domenica 9 novembre 2008

A proposito di memoria...


Pubblicato sul mensile "Il Lavoro fascista", gennaio 2008


tratto dal sito personale del Dott. Carlo Gariglio - Segretario Nazionale MFL


A quanti spesso e volentieri blaterano a proposito di “memoria” e di necessità di “non dimenticare”, dedichiamo l’articolo che segue, rinvenuto sulla rete internet di recente. In esso si ricorda l’anniversario dell’assassinio di un ragazzo sconosciuto ai più (che diamine, mica si tratta di un giudeo vittima dell’olocausto!), tal Daniel Wretstrom, la cui fotografia troverete qui di seguito.
Ovviamente di tale anniversario non si parla a “Matrix” o a “Porta a porta”, e nessuno si presenta in TV con la falsa lacrima sempre pronta per commemorare la vittima. Il morto è uno di quelli che non hanno diritto di cittadinanza nel mondo dei media, al pari di Fascisti, palestinesi, iraniani, iracheni, afgani…Le tante canaglie che lanciano inni alla società multirazziale ed avversano i cosiddetti “razzisti” leggano con attenzione a quale futuro stanno condannando i loro figli ed i loro nipoti… Ed i tanti politici criminali che non perdono occasione per lanciare campagne d’odio e leggi speciali contro il Fascista, il revisionista, il Nazista, il razzista, si godano i risultati delle loro belle parole.Il cielo non voglia che quanto narrato avvenga anche in Italia… Ma se così dovesse accadere, mi auguro vivamente che la reazione della parte sana della Nazione non si limiti alla marcia di commemorazione ed al ricordo del martire…Vogliono trascinarci un una guerra, tanto vale prepararsi finché siamo in tempo!

