venerdì 9 novembre 2007

Con gli Italiani

Di seguito la mia risposta
07/11/2007
Caro Federico,
mi avevi detto che partivi il 6 e, purtroppo, non abbiamo fatto in tempo a vederci prima di tale data.
In attesa di incontrarti di persona, e poter stavolta offrire io una buona pinta di birra, volevo esprimerti alcune considerazioni che ho maturato in seguito a tutto il putiferio montato in occasione di quella che viene considerata “l’emergenza rumena”. Ho letto il tuo articolo, pubblicato sul tuo blog, in cui tratti velocemente di questa questione intitolando il tuo intervento molto simbolicamente “Con i Rumeni” e, poiché mi sento, seppur indirettamente, chiamato in causa, volevo esporti per iscritto quanto penso. Ma probabilmente lo avrai già capito: anche il mio titolo rende l’idea, e non vuole togliere niente ai rumeni o ai rom che civilmente vivono nel nostro Paese, nei confronti dei quali sono sempre attento a non generalizzare.
Parto innanzitutto da alcune premesse che ritengo siano utili per sdoganare il discorso dalla contrapposizione Destra-Sinistra che sai non mi appartiene: schieramenti troppo legati tra loro, e senza più alcun appiglio ideologico o culturale, per poter attirare, dall’una o dall’altra parte, il mio voto o la mia simpatia. Questo perché non parlo né per difendere l’attuale maggioranza, né l’attuale opposizione: sono entrambe due facce della stessa patacca ( dire medaglia sarebbe esagerato ).
Come tu ben sai, io sono Fascista. Ma non mi piacciono i generali golpisti; non mi piacciono i buffoni che il 28 ottobre si mettono addosso una camicia nera, piena di patacche trovate in qualche mercatino di provincia, cantando a squarciagola le canzoni del Ventennio, salvo poi tornare a votare per quella coalizione di Destra che attualmente è l’esatto opposto di quello che il Fascismo è stato storicamente, o dovrebbe essere; non mi piacciono i fanatici che, ansiosi di spaccare la testa ad un loro connazionale solo perché “colpevole” di tifare per la squadra avversaria, esibiscono croci celtiche, svastiche o busti del Duce dalle gradinate dello stadio; non mi piacciono i gruppi di picchiatori professionisti che girano per la città con le magliette “WhitePower” ( “PotereBianco” ), nostalgici di teorie di supremazia razziale che oggi non hanno più alcuna ragione di esistere perché abbondantemente smentite dalla Scienza. Gruppi di picchiatori che – permettimi di togliermi questo sassolino – hanno fornito, con la loro spedizione punitiva contro dei pacifici uomini che facevano la spesa in un supermercato di Roma ( sicuramente, nelle loro teste poco astute, per vendicare il massacro barbaro della signora Reggiani ), una bella boccata di ossigeno ad un governo quasi in stato di asfissia. Ancora: non mi piacciono gli stati che si travestono da agnello ma agiscono da lupo per mostrare a tutto il mondo la loro verginità morale, onde poi confiscare le terre ai palestinesi e giocare al tiro al bersaglio con i palestinesi stessi; non mi piacciono quegli stati che, con la scusa di portare la democrazia, invadono un Paese sovrano per depredarlo delle sue risorse e assoggettarlo al loro dominio ( ieri era l’Italia, che bisognava liberare da Mussolini, e oggi è l’Iraq, l’Afghanistan, domani sarà l’Iran, la Siria, la Russia etc… ).
Penso che quanto scritto basti ad evidenziare come sia ben lontano ( e la mia militanza politica nel MFL ben testimonia ciò ) dalla cosiddetta “area neofascista” o di “estrema destra”.
Tuttavia, non posso tacere davanti alle solite argomentazioni trite e ritrite secondo le quali chiunque provi ad invocare un po’ di disciplina, un po’ di sovranità a casa propria, debba sentirsi subissato dalle solite critiche: razzista, estremista, fanatico, fascista, nazista… e perché no, ci stanno sempre bene: antisemita, filoterrorista e ( dulcis in fundi ) negatore dell’Olocausto. ( Per carità, non è questo il tuo/nostro caso. )
Cominciamo dalla fine del tuo intervento: la lista dei crimini commessi dai rumeni nell’ultimo anno che è stata pubblicata da La Repubblica, scelta che tu hai biasimato. I dati di questure, Ministero dell’Interno e simili ci ragguagliano sul fatto che, per quanto riguarda i delitti di strada, nonché omicidi, stupri, rapine in villa, i romeni sono al primo posto come etnia. Lungi da me cercare spiegazioni razziali, biologiche e/o culturali, ma possiamo dire che in Italia l’etnia dei rom è quella che si distingue per la crudeltà e l’efferatezza dei suoi crimini, senza per questo dover essere sommersi dal politicamente scorretto e dall’accusa di razzismo? Io sono ben disposto a comprendere – ma fino ad un certo punto, che ora ti spiegherò – la difficile situazione sociale nella quale può trovarsi l’immigrato: tuttavia questa è stata una giustificazione spesso e volentieri adottata per far si che l’extracomunitario non scontasse tutta la pena inflittali, logica conseguenza del buonismo del politicamente (s)corretto. Se proviamo a leggere bene quella lista noteremo che la maggioranza di quei comportamenti criminali vanno ben oltre la necessità di procurarsi dei soldi, o comunque alleviare la propria precaria condizione: noteremo che spesso e volentieri i crimini – stupri, omicidi, pestaggi – superano, per così dire, la normale violenza che vi è in una rapina, poniamo, per diventare veri e propri accanimenti bestiali di violenza, di rabbia, di gratuita cattiveria e di