccante di atrocità compiute con armi moderne contro una popolazione inerme che già sopporta da mesi un duro embargo».
Perché usa la parola presunti?
«Perché non si capisce qual è il legame tra la Jihad e il movimento palestinese».
Vuol dire che ci sono infiltrazioni terroristiche che Hamas non controlla?
«Hamas era pronto a rinnovare il cessate il fuoco. Israele ha ignorato questa ipotesi e ha continuato l`opera di taglieggiamento degli aiuti umanitari provocando una risposta con i lanci di razzi. Sospetto che la responsabilità di questi tiri non sia di Hamas ma di elementi fuori controllo della Jihad. Il problema è capire che legame c`è tra la Jihad islamica e Hamas. Di fatto Israele ne ha approfittato per condurre un attacco che rappresenta una violazione degli accordi di Ginevra, e il bilancio delle vittime civili lo dimostra».
Crede che ci sia un legame tra ciò che è successo a lei due settimane fa e la guerra in atto?
«Non penso che ci sia un legame diretto. Ma sicuramente il fatto che mi sia stato impedito di entrare a Gaza e l`essere stato trattenuto all'aeroporto Ben Gurion per venti ore e poi rispedito a casa fa parte di una strategia di Israele volta a impedire alla comunità internazionale di sapere cosa sta succedendo a Gaza».
Che cosa è successo quel pomeriggio di metà dicembre?
«Arrivato alla dogana di Tel-Aviv, un funzionario del ministero degli Interni israeliano mi ha detto che la mia visita non era gradita, nonostante avessi un mandato dell'Onu. Era una direttiva del ministro degli Esteri, sono stato portato in un ufficio dove vengono radunate le persone da deportare. Ero con altri cinque uomini. La mattina seguente sono stato imbarcato su un aereo diretto verso gli Stati Uniti».
Israele nasconde qualcosa?
«Vuole evitare che la comunità internazionale conosca le violazioni dei diritti umani e teme le ripercussioni che questa rivelazione potrebbe avere dal punto di vista mediatico».
Qual è la situazione a Gaza adesso?
«Disperata. Il 46 per cento dei bambini soffre di polmonite dovuta alle polveri dei bombardamenti e l`80 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro ai giorni».
Quello che le è successo era mirato?
«Direi che mi hanno riservato un trattamento speciale, probabilmente per il mio passato. Ma di fatto è la prima che volta che hanno adottato una misura di questo genere con un inviato in possesso di un mandato conferito dall'Onu».
Qual è l`obiettivo di Israele?
«Demolire l`ambizione di Hamas di rappresentare il popolo palestinese e impedire la lotta contro l`occupazione dei territori. In secondo luogo Israele vuole indebolire le ambizioni dei movimenti integralisti a Gaza e in Cisgiordania. Di fatto è un comportamento inaccettabile dal punto di vista dei diritti umani e delle leggi internazionali».
La nuova amministrazione americana potrà cambiare le cose?
«Non sono ottimista. L`orientamento in questo Paese e soprattutto di Washington è così incondizionatamente a favore di Israele da rendere difficile anche per un governo più liberal come quello di Obama di mettere in discussione la politica di Israele».
Si sente di mandare un messaggio allo Stato ebraico?
«Vorrei che il governo israeliano riconoscesse che la sua politica a Gaza non ha nulla a che fare con la sicurezza e che è sarebbe giusto cambiare l`approccio sull'occupazione della Palestina. Trovare una soluzione a un conflitto che per sei decenni ha visto Israele invadere e ha devastato la popolazione palestinese. E` questo il mito che infiamma i fondamentalismi e alimenta il terrorismo».
Proverà a tornare a Gaza?
«Il problema non è se torno a Gaza, ma è come convincere Israele a cooperare».


Fonti: Gruppo Yahoo Militanti MFL
www.lavvocatodeldiavolo.biz

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Le famiglie palestinesi hanno in media 4 figli quelle israeliane 1 o 2 fra 30 anni la popolazione araba radoppiera e cosi lo stato di israele ha deciso umanamente di frenare la crescità demografica: gli hanno costruito intorno un muro(tipo muro di berlino)e poi li hanno bombardati.

Andrea Chessa ha detto...

Non per niente le dichiarazioni degli israeliani per quella che chiamano "emergenza demografica" non sono particolarmente rassicuranti nei confronti dei palestinesi... Nel silenzio del mondo occidentale, ovviamente.

Anonimo ha detto...

non si può parlare male del popolo eletto da dio del popolo superiore

Anonimo ha detto...

Fa piacere vedere
che un ebreo si scagli
contro il sionismo.
Solidarietà a lui,una
mente libera.

Andrea Chessa ha detto...

Ebreo che rappresenta la delegazione ONU per i diritti umani. Quell'organizzazione, cioè, che gli israeliani non si son fatti scrupoli di bombardare. mentre i politici italiani, gli unici in tutta Europa a dimostrare più realismo del RE, mostravano striscioni del tipo "Con Isreale per la pace"... che vergogna.