Carlo Gariglio

*********

Sette anni fa Daniel Wretstrom fu ucciso brutalmente da immigrati antirazzisti perché rifiutava il cosiddetto modello multiculturale.
Ecco cosa accadde sette anni fa.
L’ articolo parla di un giovane ragazzo, di nome Daniel Wretstrom di anni 17 ucciso brutalmente da una banda di giovani immigrati antirazzisti.Il crimine è accaduto nella “tollerante” e “civile” Svezia. Salem, un sobborgo di Stoccolma, il 9 Dicembre del 2000. E’ proprio dopo la mezzanotte che una gang multiculturale di una quindicina dipersone circonda ad un ragazzo svedese, che aspetta l’autobus alla fermata di Säbytorsvägen. Il ragazzo, non troppo adolescente alto e magro, aspetta il bus per tornare a casa dopo aver partecipato ad una festa.
- “Fottuto razzista!” cominciano a gridare, mentre si avvicinano a lui. Una ragazza svedese dai capelli lunghi biondi gli grida anche con accento straniero. - “Fottuto razzista! Osi stare qui? Sei impaurito?”
Poche settimane prima dell’accaduto, i media avevano realizzato una campagna d’attacco contro i Patrioti svedesi. Oltre altre cose assicuravano che gli “estremisti dell’ultradestra” avevano assassinato un bambino straniero di sei anni in Germania. Poi si proverà che le accuse erano infondate e che tutto era stato inventato.
- “Colpitelo fino alla morte!” ordina una ragazza alla feccia aggressiva, che si è già data da fare con la preda. La gang sa che è più che permesso attaccare una persona sospettata di essere razzista. Di fatto, un paio di giorni prima avevano ottenuto la luce verde dalle alte cariche del governo.
Infatti, il primo ministro svedese Goran Persson aveva scritto in un articolo, su uno dei maggiori periodici in circolazione in Svezia: “Li schiacceremo!”, riferendosi ai nazionalisti. Questa notte, la banda multiculturale è pronta ad applicare alla lettera le parole dette dal primo ministro.
Quando inizia l’aggressione, Daniel si rende subito conto della sua posizione svantaggiata, l’incontrarsi solo di fronte ad un gruppo assetato di sangue armato con oggetti che useranno come armi. Cerca di trovare una via di fuga lanciandosi sul cofano di un auto che passava di lì. “Per favore aiutami!” implora al conducente dell’auto sperando che lo porti al sicuro. Uno della banda grida qualcosa al conduttore, e questo incomincia a far andare il ragazzo fuori della sua traiettoria accelerando e frenando di continuo con la macchina. Il ragazzo cerca di aggrapparsi alla macchina tentando di salvarsi, ma la banda lo afferra e lo lancia sull’asfalto. La macchina fugge e il pestaggio continua.
Ora incominciano a dargli calci e a colpirlo con delle spranghe sia sul corpo, sia sulla testa. Dopo un momento d’intensa violenza uno degli aggressori si arma di una sbarra di ferro di quasi un metro e mezzo di lunghezza e incomincia a colpire il ragazzo alla testa senza fermarsi sino a quando una ragazza che passava di lì incomincia a gridare istericamente, pregando la bestia che si fermi. Una ragazza della banda si fa avanti e dice”Questo razzista se lo merita!”, e il ragazzo della banda alza la spranga in alto per intimidire la ragazza accorsa in aiuto.
Arrivati a questo punto, uno della feccia che era corso a chiamare il fratello torna e incomincia a saltare sul collo e sulla testa del ragazzo ormai in condizioni critiche. Il fratello maggiore è venuto per dargli ciò che si merita ad uno di questi detestabili razzisti che “uccidono i bambini” e che sono una minaccia alla “democrazia”, e ora lui sente l’odio pulsare nel suo sangue.- “Fuori dal mio cammino, ho un coltello!” grida con grand’eccitazione, e si lancia contro il ragazzo ormai svenuto, impugnando forte il coltello. Gli altri membri della banda lasciano il passo a Khaled Odeh, che si siede sulla schiena di Daniel. Alza e conficca il coltello una e più volte. Dopo aver accoltellato quattro volte il ragazzo alla schiena, il coltello si spezza a metà. Khaled afferra la testa del ragazzo con la mano sinistra per girarla.
Sente un furioso odio per quel ragazzo mutilato, un ragazzo che minaccia la democrazia, un ragazzo che assassina i bambini, per questo deve essere schiacciato. Così decide cosa fare. ”Lo ucciderò”.Quelle parole navigano nella sua mente ossessivamente quando introduce il coltello nella gola di Daniel.
Soddisfatto del aver liberato la società da un razzista, lentamente si alza in piedi. Il sangue che gli copre la mano è ancora caldo. Guarda attorno a sé a la gente che lo osserva e gli grida che nessuno deve non aver visto niente. Poi fugge dal luogo del delitto con suo fratello. Il resto della feccia si disperde in varie direzioni e scompaiono. “Schiacciare il razzismo!”, qualcuno grida nell’ombra.
Però Khaled Odeh è stato visto. La ragazza svedese che ha visto il brutale assalto si avvicina al ragazzo con le lacrime agli occhi. Daniel cerca di alzare la testa ma non ci riesce. I suoi vestiti sono pieni di sangue che esce a fiumi dall’arteria del collo. Tenta di respirare ma dalla sua bocca esce solo un debole soffio quando cade di nuovo sul gelido asfalto. La vita di Daniel Wretström è finita, mentre la ragazza cerca disperatamente di salvarlo.
Quando Daniel era vivo, inondava tutto intorno a se di risa e d’allegria. I suoi amici e i familiari lo descrivono come una persona molto considerata, amabile e molto popolare. La fiamma dei suoi occhi si spense quando aveva appena diciassette anni e aveva tutta una vita davanti a sé.“Mio figlio Daniel era un ragazzo affascinante con lo scintillio negli occhi” ci racconta la madre. “Lui illuminava la vita con il suo humour e i suoi scherzi.
Le conseguenze legali sono state tracciate come un’autentica farsa, dove i giudici e i giuristi dichiararono la gioventù svedese come fuorilegge e senza diritti civili. L’assassino, Khaled Odeh, fu condannato per omicidio e fu inviato a sottoporsi ad un trattamento psichiatrico dato che il tribunale concluse che soffriva di un’instabilità di mente nel momento del crimine. Quando si formula così il verdetto non è inusuale che il colpevole si dichiari “riabilitato” e sia liberato nel giro di un anno. Solo sei membri della banda furono giudicati dal tribunale. Tre di loro vennero “condannati” a quaranta ore di servizio per la comunità ed a tenersi in contatto con i servizi sociali. I due restanti furono obbligati a pagare 1.800 corone svedesi (pari a 200 euro) in garanzia e gli si concesse la libertà.
Viene da chiedersi così poco vale la vita di un giovane svedese? Meno che un biglietto? D’altronde non era l’unico cui non piaceva guardare questa società e di come si distrugge e si brutalizza. Per mantenere viva la memoria di uno dei giovani cittadini svedesi il cui sangue è stato versato sull’altare sacrificale dell’establishment, vivo, si terrà la marcia annuale in ricordo, nella data dell’anniversario dell’assassinio. Nel 2001, 1400 manifestanti si ritrovarono uniti per protestare contro l’emergenza violenza ai danni degli svedesi. Il minimo che si possa fare è partecipare a questa manifestazione per ricordare Daniel, e mostrare la nostra avversione a questo cambio sociale negativo. Chiunque si oppone nel partecipare alla violenza multiculturale è il benvenuto!


Tratto dalla rete internet

Nessun commento: