mercoledì 30 aprile 2008

Facce da culo

Le elezioni di Camera e Senato, nonché di alcune delle più importanti città italiane, si sono concluse già da qualche giorno. Il sottoscritto, e altri del suo gruppo, si sono volutamente astenuti dal commentare e seguire le elezioni, portando avanti la campagna di astensionismo di Fascismo e Libertà, proprio perché spettatori imparziali della contesa destra-sinistra, convinti come eravamo e come siamo che, a prescindere dal vincitore, ben poco cambierà sia in politica interna ( stessi abusi della casta mafiosa e parassitaria, stessa delinquenza per le strade, stessa insicurezza e impunità regnante in tutto il Paese, stesse logiche di potere e di accaparramento di ASL, enti pubblici, uffici provinciali e regionali… ), sia in politica estera ( stessa identica sudditanza a sionisti e americani, e conseguente avversione anti-musulmana ), sia, più in generale, relativamente al problema Paese nel suo insieme. Il centro-destra ha fatto man bassa: netta vittoria sul piano nazionale, netta vittoria a Roma, l’ultimo avamposto dei sinistri. Come accade per ogni elezione sociologi, politologi, giornalisti, pseudo-intellettuali nonché i blogger sinistri si sono dedicati ad analizzare e a discutere le cause della sconfitta della sinistra. E quindi vai che ce n’è con l’analisi sociologica sulla vittoria della Lega, sul vento che tira da destra, sulle percentuali di indecisi e di schede bianche come indici di presunti abbassamenti culturali del popolo italiano, e così via. Per carità: analisi giustissime, spesso condivisibili, con quantità di dati, di spiegazioni, di analisi e di raffronti statistici. Non lo mettiamo in dubbio. Tutto questo popò di roba, alla fine, per molti sinistri dimostra una cosa: che il popolo italiano si è rincoglionito, è diventato più rozzo, più incivile, più ignorante, più facilmente vittima delle flatulenze demagogiche del Bossi e del Berlusca, e così via. Insomma, l’ampia disamina socio-politico-culturale alla fine sostiene la tesi che solo delle persone estremamente arroganti, convinte di avere esse sole il monopolio della cultura, della sensibilità e dell’intelligenza umana possono avere il coraggio di dire: se una intera popolazione vota sinistra allora gli italiani vanno incensati e premiati, ma se vota gli altri allora tutti gli italiani sono degli emeriti idioti. E’ semplicemente geniale. A costoro le vere cause della sconfitta non passano neanche per la testa. Non hanno perso perché mentre la gente ha paura di uscire di casa perché ha le strade invase da ladri, tossici, assassini e pattume umano di simil tenore loro straparlano dei DI.CO., dei PACS, dell’equiparazione delle coppie di fatto e simili, certamente problemi molto lontani – tranne un ristretto numero di elettori – rispetto alle emergenze più gravi sulle quali la Destra ha invece condotto la sua campagna elettorale. Non hanno perso perché loro proclamavano di essere il nuovo, e nel mentre imbarcavano sul carrozzone personaggi ampiamente imparentati col precedente governo. Non hanno perso perché mentre la gente chiedeva sicurezza per le strade loro continuavano e continuano a propagandare la piena tolleranza per tutti i delinquenti e la feccia che popola le strade nostrane. Più varie ed eventuali. Al sottoscritto resta un dubbio: e se avesse vinto la sinistra? Già me le immagino le bandiere rosse per le strade, i ritratti di Stalin e compagnia “bella”, le lodi al popolo italiano per essersi instradato sulla strada della democrazia e del progresso di contro alla nostalgia neo-fascista delle destre. ( Che c’è, sicuramente, ma è solo una nostalgia di facciata, buona per i gonzi, dato che la destra attuale rappresenta tutto ciò che il Fascismo ha combattuto e per il quale è morto sull’altare della seconda guerra mondiale: i poteri della massoneria, del sionismo, del capitalismo. )
Come chi ci conosce avrà sicuramente potuto appurare, noi non stiamo a destra, anzi ce ne teniamo ben lontani. Tuttavia non ho alcuna difficoltà ad ammettere che, come ci sono persone di sinistra meritevoli, intelligenti e colte, allo stesso modo ce ne siano a destra. Non nutriamo nessuna fiducia sul futuro, ritenendo destra e sinistra due facce della stessa patacca, e non nutriamo nessuna fiducia negli italiani, avendo gli stessi dimostrato di avere un livello culturale, morale e di valori civili generalmente assai basso. Come italiani, però. Quantomeno non abbiamo la faccia da culo di tirare fuori i difetti degli italiani a comando, o per aiutare una parte politica ( che è riuscita, col governo Prodi, nella difficilissima impresa di far rimpiangere il governo berlusconiano ). Solo chi ha la faccia come il culo può fare simili sconcezze. Ci rimane un’unica consolazione: che i rappresentanti delle facce da culo sono stati finalmente esiliati dal Parlamento. Adesso pure loro rischiano di dover andare a lavorare, e magari rinunciare ai grossi emolumenti parlamentari che, da gran facce da culo, non hanno mai tentato di abrogare, o di modificare. Ma, essendo delle gran facce da culo e potendo contare su un buon sostegno delle facce da culo come loro, non ho dubbi che se la caveranno sicuramente bene.

Andrea Chessa

martedì 29 aprile 2008

Immortale


Benito Mussolini. Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 - Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945

sabato 26 aprile 2008

Viva la Resistenza. Quella vera

Ogni anno, quando si avvicina il 25 aprile, i gendarmi della memoria propagano, su giornali, riviste e tv, le solite menzogne che gli italiani sono costretti a sorbirsi ormai da decenni. In questo periodo, colui che non ha portato ancora il suo cervello alla rottamazione, è costretto annualmente ad impallidire per la capacità dei gendarmi di fare quello che neanche il più originale dei Goebbels avrebbe anche solo potuto lontanamente concepire: ecco quindi che la sconfitta militare diventa grande vittoria, l’invasione straniera “liberazione”, gli Alleati del giorno prima cattivi ed invasori, i vigliacchi che sparano a tradimento improvvisamente assurgono al grado di “partigiani liberatori”. Certamente, la Storia la scrivono i vincitori, e i vinti devono tacere. Ma non è detto che i vinti debbano tacere per sempre.
Ogni anno, nei cuori di coloro che non hanno tradito, il 25 aprile diventa uno dei tanti spunti di riflessione per constatare la totale degradazione morale, spirituale e politica della Patria. E’ una degradazione che parte da lontano: comincia con la seconda guerra mondiale. E’ la guerra dell’Occidente che un tempo era Europa e non Stati Uniti d’America, del valore e dell’onore che chiamano a raccolta i più giovani spiriti europei per la creazione dell’Ordine Nuovo di Patria, Onore, Fedeltà, Tradizione ( che non è conservatorismo ), è la guerra del sangue contro l’oro. L’umiliazione italiana, l’inizio della discesa comincia da lì. Dalla vergogna dell’otto settembre, giorno in cui l’alleato di ieri diventava il nemico di oggi; dai partigiani che, a guerra finita, scendono dalle montagne per sparare alle spalle contro un nemico già sconfitto: non guerra civile, ma vendetta cieca e sadica; dagli Italiani che acclamano i “liberatori” contro i quali hanno combattuto fino al giorno prima; dai corpi senza vita di due amanti sputati, aggrediti, violati; dai Fascisti che sparano e distruggono le effigie del Duce e dell’Italia Fascista che avevano acclamato fino al giorno prima.
Accanto a questi esempi la seconda guerra mondiale fu il banco di prova in cui i Fascisti misero a prova la loro fede. E tante furono le occasioni di onore, di gloria, di disinteressato eroismo. Come non ricordare con commozione i camerati che lì, tra quelle fangose trincee persero la vita? Sono immagini nebulose, lontane, eppure ancora vive e dolorose per chi ama la sua Nazione e la propria gente, per chi sente quel sacrificio nel cuore, lontano dalle squallide celebrazioni resistenziali.
Ad Ardea, a Pratica di Mare, i Fascisti della Folgore si immolano fino all’ultimo uomo per contenere l’avanzata dell’invasione. Partono più di mille, ne resteranno meno di 50.
Nel Lazio le SS Italiane, pur di tenere il fronte, vengono letteralmente dimezzate, e ancora, nella loro ritirata, sparano le loro ultime cartuccie contro il nemico.
In Russia, nelle gelide steppe comandate dal generale Inverno, i camerati dell’ARMIR compiono atti di puro eroismo e di valore assoluto. A questa triste mattanza fa seguito il bollettino n°630 del Comando Militare Sovietico: “Unicamente il Corpo Alpino d’Armata Italiana deve considerarsi imbattuto sul suolo sovietico”.
Mentre l’Europa, questo gigante di milioni di Fascisti e Nazionalsocialisti europei, cade e agonizza in un incessante rogo di bombe, in una mattanza totale e sanguinosa contro le plutocrazie occidentali, i Russi entrano in Germania. I liberatori cominciano subito con quello che sanno fare meglio: stuprano, uccidono, saccheggiano. Anche le bambine vengono ripetutamente violentate, stuprate e dilaniate. Davanti a questa strage la volontà di resistenza dei tedeschi si fa incrollabile: si mobilitano tutti gli uomini dai sedici ai sessanta anni, si preparano le micidiali V1 e V2, si aumenta la produzione bellica. I Russi hanno violato il Reich, lasciando dietro di loro montagne di morti, di stupri, di crimini, eppure la culla della riscossa europea, la Germania, non crolla. I Russi arrivano a Berlino, strada per strada, casa per casa, fino al bunker del Fuhrer. E’ qui che i camerati della SS Charlemagne, i monaci tibetani, le donne tedesche si avventano con disperata furia sui carri armati. E’ una mattanza dolorosa, incalcolabile, commovente e coraggiosa: è l’estremo atto della Germania che non cade e che non si arrende. E’ qui che migliaia di camerati europei sacrificano la propria vita. E’ qui che, tra le raffiche dei mitragliatori e le bombe che cadono a grappolo, si sente il grido dei giovani hitleriani, tredicenni eppur già uomini: “Continueremo a lottare / anche fino a quando il mondo intorno a noi cadrà in pezzi”. La bandiera sovietica della falce e martello splende sulla Cancelleria Tedesca. Il Fuhrer, che è rimasto a Berlino nonostante gli innumerevoli consigli per la sua sicurezza personale, si è già sparato alla tempia. All’ufficiale che, poco prima del gesto gli chiederà “Per chi combattiamo noi adesso?” il Fuhrer Adolf Hitler risponde. “Per l’uomo che verrà”.
In Italia, nel frattempo, sono arrivati gli americani. Hanno cominciato dalla Sicilia, incontrando nessuna resistenza nonostante buone postazioni e buoni armamenti permettessero agli italiani perlomeno di contenere l’avanzata a stelle e strisce, e cominciano a risalire tutto lo stivale. Vittorio Emanuele III, resosi conto del cambio di vento, detronizza Mussolini per sostituirlo col massone Badoglio. Scappa poi, seguito da un codazzo di ufficiali che si affollano davanti alla sua nave, ciascuno reclamando un proprio posto per la fuga: è una delle pagine più tristi e più disonorevoli dell’intera Storia italiana. Per chi è orgoglioso della sua Patria, ricordare questi momenti spinge a vergognarsi di esserlo.
Gli americani salgono tutta l’Italia, si affacciano minacciosi al nord. E’ qui che Pavolini, uno degli uomini più risoluti del Fascismo, organizza le squadre d’azione per l’estrema difesa delle ultime postazioni. Le priorità sono la ridistribuzione delle terre ( si concretizza la socializzazione delle imprese ), il funzionamento delle fabbriche, il contenimento dei sabotaggi e della guerriglia partigiana, la difesa del Duce, liberato da Skorzeny sul Gran Sasso: è un’altra dimostrazione di amicizia di Hitler. Nella tragedia finale c’è la Valtellina, l’estremo sacrificio dei camerati italiani: se il Fascismo deve cadere, allora cadrà gloriosamente. Ma c’è ancora da combattere: è alla RSI e alle Brigate Nere che spetta il compito di difendere l’italianità dell’Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia.Nonostante la sentenza del Tribunale Supremo Militare ( 1954 ) questi uomini non sono ancora inequivocabilmente riconosciuti militari belligeranti.E' nelle rughe di queste terre che uomini, bambini, donne e sacerdoti cadono per sparire nel niente. E' la tragedia delle foibe. Voluta dai partigiani di Tito, aiutati da quelli italiani.
Chi non può combattere, chi non accetta di vivere in un mondo di rovine, sceglie l’estremo sacrificio, il più sofferto, il più personale: il suicidio. E’ Manlio Morgagni, il Direttore della Stefani, che lascia scritte queste parole: "Mio Duce! L'esasperante dolore di italiano e di fascista mi ha vinto! Non è atto di viltà quello che compio: non ho più energia, non ho più vita. Da più di trenta anni tu, Duce, hai avuto tutta la mia fedeltà. La mia vita era tua. Ti ho servito, un tempo, come amico, ho proseguito a farlo, con passione di gregario sempre con devozione assoluta. Ti domando perdono se sparisco. Muoio col tuo nome sulle labbra e un'invocazione per la salvezza dell'Italia. Morgagni". Bagliori accecanti e dolorosi, in cui il nome dell’Italia esce pulito.
I partigiani scendono dai loro nascondigli sui monti: la guerra è finita, può cominciare la mattanza. E’ il preludio di un vero e proprio “genocidio politico” che continuerà fino a dopo gli anni’50 e che passa per i camerati di Oderzo, o per i giovani fascisti della prigione di Schio, ampiamente conosciuti da decenni ma che qualche giornalista sinistrorso, in vena di un po’ di pubblicità, finge di spolverare adesso.
Milioni di camerati, cementati dalla fede Fascista, hanno combattuto nelle trincee la guerra che ha deciso i futuri assetti dell’Europa e del mondo. Coloro che oggi stuprano l’Iraq e l’Afghanistan, che sostengono l’unico Stato canaglia del Medio Oriente, il terzo o quarto esercito del mondo, che si appropria di terre altrui, sterminando un intero popolo in nome della sicurezza, hanno già incenerito l’Italia, Dresda, Amburgo, Montecassino, Hiroshima e Nagasaki. Coloro che ancora oggi piagnucolano per una guerra al cui scoppio essi stessi contribuirono fattivamente, nel 1944, per bocca dell’ebreo Ilija Ehrenburg, così parlavano: “Soldati dell’Armata Rossa! Prendete le donne tedesche, umiliate il loro orgoglio razziale!”: fu senza dubbio un incitamento che venne preso molto sul serio.
Contro la mistificazione di oggi, l’ipocrisia, la commozione a comando, l’intimidazione dei gendarmi della memoria, come devono porsi i Fascisti oggi? Cominciamo a cantare: “Continueremo a lottare / anche fino a quando il mondo intorno a noi cadrà in pezzi”.

Andrea Chessa

martedì 22 aprile 2008

Carlo Gariglio - Anno nuovo, farsa nuova

Ed eccoci nuovamente qua, pronti per nuove elezioni politiche… L’ennesimo governo farsa è caduto e l’ennesima elezione farsa si sta avvicinando. Certo, non possiamo che essere contenti della sparizione, speriamo definitiva, dell’incapace Romano Prodi e della sua eterogenea corte dei miracoli; pur di arrivare al potere avevano messo insieme un Circo Barnum che andava dai baciapile della ex DC ai terroristi rossi pescati dalle fila di noglobal e centri sociali vari, passando per squallidi travestiti come Luxuria… Non potevano durare e non sono durati, ma la soddisfazione per la loro fine è di breve durata, poiché non esiste alcuna fondata speranza di vedere all’orizzonte una qualche forma di governo per noi auspicabile. Il vezzo di dirsi tutti innanzi tutto antifascisti ci impedisce ogni possibile partecipazione a queste elezioni, a meno che non si sia pervasi da insano spirito masochista e non si voglia comunque operare una scelta fra antifascisti di destra ed antifascisti di sinistra…
Chi ha ancora l’ardire di proclamarsi Fascista in pubblico (in privato lo fanno in molti, salvo poi smentire dopo la prima polemica) dovrebbe anche avere la necessaria dignità per non contribuire con il suo voto al successo di un gruppo politico che fa dell’antifascismo una bandiera… Anche se il condizionale è d’obbligo, dato che molti dei “nostri”, persino nel MFL, finiscono poi con il votare per qualcuno, magari per un’anacronistica paura dei comunisti o perché si fanno menare per il naso da quanti, con astuzia, si limitano a criticare il Fascismo in alcuni suoi aspetti salvandone altri…
Noi del MFL, unici in Italia rimasti a dirci apertamente Fascisti, nonché nazionalsocialisti, non ci recheremo a votare per nessuno, neppure per quei partitini della cosiddetta “destra radicale” che, con squallida faccia tosta, si fingono Fascisti quando ci si trova a bere e mangiare in qualche trattoria di Predappio, salvo poi operare mille smentite ed altrettanti “distinguo” quando si ritrovano di fronte ad un giornalista della carta stampata o della TV.
Del resto, l’attuale campagna elettorale si può definire, con ottime ragioni, una delle più squallide della storia repubblicana… La legge elettorale, definita da tutti una “porcata”, non è stata modificata, e consentirà a chi vincerà anche di un sol voto di avere il 55% dei deputati alla Camera… Alla faccia della democrazia e della rappresentatività del voto!
Rimangono invariati anche gli sbarramenti in stile mafioso, che impediranno a quanti non raggiungono il 4% a livello nazionale di essere rappresentati alla Camera, ed a quanti non raggiungono l’8% in alcuna Regione di essere rappresentati al Senato… Regole che, ovviamente, valgono solo per quanti non cedono al meccanismo della coalizione, perché chi si presenta unito ad altri vedrà dimezzarsi lo sbarramento… In poche parole, Di Pietro e la Lega potranno andare in parlamento superando solo il 2% alla Camera ed il 4% a livello regionale al Senato, mentre gli altri dovranno ottenere il doppio dei voti per avere gli stessi rappresentanti… E meno male che si straparla tanto di “sovranità popolare”!
Ma anche prescindendo da questa iniqua legge elettorale, che consente ad illustri sconosciuti di presentarsi alle elezioni senza raccogliere firme grazie alle dichiarazioni di appoggio di parlamentari in carica (è il caso di Ferrara, dei Liberali, dei comunisti d’accatto della sinistra critica e forse di altri…), lo spettacolo offerto dai contendenti presenta vertici di squallore difficilmente immaginabili…
Centro destra e centro sinistra si sono sfasciati, con litigate e toni rissosi degni di un’osteria di quart’ordine… Gli ex DC, già divisi fino allo scorso anno, sono ora ancora più divisi, con sigle e siglette che spuntano per ogni dove: Rosa Bianca, UDC, UDEUR, DC per le autonomie, DC di Pizza e Sandri… E stiamo parlando solo delle sigle maggiori e più note.
Spiccano come al solito, per il loro squallore, Fini e Veltroni, l’uno mai stato Fascista, l’altro mai stato comunista… Il buon Fini, dopo avere dichiarato che il PDL di Berlusconi era una pagliacciata e che con il cavaliere aveva chiuso, si è affrettato a tornare all’ovile, forse temendo di vedere i voti della sua AN erodersi a causa della scissione capitanata da Storace e soci… Il mitico Veltroni ha deciso di presentarsi come il nuovo della politica con il suo PD… Un nuovo che vede fra i suoi attori personaggi come Prodi, Bassolino, Iervolino, Rosi Bindi, Mercedes Bresso, Sergio Chiamparino… Ovvero, ex PCI ed ex DC che fanno politica da mezzo secolo! Senza contare il fatto che proprio Veltroni viene da una ormai rinnegata militanza decennale nell’ex PCI, passando per la Federazione dei Giovani Comunisti e la direzione del quotidiano “L’Unità”…
Quello che però crea più disgusto fra gli elettori pensanti è il clima da “tutti contro tutti” che si è venuto a creare con le scissioni più o meno veritiere degli ultimi tempi… Veltroni finge di rompere con la sinistra estrema degli orfanelli di Stalin, ma lo fa solo a livello nazionale, mentre per le elezioni amministrative ripropone le stesse alleanze che hanno messo in ginocchio l’Italia negli ultimi anni; più o meno la stessa cosa la fa Berlusconi, che rompe con l’UDC ma non disdegna alleanze con la stessa in Sicilia e probabilmente in altre località. Ci si sputa addosso nelle tribune politiche per le elezioni politiche, ma si va d’amore e d’accordo in quelle delle elezioni amministrative… Degno della Repubblica Italiana antifascista nata dalla resistenza!
Dal canto loro anche i compagnucci nipotini di Stalin contribuiscono a rendere sempre più stomachevole il panorama politico italiano; infatti, i profeti della falce e martello, cioè Bertinotti e Diliberto, consapevoli del disgusto che crea in molti italiani quel simbolo di morte, prudentemente si nascondono dietro il nomignolo di “Sinistra Arcobaleno” e dell’immancabile bandiera della pace, riuscendo così ad imbarcare nella coalizione anche gli impresentabili verdi di Pecorario Scanio... Peccato si tratti di un arcobaleno un po’ troppo tendente al rosso ed una pace un po’ troppo tendente verso le spranghe di ferro e le molotov, che non mancano mai dalle mani di questi campioni di democrazia e tolleranza… E mentre loro si nascondono, ecco spuntare come per magia uno stock di comunisti duri e puri che esibiscono senza vergogna alcuna e senza suscitare il minimo senso di indignazione nell’opinione pubblica (troppo presa ad indignarsi contro i falsi Fascisti alla Ciarrapico), quel simbolo costato al mondo più di cento milioni di morti ed all’Italia quasi centomila “Fascisti o presunti tali” trucidati dalla barbarie partigiana… Fra presenti alle elezioni e presenti solo al deposito dei simboli, pare che il Viminale abbia approvato ben 6 contrassegni recanti come simbolo la falce ed il martello, con buona pace del pericolo di confondere i vari simboli, spesso invocato per cacciare dalle elezioni liste poco gradite alla nomenklatura.
E meno male che tanti altri comunisti “duri e puri” esistono pur senza depositare il loro simbolo elettorale, come ad esempio i mitici esponenti del PMLI (Partito Marxista Leninista Italiano)! Come faremmo a dimostrare al mondo che siamo una Repubblica delle banane senza di loro?
E così, fra nuovi partiti nati già vecchi, ex DC che tentano di tornare in sella fra mille scissioni e ricomposizioni candidando noti esponenti della mafia ed arzilli vegliardi, socialisti che scoprono l’orgoglio di presentarsi da soli soltanto dopo essere stati rifiutati da Veltroni, radicali che si offrono al miglior offerente pur di sopravvivere, leghisti che un giorno minacciano di imbracciare le armi salvo smentire l’indomani, dipietristi che non vedono l’ora di trasformare l’Italia in un Paese schiavo dei magistrati (meglio se corrotti), nostalgici di Stalin e Togliatti che si scannano fra loro per avere “l’onore” di rappresentare la falce ed il martello, comunisti pentiti che nascondendosi dietro bandiere della pace (pur non mancando di ricandidare le loro “punte di diamante”, cioè il pidocchioso teppista noglobal Caruso e lo stomachevole travestito Luxuria…), promettono i paradisi in terra che non hanno saputo garantire durante gli ultimi anni di governo, ci avviamo verso una delle più squallide elezioni del dopoguerra…
Poteva mancare, in simile panorama, il vomitevole apporto della cosiddetta “area”, cioè della pletora di canaglie che si fingono Fascisti e Camerati in privato, salvo poi leccare il deretano alla peggiore destra filoamericana, filogiudaica e filomassonica?
Spicca fra tutte le nipotissima, la quale, riposta in soffitta la sua Alternativa Sociale e le sue velleità di dirigere un partito, si candida direttamente nelle fila del PDL berlusconiano… Cosa che garantirà a lei il Parlamento italiano e ad un certo Fiore di Forza Nuova l’ingresso al Parlamento Europeo, in virtù del posto libero che lascerà la Floriani… Ma nonostante ciò, fingono pure di litigare e polemizzare!
Il buon Fiore, dal canto suo, ha pensato bene di allearsi con Rauti… Non che la cosa ci stupisca, data la propensione di Fiore a coalizzarsi con il peggio della politica italiana; come non ricordare, ad esempio, l’alleanza con Cito della Lega d’Azione Meridionale, o quella con i “mitici” Tilgher, Floriani e Romagnoli, gentilmente sponsorizzata dal Cavalier Berlusconi? Tuttavia, vedere i “duri e puri” di FN coalizzati con Rauti e ricordare che FN nacque proprio da una scissione del MSFT, operata da quelli che, come Fiore, non volevano più avere nulla a che fare con Rauti, non può che farci provare una grande pena nei confronti del leader forzanovista e dei quattro poverracci che ancora si ostinano a seguirlo!
E dei poveri fiammiferi a tre colori non vogliamo parlare? Dopo avere tentato invano di entrare nella coalizione berlusconiana, dopo avere sprecato saluti romani e grida “Duce, Duce” all’indirizzo di Berlusconi, questi tristi epigoni del fascismo alla amatriciana si sono trovati soli e derelitti… In un primo tempo si sono illusi di assorbire Storace e soci, usciti da AN dopo avere sottoscritto per ben 13 anni ogni porcata di Fini e della dirigenza AN-ale… Poi, mestamente si sono ridotti a farsi assorbire dal neonato movimento giudaico guidato da Storace, dalla Santanchè e dal giudeo torinese Salerno, fiero di vantare la sua appartenenza all’esercito israeliano… Con buona pace di quanti credono che il Fascismo non possa avere nulla a che fare con gli eterni nemici giudei ed americani!
Ma cosa potrà mai esserci di Fascista in delle formazioni guidate da personaggi come Romagnoli, fiero di dichiarare al cospetto di Mentana, in una puntata di Matrix, la sua felicità per la vittoria degli alleati nella II Guerra Mondiale, nonché la sua avversione per i revisionisti riuniti a Teheran, definiti “patetici”? O da personaggi come Storace, che sempre al cospetto dell’ebreo Mentana ebbe a vantarsi dei suoi diritti di primogenitura rispetto a Fini del viaggio purificatore in Israele?
Piuttosto che votare per simili cialtroni e sciacalli, meglio scegliere il Partito Comunista dei Lavoratori!
Rimangono ancora da analizzare i vari gruppuscoli come il FSN di Tilgher, fino a ieri compagni di merende dei vari Fiore, Floriani e Romagnoli, o i tanti “nazional qualcosa” che si agitano nella cosiddetta area… Tutti pronti, oggi, a gridare contro la casta ed a favore dell’astensione, così come, ieri, gridavano a favore di Alternativa Sociale e contro i “traditori” che si astenevano… Per fortuna lorisgnori esistono solo negli insulsi comunicati stampa che inviano per ogni dove… Basta cancellarli e scompaiono nel nulla come i loro autori. Mentre nella memoria delle persone pensanti restano quelli come noi che, nel corso degli anni, non si sono mai venduti a nessuno ed hanno conservato la merce più rara nella cosiddetta area e nella politica italiana in generale: la coerenza!
Carlo Gariglio - Segretario Nazionale MFL

martedì 15 aprile 2008

Avevano ragione i cattivi

La notizia, com’è ovvio, è filtrata poco sui nostri democratici media italiani. Ma su quelli inglesi è passata, ed è passata suscitando un polverone ed un vespaio di polemiche. Ci riferiamo al rapporto della Camera dei Lords di Londra sull’immigrazione inglese, costato sei mesi di indagini e di lavoro e vari contributi da uomini d’affari, politici, diversi istituti che si occupano del problema immigrazione. “The economic impact of immigration” sostanzialmente smonta il luogo comune europeo secondo cui gli immigrati costituirebbero una ricchezza per le nazioni europee e porterebbero benefici all’economia.
Il rapporto analizza nel dettaglio quelli che sarebbero invece degli elementi che hanno negativamente inciso nella società inglese. In primo luogo l’eccessivo e non regolamentato ingresso di extracomunitari farebbe salire sproporzionatamente il costo di affitto o di vendita delle case – che rispetto agli ultimi anni si è più che raddoppiato – con gravi ripercussioni sui giovani che cercano casa e sugli inglesi in generale. Il costante flusso di manodopera straniera, inoltre, ha consistentemente portato all’abbassamento dei salari britannici e a costi insostenibili per la sanità, per la Scuola e per gli uffici pubblici, costretti ad aggiornarsi con interpreti, nuovi libri di testo e a barcamenarsi con classi multirazziali ingestibili.
Che un problema immigrazione salti fuori in uno dei Paesi considerati più ospitali e più multirazziali d’Europa, il Paese che con più entusiasmo ha imposto il dogma capitalista della libera circolazione di uomini, merci e materiali, è certamente un qualcosa che dà da pensare. Il problema è reale, non più occultabile, se anche nel Paese della multirazzialità totale ci si comincia a porre il problema. In Italia il problema della criminalità straniera ( un crimine su tre è commesso da immigrati, secondo quanto è riportato dalla stragrande maggioranza delle analisi statistiche ), di costi sociali ed economici altissimi, di una convivenza forzata dovuta a quello che non è più definibile come libera circolazione di uomini bensì come una vera e propria invasione barbarica dei tempi moderni, gli italiani lo pagano già da tempo sulla loro pelle. Ovviamente il rapporto della Camera dei Lords non fa notizia, non suscita dibattiti, non crea scalpore. In un Paese in cui i partiti comunisti si contano a decine, in cui non si può dare un calcio nel culo ad un immigrato che tocca il seno di tua moglie senza vedersi rincorrere da schiere di pacifisti col passamontagna ( è successo recentemente a Roma ), in cui il buonismo verso rom, zingari e immigrati la fa da padrone ( fino al momento in cui non si fermano su un campo nomadi sotto casa propria, o non rubano la nostra autoradio, o non stuprino nostra figlia: allora diventiamo tutti giustizieri della notte ), il problema immigrazione non può essere posto, senza i consueti slogan di una parte o dell’altra. Perché porsi il problema dell’immigrazione seriamente significherebbe porsi un problema, oltre che politico o sociale, anche economico: significherebbe rivalutare da zero la nostra società economica di tipo capitalistico, una economia ormai decadente, la concezione di un mercato che si auto-regola da se senza alcun intervento della mano statale. Quello che i banchieri non vogliono.
Quando si parlava di terza via tra il comunismo e il capitalismo era proprio questo che si intendeva dire. Ma sappiamo bene chi propose quella soluzione: oggi lo chiamano “il male assoluto”. L’unica ideologia che in Italia non gode di libertà di parola ed è sottomessa alle leggi speciali.

domenica 6 aprile 2008

Cambia il cagnolino, ma l'addestratore rimane sempre quello

"Se il centro-destra vincerà le elezioni, Roma si porrà in difesa di Israele e in funzione anti-iraniana". Sono queste le parole di una delle ultime dichiarazioni di Gianfranco Fini all’Ansa.
Che la destra cialtrona di oggi sia schierata apertamente a favore degli Stati Uniti e di Isreaele, vale a dire gli unici veri Stati canaglia dello scenario internazionale ( ma anche la Cina, col massacro tibetano che continua ininterrotto da decenni, si affretta a guadagnare posizioni ), era una cosa che non ci stupisce. Del resto la più palese dimostrazione a smentire e svergognare ancora coloro che credono alla destra dei camerati è stata la candidatura, in quota AN, di Fiamma Nirenstein, vale a dire una delle voci più apertamente e sfacciatamente favorevoli ad Israele, una che sta basando tutta la propria campagna elettorale su dichiarazioni relative allo Stato ebraico e non ci ha ancora spiegato cosa mai farà per l’Italia se dovesse venire eletta. Evidentemente, nel suo zelo, filoisraeliano, si è dimenticata di dire che qua siamo in Italia e i programmi, fondamentalmente, dovrebbero basarsi su quello che si dovrebbe fare per il Paese in cui si viene eletti, e non per quelli del popolo che è già stato eletto da Dio, e a loro tanto basta…
Anche il cameriere del versante opposto, Veltroni, si dimostra, negli ultimi giorni del voto, attento a non scontentare il padrone: "Il mondo non ha valutato correttamente la minaccia iraniana che non è solo contro Israele, ma contro tutto il mondo. Ora è necessaria una pressione internazionale molto forte ... Se da una verifica dell'Agenzia internazionale contro la proliferazione delle armi nucleari risulterà che l'Iran continua a costruire reattori nucleari, malgrado ciò che ha promesso, è chiaro che sarà necessario adottare tutte le misure possibili per convincerlo a desistere". Il viscido ex-comunista si dimentica di dire che il mondo ha avuto modo di valutare correttamente la minaccia iraniana: con i protocolli AIEA prima, con il rapporto del NIE dopo (http://chessaandrea.blogspot.com/2008/02/contrordine-compagni-rallentiamo.html ), che hanno confermato e certificato la volontà dell’Iran di dotarsi di centrali nucleari a scopi civili. Ma del resto, ammessa e non concessa la volontà dell’Iran di dotarsi di armi nucleari, non vedo proprio perché quest’ultimo, che storicamente non ha mai aggredito nessun Stato vicino, non dovrebbe avere delle armi nucleari quando il suo vicino, Israele, non si può certo considerare uno Stato pacifico ed è il terzo o quarto esercito del mondo, iper-armato e bellicoso. Se voi, pur non avendo mai visto neanche una scacciacani, vi trasferiste in un condominio in cui tutti sono armati e in cui di tanto in tanto in tanto si spara, non provvedereste a dotarvi di una pistoletta, tanto per dormire qualche ora di sonno tranquillo? Il viscido si dimentica di dire che semmai è la minaccia israeliana contro tutto il mondo, dato che un suo generale di qualche anno fa, Moshe Dayan, ha dichiarato candidamente queste agghiaccianti parole nell’assoluto silenzio dei media nazionali: "Le nostre Forze armate sono la seconda o terza potenza al mondo. Abbiamo la capacità di portare il pianeta alla distruzione insieme a noi, e vi garantisco che è quello che succederà prima che Israele sparisca".
Comunque sia, abbiamo la ulteriore conferma. Se è vero che in politica interna non cambierà nulla, con i capibastone impegnati a spartirsi le poltrone degli enti privati, statali e parastatali, non cambierà nulla neanche in politica estera. Stessa identica fedeltà al padrone. Cambia il cagnolino, ma l’addestratore rimane sempre quello.


Andrea Chessa

venerdì 4 aprile 2008

"Aborto? No grazie" e quei cari democratici

L’altra sera, a Bologna, Giuliano Ferrara non ha potuto tenere il comizio della sua lista “Aborto? No grazie”. A dare visibilità alla lista le tristi e tante facce che in Italia dominano le piazze, quelle di rossi bavosi e urlanti che, con la scusa di gridare all’attacco contro la democrazia, provvedevano ad insultarla definitivamente.
La lista di Giuliano Ferrara non mi piace ( preferisco quelle che presento io, se permettete ), così come non mi piace Giuliano Ferrara come pensatore ( il suo giornale, comunque, è uno dei pochi che appaia, seppur debitamente schierato, un tantino sopra la media per la qualità degli interventi che ospita ), ma ritengo che a chi presenta una lista per una qualsivoglia competizione elettorale, al fine di esprimere le proprie idee debba essere permesso di parlare, per quanto queste idee poi possano essere scandalose, rivoluzionarie, inconcepibili ( tutte “qualità” che non mi sento di attribuire alla lista di Ferrara ). Un merito bisogna riconoscerglielo, al Ferrara: l’aver dato nuovo fiato e nuove idee ( o idee che comunque prima difficilmente trovavano spazio rispetto alle idee progressiste e conformiste ) ad una materia, quella sull’aborto e sui temi etici, troppo spesso ridotta a semplici slogan o a chiacchere da bar. In questo periodo le grida di indignazione si sono sprecate: “vogliono togliere la conquista dell’aborto”, “vogliono negare la libertà alle donne”, “vogliono farci tornare agli anni ‘60” e via dicendo. Posto che comunque l’aborto non è mai una conquista, da qualunque parte lo si guardi – il dolore che prova una donna a sopprimere quello che le nasce in corpo è talmente grande che non provo nemmeno a concepirlo – ma semmai una scelta dolorosa e sofferta da parte della donna stessa, è fondamentale che una donna abbia la capacità di scegliere se tenere un bambino o abortire, e che sia supportata durante, prima e dopo, da una equipe di esperti medici, psicologi etc. Troppo spesso la pratica di aborto oggi oscilla tra i due estremi: da un lato ospedali o intere zone in cui prevalgono nettamente gli obbiettori di coscienza – quei medici, cioè, che per ragioni “di coscienza” appunto, religiose o morali, si rifiutano di praticare l’interruzione di gravidanza – ( è il caso, leggevo qualche giorno fa, degli ospedali milanesi se non erro, in cui la Comunione e Liberazione di Formigoni la fa da padrone ) tanto da costringere le donne a veri e propri calvari burocratici ( che diventano a volte veri e propri tentativi di “sabotaggio” ) o trasferte per abortire o trovare un solo medico disposto a farlo; dall’altro semplice pratica burocratica paragonabile ad un metodo anti-concezionale ( leggevo ancora, sull’Espresso se non sbaglio, che la pratica di utilizzare l’aborto come anti-concezionale si fa strada anche in Italia ). Ora la lezione che io traggo dalla lista di “Aborto? No grazie”, dai democratici fasulli che lanciano uova, sputano, insultano, dai giornali che pubblicano editoriali su editoriali è una sola: si può provare a porsi un termine, o dei limiti, per l’aborto? Si può provare a stabilire un limite entro il quale oltre non si può più andare, senza lasciare tutto alla singola ed esclusiva e vincolante responsabilità della donna? Mi spiego. Qualche settimana fa ha fatto molto scalpore l’irruzione dei carabinieri in un ospedale di Napoli nel tentativo di impedire il reato di infanticidio ( si scoprirà poco dopo che tutto era stato condotto nel rispetto delle norme, e che la telefonata anonima che denunciava il reato era una bufala ): una donna abortiva un feto malato della sindrome di Klineferter. Cosa mai sarà questa sindrome di Klineferter? Una rapida ricerca con Google mi ha portato su diverse pagine che spiegavano tale malattia: “possibile” ma “non probabile” difficoltà di comunicazione ( che può essere risolta da un bravo logopedista ), altezza superiore alla media, “possibile” sterilità, ipogonadismo ( testicoli più piccoli rispetto al normale e più duri ). Un amico mi diceva che tante persone vivono, e anche muoiono, senza mai sapere di avere tale malattia, o se ne accorgono dopo tanti anni di vita perfettamente normale. Io stesso conosco tante persone più alte della media, o che in tenera età hanno avuto qualche problema di linguaggio o di comprensione, e che non sono assolutamente sterili, dato che si sono realizzate nel lavoro e nella famiglia. Possibili malati di Klineferter? Ora, senza voler togliere nulla alla donna di Napoli ed alla sua dolorosa scelta: basta questo?
L’aborto deve restare un caso di coscienza della donna o dei coniugi, su questo non ci piove. Ma non ritengo sia il caso di gridare all’indignazione e strapparsi le vesti se qualcuno prova a chiedere un limite, o quantomeno a porsi il problema.
Al di là delle indignazioni a comando dei sinistri, e della falsa moralità della Destra, il pregio che ha la lista di Ferrara è proprio questo: aver risvegliato coscienze, la mia in primis, un po’ troppo apatiche da questo punto di vista.
Mi sarebbe interessato ascoltare Ferrara: ho commesso il grave errore di non accettare l’invito che mi era stato fatto quando è venuto a Cagliari, ma avrei piacevolmente rimediato ascoltando qualche passaggio del suo discorso in televisione. I democratici hanno impedito a lui di fare il comizio, a me di ascoltarlo con le loro urla, i loro sputi, le loro cariche insensate ( salvo poi piagnucolare per qualche manganellata, con quella faccia da culo che solo i rossi hanno ) alla Polizia e agli autori del comizio. Ma ormai li conosciamo bene, loro con le bandiere della pace, le loro falci e martello, i loro faccioni del Che… sempre pronti a gridare al Fascismo ( purtroppo per noi inutilmente ), a stracciarsi la vesti, a difendere l’indifendibile. Tristemente, non fanno neanche più notizia.