gratuita provocazione del dolore ai danni di persone indifese come anziani, donne etc. In parole semplici: se io – clandestino rom – devo rapinare una persona anziana che cammina tranquillamente in bicicletta perché ho bisogno di soldi ( mi pare che questa situazione compaia in quella famosa lista, ), mi basta immobilizzarla, magari spaventarla, magari ridurla all’impotenza con qualche schiaffo o calcio, prenderle i soldi, o gli oggetti di valore, e poi darmi alla fuga. Che bisogno ho di accanirmi sulla mia vittima e pestarla fino a ridurla in coma? Questo va oltre la mia urgente necessità di procurarmi i soldi. E, ancora, se nella maggioranza dei crimini in cui gli autori sono rom si registra tale gratuità cattiveria, si potrà parlare di un gruppo – maggioritario o minoritario poco importa – che è socialmente pericoloso? Senza nulla togliere, lo ripeto, ai rumeni o ai rom regolari o agli extracomunitari laboriosi e civili ( e tanti ne conosco, molto più di certi italiani che purtroppo, come tu ben noti le volte che vieni qui, sanno solo pensare a girare sulla loro Mini Cooper con lo stereo a palla e la baldracca sul sedile passeggero ).
Conosco già l’obiezione che subito mi rivolgerebbe un mio ideale interlocutore: “Ma non sono solo i rom che delinquono, e che mostrano il più totale disprezzo per la vita e la persona!” Ci mancherebbe: noi italiani non abbiamo niente da invidiare in questo senso, anzi! Tuttavia la differenza tra l’immigrato e l’italiano c’è, e non è da poco. Mi spiego ancora con degli esempi (. Devi perdonarmi, ma a quest’ora mi risulta un po’ difficile mettere i miei pensieri per iscritto correttamente, e questo modo logico di procedere per situazioni mi aiuta a legare insieme i fili del discorso ).
Esempio 1: il clandestino – magari già conosciuto alle autorità italiane e recidivo – Malil che rapina, violenta e uccide la signora Reggiani;
Esempio 2: la strage di Angelo Spagnoli a Guidonia, ovvero l’ex ufficiale dell’esercito, già conosciuto per i suoi problemi psichici, che è uscito sul balcone di casa sua cominciando a fare il tiro a segno con i passanti sotto casa;
Esempio 3: un italiano qualunque, normalissimo e con una vita regolare come tanti ce ne sono, che violenta una quattordicenne ( Purtroppo non è raro sentire storie di questo genere ).
Che differenza c’è fra questi tre esempi? Semplice: nei primi due lo Stato – intendendo le istituzioni, gli organi e gli uffici competenti – è colpevole in quanto non ha saputo evitare una tragedia che era altamente prevedibile. Nell’esempio 1 lo Stato – con la sua folle politica di accoglienza indiscriminata, la sua incapacità e non volontà di far rispettare le leggi, il suo lassismo – ha permesso che un immigrato irregolare, già conosciuto perché “socialmente pericoloso”, potesse girare tranquillamente a Tor di Quinto a violentare e poi uccidere una donna sola. Nell’esempio 2 lo Stato è colpevole perché ha permesso che un individuo – già conosciuto per i suoi problemi psichici – tenesse in casa un vero e proprio arsenale di armi, bombe a mano, dispositivi antiuomo e via dicendo. Nel terzo caso lo Stato non è colpevole perché, purtroppo, nessuno poteva prevedere alcunché dato che mai si erano avuti segni di cedimento psicologico, irascibilità o altro e l’uomo era incensurato.
In sintesi: non c’è bisogno di essere razzisti per arrivare a capire che una politica di accoglienza indiscriminata porta nel nostro Paese tantissime persone che, consapevoli di farla franca, vengono nel nostro Paese solo per delinquere (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=217554 ) certi della più totale impunità e sicuri che, qualunque cosa accada, ci sarà sempre un Giordano o un Pecoraro pronti a difenderli. Qui lo Stato è colpevole.
Certo: poi si può discutere dell’ipocrisia di un Veltroni, che passa da quella sua irritante retorica viscida e benpensante a diventare uno sceriffo del Bronx; si può discutere dell’ipocrisia della Destra, che va a visitare le baraccopoli con il seguito di giornalisti e guardie del corpo, quando con la Bossi-Fini ha aperto le porte all’immigrazione clandestina per fare un favore ai padroni del nord; si può discutere dell’irresponsabilità di non applicare, come tutti gli altri stati europei hanno fatto, la moratoria di un anno ( mi pare ) sui cittadini rumeni; si può discutere delle politiche di immigrazione ed economiche degli ultimi decenni, atti a procurare e favorire la più completa circolazione di uomini e di merci per sostenere una economia capitalistica ormai decadente… si può discutere di tante cose.
Tu poi scrivi: “Qualcuno è convinto che ci sarebbe davvero più sicurezza se in Italia non ci fossero immigrati: tutte sciocchezze.” Io dico che su 100 crimini denunciati il 36/40% risulta composto da extracomunitari; ciò vuol dire, ragionando per assurdo, che se domani sparissero tutti gli extracomunitari di colpo anziché 100 crimini in un anno se ne conterebbero 60. Diventa una bella tentazione… che comunque, da persona pragmatica e non fanatica, scaccio immediatamente via dalla mia mente.
Penso di averti detto tutto, almeno per ora, e concludo: mi piacerebbe che per una volta – quando si parla di cose che ci interessano tutti quanti da vicino – si pensasse un po’ più agli italiani: a furia di pensare agli extracomunitari li abbiamo persi di vista. Gli italiani.

Con stima e affetto

Andrea Chessa

Nessun commento: