giovedì 8 novembre 2007

Relazione per la conferenza di Sassari

Questa è la relazione che sviluppai un po' di tempo fa per un incontro, targato MFL, che doveva tenersi a Sassari, saltata poco prima dell'inizio per una serie di sfortunati eventi. Lo ripropongo. Mi si scusi per la lunghezza.

28/02/2007
Camerati salve a tutti. Come ha poc’anzi spiegato il camerata Mario, uno dei punti fondamentali del Movimento Fascismo e Libertà è per l’appunto quello riguardante la ricerca storica e l’analisi rigorosa di cosa fu veramente il Fascismo e il Nazismo ; Noi ci facciamo propugnatori di una ricerca storica che non sia dettata da qualsivoglia condizionamento di parte, ancor meno dalle ragioni che i vincitori hanno voluto imporci. Noi riteniamo che il popolo italiano sia stato derubato della sua Storia e della sua Tradizione, per meglio essere asservito al sistema di potere che all’epoca andava rafforzandosi e che poi, con la vittoria nella seconda guerra mondiale, ha definitivamente trionfato. Quello che leggiamo nei libri essere stato un periodo esecrabile, difficile, totalitario e tale da augurarsi di non sperimentare mai più, Noi invece pensiamo che sia una delle manifestazioni più mirabili, più illustri, più luccicanti di orgoglio di cui abbia dato prova il popolo italiano nel corso della sua millenaria Storia. Una orgogliosa e vivace reazione contro il materialismo della Società Industriale e del Capitalismo sfrenato : con l’ideologia Fascista, con l’alto spiritualismo e con la disciplina con le quali si formano le classi dirigenti che portano al benessere e alla grandezza i popoli che il Fascismo cercò di ispirare negli Italiani ma non solo, si cercò di reagire a quel materialismo rozzo e ignorante che oggi imperversa invece su qualunque trasmissione televisiva, su qualunque scaffale di qualsiasi centro commerciale, nella maggior parte dei testi o dei libri. L’esatto opposto del Fascismo l’abbiamo adesso, in questo preciso istante, sotto i nostri occhi : sono ragazzini presi dall’ultimo videofonino, dalla voglia di diventare calciatori, dall’ultima macchinetta che deve regalar loro il papà…sono le donne emancipate – questo dicono loro – che vediamo volgarmente esibire le loro carni al miglior compratore, come in una grandiosa gigantesca macelleria, pur di arrivare all’obbiettivo della carriera o ottenere un qualche vantaggio personale. L’opposto del Fascismo è l’impunità con la quale stupratori, ladri, assassini e farabutti vengono trattati da una magistratura asservita e schierata, sempre pronta a scarcerare chicchessia per un qualunque vizio di forma. E’ la schiavitù vigliacca scelta da questo sistema di potere, di questa cultura, di una intera classe dirigente, vergognosamente asservite e complici delle grandi lobby internazionali americano-ebraico-massoniche : le stesse che ci hanno violentemente buttato in questo baratro di insicurezza e instabilità mondiale, che invadono Stati sovrani per prendere le loro ricchezze naturali, che finanziano guerre infami, le loro guerre, e che cercano di trasformare questo mondo in un immenso villaggio globale che non ha più Tradizioni, che non ha più l’orgoglio di essere Nazione. Il Fascismo fu avversario di tutto questo : non stupisce pertanto che esso venga chiamato come “male assoluto” dai potenti di oggi.
Lo so lo so camerati, mi sto dilungando. Ragion per cui cercherò di tagliare dritto verso il punto principale del mio discorso.
Ricerca storica libera e indipendente dunque ; ricerca seria, non viziata da interessi culturali o politici di sorta, che ridia al popolo italiano la seria – e serena – consapevolezza di che cosa fu un tempo. Quando noi di Fascismo e Libertà parliamo di ricerca storica libera e non viziata, automaticamente pensiamo all’unisono uno stesso termine : revisionismo. La ragione è presto detta: parlare di ricerca storica libera indipendente e riferirsi alla Storiografia Ufficiale sono due cose che non possono – a nostro modo di vedere – essere conciliabili tra loro. Questo perché tutta la Storia del primo Novecento, e anche quella attuale, è stata interamente assoggettata alle ragioni dei vincitori. Con la vittoria nella seconda guerra mondiale, le grandi democrazie – se così le vogliamo chiamare – avevano bisogno di legittimare la propria vittoria ; e come accade purtroppo in tutte le epoche storiche, alla normale realtà che portò ad una sanguinosissima guerra quale fu la s. g. m. ne fu sostituita una fittizia che meglio si adattasse a celebrare i liberatori del continente Europeo. La Storia si ripete : sessant’anni fa c’era da liberare l’Europa dal Nazismo e dal Fascismo, da quei cattivoni sanguinari di nome Hitler e Mussolini ; oggi c’è da liberare l’Europa dal terrorismo islamico, dalle armi di distruzione di massa mai trovate, dal terrorismo siriano ( chi sarà il prossimo Stato canaglia in questa colonizzazione globale ad opera degli Usa e di Israele? ), da Saddam, da Bin Laden, e da chiunque sia stato profumatamente pagato dagli Stati Uniti e non ha rispettato alla lettera i dettami di quest’ultimo.
Dicevo quindi revisionismo : con questo termine entro nel vivo del mio discorso. “Revisionismo” è un termine che troviamo utilizzato molto frequentemente – negli anni Venti e Trenta, ma non solo - come insulto nei confronti dei cosiddetti controrivoluzionari, colpevoli di aver messo in dubbio, o contraddetto anche in una minima parte, l’infallibile dogma marxista-leninista dell’Unione Sovietica. In seguito, e in particolare negli ultimi tempi, la corrente revisionista è quella accademia di storici che analizza un determinato fatto storico e sulla base di un lavoro di archivistica, di comparazione delle fonti, di critico vaglio delle testimonianze, cercando di spiegare chiaramente un fatto storico. In questo senso la Storia stessa è revisionista per definizione, in quanto è proprio della Storiografia stessa il continuo tentativo di studiare gli avvenimenti cercando sempre nuove soluzioni e prospettive, nuove prove documentali, nuovi sbocchi grazie ai quali la ricerca possa dare una nuova e diversa interpretazione, permettendo quindi un cambio di prospettiva, dell’oggetto storico in questione. In particolare, col termine “revisionisti” sono indicati tutti quegli storici i quali, cercando di prescindere da una considerazione politica degli avvenimenti, revisionano per l’appunto la storia del Nazismo, del Fascismo, e dei loro più illustri pensatori e creatori quali ovviamente Hitler e Mussolini. Questi storici, inutile dirlo, non fanno parte di nessun circuito accademico che non sia quello revisionista ; la loro competenza professionale viene continuamente messa in discussione, spesso e volentieri negata. Da questo punto di vista Irving è in buona compagnia : quanti conoscono Faurisson? Hardwood? Nolte? Mattogno – per citare un italiano? Per stare solo agli autori più conosciuti di questo filone storico ; ma conosciuti per modo di dire : il monumentale lavoro che questi storici portano avanti – un lavoro difficile perché si infrange contro un muro di falsa informazione che si è solidamente rafforzato nei decenni – è conosciuto solo ai più. Ma neanche tanto : trovare le opere di questi autori è praticamente impossibile ; solo con Internet si può ovviare al problema e consentire una divulgazione ampia di questo materiale che, contrariamente a quanto si voglia far credere, è ampiamente documentato, ricco di prove e di analisi critiche, basato su una close reading che sia quella del fatto storico in questione, e non altro. Essere autore revisionista significa essere scomodo : significa non aver spazio sui giornali per un intervento, non trovare un editore che pubblichi il proprio libro magari contenente una ricerca importante, non trovare delle librerie pronte a mettere in vendita il libro che magari qualche coraggioso editore ha pubblicato, significa essere continuamente bersaglio di violenti attacchi personali volti a ridicolizzare o a sminuire la propria capacità professionale…tutte queste e altre difficoltà sono sconosciute agli storici di regime. C’è una sola cosa che si può dire – e consigliare – a chi, spesso senza neanche entrare nel merito delle questioni storiche e politiche che la corrente revisionista studia, mistifica i revisionisti e li descrive come dei maiali nazisti pronti a giustificare ogni barbarie pur di vedere una rivalutazione del Fascismo o del Nazismo. Questa accusa è stata da più parti rivolta contro un revisionista che in questo periodo sta, purtroppo per lui, conoscendo le luci della ribalta : David Irving. Questo storico, autore di importanti saggi sulle camere a gas, sui campi di sterminio nazisti e più in generale sul NaziFascismo, è stato arrestato in Austria per apologia di Nazismo ; la cosa, in Austria come in Germania, Italia e altri Stati Europei ma non solo, costituisce reato penalmente perseguibile. David Irving ha avuto il pregio o il merito di rimettere in discussione il dogma ormai universalmente accettato secondo il quale nelle camere a gas sarebbero morti circa sei milioni di ebrei : ce ne è abbastanza perché questa stessa Europa che arrogantemente si pone come garante della libertà di parola, affini i suoi artigli democratici sul coraggioso storico. E su tutti quelli che sono stati o saranno.
E di Rassinier che cosa diciamo? Anche lui canagliaccia neo-nazista? E’ stato ridicolo osservare come si sia in tutti i modi cercato di collocare nella zona dell’estrema destra politica Rassinier, un combattente partigiano, deportato nei campi di concentramento ed egli stesso vittima delle persecuzioni naziste, diverse medaglie per i suoi meriti di guerra. Il fatto che Rassinier venga pubblicato da case editrici, molto piccole e comunque fuori dalla grande distribuzione commerciale, spesso appartenenti all’estrema destra e a gruppi neo-fascisti, non inficia minimamente quello che diciamo. E’ logico che Rassinier sia uno degli storici preferiti dell’estrema destra ( Villari o Sabbatucci non sono gli storici preferiti dall’estrema sinistra? ), come è altrettanto logico che chi non riesce a pubblicare il proprio libro da grandi case editrici a causa della damnatio memoriae che la cultura cerca di imporre, si rivolga anche a chi sia politicamente ai suoi antipodi ; distanza che lo stesso Rassinier ha sempre rimarcato.
Proprio l’Olocausto è una delle questioni più aspramente oggetto del dibattere. Vediamo di esaminare insieme, in maniera sintetica per ovvi motivi, quali sono le frecce che alcuni storici hanno al loro arco nel contestare il dogma secondo qui i Nazisti abbiano ordito, con lucida e spietata meccanicità quasi “industriale”, un piano di sterminio di portata mondiale ai danni degli ebrei per cancellare anche l’ultimo di loro dalla faccia della terra.
Di seguito ho provato, pur sinteticamente, ad analizzare una materia importante : i rapporti tra Germania ed Ebrei e lo spostamento di Ebrei e Sionisti voluto dal governo Nazionalsocialista. Ci si chiederà perché la scelta di questo tema, ed è presto detto. Molta Storia, soprattutto quella riguardante il primo Novecento, resta ancora da scrivere, o da riscrivere : i rapporti tra Germania ed Ebrei – specificamente quelli dei primi anni del Nazismo – si prestavano, per la loro natura, ad una trattazione che potesse essere allo stesso tempo sintetica e fondata, tale da poter essere quindi trattata in questo spazio ; questi rapporti sono sempre stati ignorati dalla Storiografia ufficiale in quanto rivalutarli significherebbe porre in una luce completamente diversa questo genere di rapporti, evidenziando una buona dose di responsabilità da attribuire ai dirigenti sionisti ed ebrei riguardo l’intensificazione delle misure repressive da parte Nazista. Quello che facciamo per questa tematica da noi scelta – tematica che comunque non è possibile trattare in tutte le sue sfaccettature – è quello che si dovrebbe fare per l’intero movimento fascista europeo, per il Nazionalsocialismo e per la seconda guerra mondiale, nonché le cause che veramente hanno permesso che quest’ultima si scatenasse. Perché come in seguito evidenzierò degli elementi riguardanti la collaborazione nazista-ebraica, lo stesso può dirsi per tutto quello che hanno sempre cercato di farci credere, ma sul quale è lecito avere più che un dubbio.
In questa sede non è nostro volere né fare una summa di tutto il lavoro revisionista che fin qui è stato prodotto, né sostenere nessuna di queste tesi. Vogliamo solo cercare di far capire, a chi ancora fosse scettico, che molti aspetti della Storia, della nostra Storia, quella che non vogliono che dimentichiamo, debbono ancora essere analizzati a fondo, se non riscritti di tutto punto, e che laddove si danno scontati dogmi assoluti, questi vanno invece dimostrati e verificati.
Perché quindi, all’interno di questo spazio, trattare un argomento revisionista? Cosa c’entra questo con Fascismo e Libertà? C’entra…e molto. Perchè la libertà – per alcuni termine non accostabile al Fascismo – è anche quella di analizzare serenamente la nostra Storia, cercare di capire veramente cosa eravamo una volta e cosa siamo adesso. Affrontare quindi un tema revisionista in questa occasione significa in primo luogo fare cultura, e già di per se quindi è un’azione meritevole ; e in secondo luogo cercare di dimostrare, con un avvenimento che mi è stato più semplice di altri affrontare, come sia lecito e giusto avere dei dubbi. Su questo come su tanto altro.
Cercherò di essere il più breve possibile.

I rapporti tra la Germania Nazista e il Movimento Sionista : una collaborazione per l’esodo
Adolf Hitler e l’ideologia Nazionalsocialista da lui personificata riconoscevano negli ebrei un fattore di decadenza pericoloso per i popoli di razza ariana, e in particolare per quello tedesco ; questa particolare diffidenza nei confronti degli ebrei non si spiega soltanto – come spesso si cerca di far credere, col tentativo nazista di indirizzare in un'unica direzione le delusioni tedesche per la forte crisi economica e la sconfitta nella prima g. m. Il fatto che una buona parte delle leve statali, culturali, politiche o culturali fosse mossa da personalità appartenenti al mondo ebraico, e che diversi esponenti del comunismo fossero ebrei ( Rosa Luxemburg e Karl Marx su tutti ), era ragion sufficiente per vedere negli Ebrei un temibile pericolo. Se quindi da un lato il regime di Adolf Hitler sarà particolarmente ostile nei confronti degli Ebrei, lo stesso si deve poter dire degli Ebrei stessi. Si crede solitamente che non appena arrivò al potere Adolf Hitler incoraggiò subito qualunque azione, lecita e meno lecita, volta a causare dolorosissime sofferenze al popolo ebraico : cominciò quindi da subito la politica di internamento degli Ebrei, per poter procedere in seguito col loro annientamento totale : la Soluzione Finale fu progettata proprio per questo. Questo è quello che solitamente ci viene detto. E’ pur vero che ci furono atti di violenza nei confronti degli ebrei ; ma questa violenza può dirsi comune a tutta l’Europa e non solo… la Russia stessa conosceva già ampiamente i pogrom, persecuzioni a danno di persone appartenenti alla razza ebraica. In Europa l’antisemitismo era un fenomeno già ampiamente presente prima della venuta al potere di Hitler, ed era quindi normale che, in una situazione particolarmente tesa come era quella della Germania del primo dopoguerra, questo antisemitismo tornasse violentemente alla carica come valvola di sfogo. Lo stesso movimento nazionalsocialista, fin dai suoi inizi, fu un prodotto dell’antisemitismo tedesco, e non una causa. Comunque Hitler nel 1933 non era assolutamente quel dittatore dotato di pieni poteri come lo conosciamo : non aveva i pieni poteri né sul Parlamento, né sulle forze armate, né sugli organi di stampa o di informazione ; quindi – questo è un dato accettato anche dagli storici sterminazionisti – nel ’33 la Germania Nazista non aveva ancora il potere di avviare, se mai lo avesse voluto, una qualsivoglia campagna in grande stile contro gli Ebrei o contro qualunque altro gruppo politico o sociale.
Diversa invece la situazione da parte ebraica. Questo il primo dato che le fonti ufficiali si guardano bene dal rendere pubblico, in quanto metterlo in luce significherebbe determinare immediatamente un cambio del punto di vista dei rapporti tra Germania ed Ebraismo : nel ’33 i capi dell’Ebraismo mondiale, cominciarono a muover guerra alla Germania.
Il 12 marzo 1933 il Congresso Giudaico Americano annunciò una clamorosa manifestazione di protesta in Madison Square Garden che si sarebbe tenuta il 27 ; diversi gli appelli al boicottaggio dei prodotti tedeschi : tra i primi ricordiamo il comandante di capo dei veterani di guerra ebrei. Il 23 marzo, nel frattempo, 20.000 ebrei protestavano davanti al municipio di New York chiedendo il boicottaggio dei prodotti tedeschi. Il Daily Express del 24 marzo 1933, riprendendo la grande mobilitazione del giorno precedente, titolava così :“La Giudea dichiara guerra alla Germania. Gli Ebrei di tutto il mondo si coalizzano”, per continuare all’interno dell’articolo in questo modo :“[ La Germania ] viene così confrontata con un boicottaggio internazionale del suo commercio, delle sue finanze e della sua industria…a Londra, New York, Parigi e Varsavia gli uomini d’affari ebrei sono compatti nella loro crociata economica”. Il giornale ebreo Natscha Retsch rincarava la dose :“La guerra contro la Germania verrà condotta da tutte le comunità, conferenze, organismi…da ogni singolo ebreo. Per questo la guerra contro la Germania sarà una rinascita ideologica a sostegno dei nostri interessi, i quali richiedono un annientamento della Germania”. Insomma : mobilitazione non solo ideologica e politica ma anche e sopratutto economica ; e si può ben capire come una dichiarazione di guerra dal punto di vista economico, quale era quella che preparavano gli ebrei europei, non ha niente da invidiare, se così si può dire, ad una dichiarazione di guerra come solitamente noi la intendiamo, vale a dire dal punto di vista militare. Entrambe possono mettere in ginocchio uno Stato, e una conquista militare ha come conseguenza, sempre, anche una sconfitta sul piano dei rapporti inter-commerciali. Pochi i tentativi di cercare di far recedere gli ebrei dai loro propositi : tra le poche va ricordata quella del ministro degli Esteri americano il quale telegrafò al rabbino capo del Congresso Ebraico Americano Stephen Wise ammonendo alla cautela. Nel frattempo ha luogo la manifestazione del 27 marzo della quale abbiamo parlato poc’anzi e non solo al Madison Square Garden, ma anche a Chicago, Boston, Philadelphia, Baltimore, Cleveland e altre diverse località ; il progetto è sempre quello : strangolare economicamente la Germania. La risposta del governo tedesco, che fino ad ora è rimasto a guardare, non si fa attendere e si traduce con il boicottaggio di un giorno dei prodotti ebrei o di negozi gestiti da ebrei. Il 28 marzo 1933 arriva l’ordine di boicottaggio di Hitler. Non quindi una misura di tipo offensivo volta a danneggiare economicamente gli ebrei, ma esattamente il contrario : una Nazione che, vistasi attaccata dal punto di vista finanziario, cerca di rispondere con la stessa misura. Gli attacchi alla Germania e alla sua economia ( di cui una grossa fetta era causata dalle esportazioni che crolleranno ulteriormente del 10%. Edwin Black, The Transfer Agreement – The Untold Story of the Secret Pact between the Third Reich and the Jewish Palesatine ) non accennano a diminuire : ad Amsterdam si costituisce la Federazione Economica Mondiale Ebrea diretta da Samuel Untermyer per meglio coordinare gli attacchi anti-tedeschi. Lo stesso Untermyer, intervistato in seguito, dichiarerà candidamente queste parole che, se pronunciate al giorno d’oggi da un qualunque politico nei confronti di un qualsiasi cittadino israeliano, farebbero gridare allo scandalo : “La Germania si è trasformata da nazione civile in un inferno i bestie crudeli e selvagge. [ … ] Ora o mai più tutte le nazioni del mondo devono far causa comune contro lo sterminio, l’annientamento, le brutali torture, persecuzioni e crudeltà che vengono inflitte quotidianamente a questi uomini, donne, bambini [ … ] Gli Ebrei sono gli aristocratici di questo mondo”. Seguivano dichiarazioni sulle presunte torture indicibili causate dai tedeschi agli Ebrei. Il fatto che simili falsità vengano dette e riportate nel ’33, anno in cui anche la storiografia di regime è concorde nell’affermare che non ci furono ancora a quell’epoca né campi di sterminio né campi di concentramento, la dice lunga sull’arbitrarietà e l’impudenza di dichiarazioni simili. La verità è quindi che la prima azione di guerra, perché di questo si tratta, fu fatta dall’ebraismo internazionale ai danni della Germania. Viene ora da chiedersi quello che presumo molti di voi si saranno chiesti : come mai gli Ebrei europei, non solo tedeschi, volevano un simile stato di cose?
Nei primi mesi del ’33 si assistette ad un incredibile, e direi quasi paradossale, tentativo di accordo tra la Germania hitleriana e il movimento Sionista. Come ormai è generalmente affermato, è proprio in questo periodo che il movimento sionista cerca di muovere i primi passi al fine di favorire lo spostamento degli ebrei europei verso la Palestina, al fine di poter creare un punto di appoggio politico con cui poter creare lo stato di Israele. I capi sionisti pensarono quindi che, creando le condizioni negative alla permanenza degli Ebrei in Europa, si sarebbe potuta attuare quella gigantesca migrazione umana auspicata dagli stessi sionisti per il loro scopo politico. E quale punto di partenza migliore se non quello della Germania Nazista, cercando di indurre in tutti i modi Hitler ad inasprire la sua legislazione antisemita? Lo stesso Hitler lavorò col movimento sionista nel tentativo di liberare quello che - a torto o a ragione – vedeva come un cancro non solo per la Germania, ma anche dell’Europa intera. Si veda anche il libro – pressoché sconosciuto – di Lenni Brennar – Sionismo nell’era dei dittatori, a cui non è stata dedicata la benché minima attenzione. Questo lavoro di collaborazione produsse anche dei risultati proficui : il Trattato di evacuazione di Haavara, stipulato tra Germania e Sionisti per avviare il trasferimento degli Ebrei dall’Europa alla Palestina. Il trattato avviava tra le iniziative più importanti quella di permettere che i capitali degli ebrei potessero affluire solo in Palestina : in questo modo un ebreo che voleva lasciare la Germania non avrebbe avuto altra strada se non quella di emigrare in Palestina. Davvero, se Hitler stesse in questo momento progettando lo sterminio del popolo ebraico, permetterebbe che questo emigrasse completamente per finire sotto l’influenza ebraica?
Le iniziative tedesche però non finiscono qui.
Nel programma del Partito Nazionalsocialista, pubblicato in data antecedente al 1933, figurava il trasferimento degli ebrei tedeschi nell’isola di Madagascar ; già all’epoca non era vista di buon occhio la possibilità di trasferire gli ebrei in Palestina, perché questo avrebbe significato non solo una guerra senza fine, ma anche una lacerazione del mondo arabo. Cosa che, di fatto, è avvenuta dal 1948 in poi. Anche Theodor Herz – uno dei principali ispiratori del sionismo – contemplava questa eventualità nel suo libro “Der Judische Staat” ( “Lo Stato Ebraico”). Nel 1938 fu inviato a Londra il presidente della Reichsbank, Hialmar Schacht, per trattare con i rappresentanti ebraici inglesi ( Reitlinger, La Soluzione Finale, Milano, 1962, pag. 36 ) ; il progetto andò a vuoto perché gli inglesi non approvarono le opzioni di finanziamento. L’anno dopo il ministro degli Esteri francese Gorge Bonnett raccontò a Hitler di aver preso in considerazione un progetto simile, con destinazione Madagascar, per il trasferimento di 10.000 ebrei francesi. In questo stesso anno, per parte tedesca, prevale questo progetto e viene fondato l’Ufficio Centrale di Emigrazione con a capo Heydrich. Questi i risultati degli sforzi che il governo germanico fece per l’evacuazione della popolazione ebraica : 400.000 ebrei tedeschi più altri 410.000 di Austria e Cecoslovacchia. Manvell e Frankl nel loro “SS und Gestapo” affermano addirittura che Eichmann avesse istituito in Austria dei campi di addestramento per poter iniziare gli ebrei ai lavori agricoli. Se Hitler avesse avuto già nel ‘38/’39 l’intenzione di attuare lo sterminio del popolo ebraico, non si capisce perché avrebbe dovuto allora cooperare con i sionisti per l’allontanamento di più di 800.000 ebrei. Questo modo di procedere continuerà anche durante la guerra. La caduta della Francia nel ’40 rese possibile al governo tedesco intraprendere le trattative per il trasferimento nel Madagascar : un memorandum del Segretario di Stato Luther ci informa che questo progetto fu elaborato da Adolf Eichmann e sottoposto allo stesso Hitler, che diede la sua approvazione. Schmidt, l’interprete di Hitler, nel suo libro ( “Hitler’s Interpreter”, Londra, 1951, pag. 178 ) sostiene addirittura che il Fuhrer mise al corrente il Duce del progetto, che comunque in seguito sarà abbandonato. Questo progetto, che i tedeschi cercheranno di sostenere anche nel ’44, quando ormai si profilava all’orizzonte la disfatta delle truppe dell’Asse ( “Die Geschichte von Joel Brand, Colonia 1956 ), ha certamente una sua logica : per sostenere le spese e gli armamenti necessari alla guerra, i tedeschi avevano tutto l’interesse ad avere più manodopera possibile, in modo da poter fronteggiare adeguatamente le commesse militari : privarsi di tutta quella manodopera per la Germania Nazista sarebbe stato controproducente.
Come si è potuto vedere, ce ne è abbastanza. Ce ne è abbastanza perché quello di cui abbiamo trattato adesso è ben diverso da quell’opera di sterminio sistematico che viene attribuita alla Germania Nazista, che sin dall’inizio cercò di collaborare con gli Ebrei, con i Sionisti e come abbiamo visto anche con qualche altro Stato Europeo per l’espulsione degli Ebrei dalla Germania e in generale dall’Europa. E’ paradossale, ma non troppo, che un popolo che ancora oggi si lamenta delle persecuzioni che dovette affrontare a causa di una Nazione, abbia cercato egli stesso di favorire tali persecuzioni per raggiungere i suoi scopi politici, ovvero la fondazione dello Stato di Israele sulle terre di un altro popolo, quello palestinese.

Conclude qui l’accenno storico. E devo subito fare una precisazione : noi non patteggiamo né per l’una né per l’altra parte. Noi cerchiamo solo l’obbiettività e la verità, e ci piacerebbe che nell’ambito della ricerca storica, e più in generale nell’ambito della cultura, a chiunque sia data la possibilità di parlare e di esporre le proprie ragioni. Questo non avviene.
Tirando le somme : che dire? Non bastano certo queste poche righe per manifestare tutto il nostro sdegno e il nostro raccapriccio ; l’intera Storia del Fascismo, del Nazismo e della seconda guerra mondiale andrebbe interamente riscritta. Ma ogni qualvolta qualcuno cerchi di farlo, subito l’apparato repressivo dello Stato – tanto più efficace quanto più invisibile alla maggior parte delle persone, evidentemente troppo prese da Isole di Famosi e cellulari a buon prezzo – subito l’apparato repressivo, dicevo, si mette in moto. E’ senza dubbio curioso come non si perda mai un attimo a cercare di processare – intendo dal punto di vista giudiziario - i vari Faurisson, German Rudolf, Irving, Mattogno e chi più ne ha più ne metta, e non riscontrare la stessa celerità quando si tratta di punire assassini, stupratori, banchieri corrotti e burattinai del mondo politico e dell’alta finanza che muovono invisibili fili di scambi di favori, di connivenze, di corruzioni.
Quello che voglio chiedermi è come mai, quando uno storico osa soltanto rimettere in discussione i dogmi assoluti della Storia della prima metà del Novecento, automaticamente si scateni nei confronti dello storico in questione una vera e propria tempesta non solo mediatica, non solo culturale, ma anche politica e soprattutto giudiziaria. Da questo punto di vista la Storia non è revisionista per definizione : perché non è consentito approcciarsi al Fascismo con la stessa voglia revisionista con la quale si studia il Comunismo, la Rivoluzione Francese, la Storia della Chiesa, l’Impero Romano, Nerone, Caligola, i Greci…e via discorrendo per tutto il sapere storico e culturale che, come abbiamo già detto, sempre propone nuove prospettive e nuovi punti di vista che in precedenza erano invece oscuri o non identificati. Se poi si ritiene che Irving, Faurisson, Nolte o chi dir si voglia siano dei ciarlatani filo-nazisti le cui indagini non hanno il minimo spessore storico e culturale, perché non smontare queste tesi nell’ambito della ricerca storica, come si farebbe per qualunque altra tesi non condivisa? Perché puntare direttamente all’aula del Tribunale? Si ha forse qualche scheletro – nell’armadio dei vincitori e di chi è loro servo – che non si vuole mostrare? Perché tutta questa isteria nei confronti di chi svolge la sua funzione di storico nel vero senso di fare Storia, ovvero cercando ancora nuove soluzioni, nuove prospettive, nuove interpretazioni, cercando di percorrere nuove strade? Uno storico del genere non andrebbe preso ad esempio, non andrebbe lodato, anziché ammanettarlo per un reato di opinione nella democraticissima Europa?
La storia è vecchia, l’abbiamo, ahimè per noi, già sentita tante volte. Costituisce un amaro surrogato chiamato “privazione della libertà di pensiero”, diritto che, a differenza di quanto si sia portati a pensare, in Europa è ben lontano dall’essere garantito. A meno che, ovviamente, il proprio pensiero non coincida con quello dei poteri forti e con quello che essi continuano, da sessant’anni a questa parte, a far passare come una verità certa e inconfutabile.
Siamo stati abituati a vedere, quando le forze politiche hanno ritenuto opportuno farlo, manifestazioni roboanti in cui cagnolini addestrati sbandieravano la loro avversione contro i poteri forti, contro i negatori del libero pensiero e della democrazia ( a loro avviso si intende ) ; non passa giorno in cui, alla tv o nei giornali, non si deprechi l’attività di insabbiamento di informazioni scomode da parte dei poteri forti o di mass-media più o meno conniventi. Ebbene, non ho sentito neanche una sola di queste anime belle pronte a strapparsi le vesti alla prima vista di pericolo anti-democratico parlare a difesa di uno storico ( mi riferisco a David Irving, l’ultimo in ordine di tempo ) che, come tanti altri che sono stati prima di lui e come tanti altri che verranno, si spera, andando controcorrente rispetto alla maggior parte degli storici di regime ( loro si asserviti al potere forte ), da un forte impulso agli studi storici sul Nazismo e sul Fascismo, viziati all’origine da una interpretazione falsa e menzognera che i vincitori hanno voluto imprimere alla Storia. Che è diventata la loro Storia, con la quale guardarsi allo specchio e farsi belli nei documentari di RaiTre. Sarebbe bello anche vedere un documentario sui combattenti della RSI che combatterono contro le truppe partigiane di Tito ; o vedere una strada o una via dedicata a Adolfo Landriani, il maresciallo che non volle urlare “Viva la Jugoslavia” e fu per questo ucciso di colpi. Ma questa è un’altra Storia, ci sarà il tempo e il modo per parlarne.
La Storia la scrivono i vincitori. Questo è stato e sempre sarà. Ma non è detto che i vinti, e chi con coraggio sta dalla parte più scomoda come noi del MFL, debbano ancora subire passivamente.
I libri di storia, l’opinione pubblica, i mass-media in generale, tirannizzano in particolare le giovani generazioni con falsi miti e con una manipolazione continua dei fatti storici molto più potente e capillare di quanto un Goebbels avrebbe mai pensato e potuto fare. Questo si che è un regime, questa si che è una tirannia potente se si può ammanettare uno storico controcorrente nel più assoluto - e vergognoso - silenzio dell’intera opinione pubblica, tranne una qualche sua parte più libera e indipendente.
Non ci vengano a dare lezioni – ne ora ne mai - questi intellettuali borghesi e salottieri, pronti ad intervenire sempre e comunque per difendere il libero pensiero, ma solo di chi la pensa come loro, sulla democrazia e sulla libertà di parola. Da questi signori, ai quali evidentemente manca anche il pur minimo barlume di coerenza che contraddistingue l’uomo dall’animale selvaggio ( a quest’ultimo va il nostro massimo rispetto ), non accettiamo lezioni. C’è un limite a tutto. Un limite che è stato già da tempo oltrepassato.
Ho concluso. Grazie della Vostra attenzione.




Andrea Chessa

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